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Titolo originale: Kill Bill: The Whole Bloody Affair , uscita: 27-03-2011. Budget: $55,000,000. Regista: Quentin Tarantino.

Black Hole: Netflix prepara la serie della graphic novel cult di Charles Burns

28/10/2025 news di Stella Delmattino

Il progetto è stato affidato alla regista Jane Schoenbrun

black hole fumetto burns

Netflix si addentra nei territori più oscuri e surreali dell’immaginario adolescenziale. Il colosso dello streaming ha annunciato una nuova serie tratta da Black Hole, la graphic novel di culto di Charles Burns, affidandone la regia e l’adattamento a Jane Schoenbrun, autrice visionaria di Ho visto la TV brillare e We’re All Going to the World’s Fair.

Non è la prima volta che Black Hole tenta di approdare sullo schermo. Pubblicato tra il 1995 e il 2005, il fumetto è da tempo un oggetto di culto nel panorama dell’horror indipendente, tanto da attirare registi come David Fincher, Alexandre Aja e Rick Famuyiwa, che nel 2018 era stato l’ultimo a provarci con un film mai realizzato. Ora, finalmente, Netflix e la Schoenbrun sembrano pronti a rompere la maledizione.

La serie si ambienta nella cittadina apparentemente perfetta di Roosevelt, dove aleggia un’antica leggenda: chi fa sesso troppo presto rischia di contrarre il “bug”, un virus che trasforma il corpo in un mostro uscito dai peggiori incubi. Chris, la protagonista, scoprirà che la leggenda è reale quando, dopo una notte avventata, si ritrova infetta. Costretta a fuggire nei boschi insieme agli altri contagiati, dovrà affrontare un nuovo orrore: un misterioso serial killer che li caccia uno a uno.

Black Hole è un racconto di formazione cupo e disturbante ambientato nella Seattle degli anni ’70, dove un gruppo di adolescenti si confronta con una malattia a trasmissione sessuale che causa mostruose mutazioni fisiche. Il fumetto, disegnato in un intenso bianco e nero, mescola body horror e malinconia adolescenziale, trasformando l’angoscia della crescita in una metafora visiva potente e disturbante.

L’approccio della Schoenbrun, già acclamata per la sua sensibilità verso temi come l’alienazione giovanile, l’identità e l’orrore interiore, sembra ideale per reinterpretare Black Hole. Il suo cinema, sospeso tra il quotidiano e l’incubo digitale, riesce a dare forma al disagio dei ragazzi che vivono tra reale e virtuale, trauma e desiderio.

Opere come Ho visto la TV brillare e il prossimo Teenage Sex and Death at Camp Miasma mostrano una regista capace di trasformare il dolore dell’adolescenza in un’esperienza visiva ipnotica e sensoriale. È facile immaginare che la sua versione di Black Hole spingerà al massimo i confini del body horror psicologico, fondendo lirismo e inquietudine in una riflessione sulla mutazione come atto di sopravvivenza.

Dopo decenni di tentativi falliti, l’arrivo di Jane Schoenbrun su Netflix potrebbe finalmente dare a Black Hole la trasposizione che merita. L’universo di Burns – fatto di carne, desiderio e deformità – trova nella Schoenbrun un’interprete capace di cogliere il lato poetico dell’orrore, trasformando la mostruosità in specchio dell’identità umana.

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