Nel 2017, i due autori della storica serie sceglievano di riportarne i protagonisti sulle scene in un sequel tutt'altro che rassicurante e soddisfacente in senso classico, riflettendo sul significato dello scorrere del tempo
“È il futuro? O è il passato?”. Quando l’Uomo con un braccio solo, Mike (Al Strobel), pone questa domanda all’agente speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan) nella seconda parte di Twin Peaks – Il ritorno, potrebbe benissimo far eco ai pensieri degli spettatori. Dopotutto, Mike lo chiede si trova nella Stanza Rossa, la ‘sala d’attesa interdimensionale’ divenuta il luogo simbolo delle prime due stagioni di I Segreti Twin Peaks e del film prequel del 1992 Twin Peaks: Fuoco cammina con me. E, in effetti, l’agente dell’FBI indossa la medesima combinazione di abito + cravatta ed è seduto sulla stessa sedia della serie originale.
Prima che Cooper possa rispondere, Laura Palmer (Sheryl Lee) entra nella stanza, vestita con lo stesso abito nero che indossava nel finale della seconda stagione. Sebbene Kyle MacLachlan e Sheryl Lee siano chiaramente invecchiati nei due decenni e mezzo trascorsi da quando avevano condiviso la scena per l’ultima volta, si sono calati facilmente nei loro ruoli iconici. I due recitano una sorta di versione “greatest hits” delle loro precedenti interazioni, citando battute iconiche e ricreando momenti notevoli.
Hollywood sforna revival perché hanno un pubblico ‘storicizzato’ e possono essere facilmente riconosciute in base al solo titolo. Ma il pubblico li guarda soprattutto per il ‘fattore nostalgia’. Anche quando assumono un tono diverso, come nel caso della serie Punky Brewster del 2021 con Soleil Moon Frye nel ruolo di una madre divorziata di tre figli, queste serie ci offrono comunque un senso di familiarità, riportandoci a un’epoca in cui eravamo più giovani e le cose erano ‘migliori’.
Ebbene, la nostalgia non è stato ciò che i creatori David Lynch e Mark Frost avevano in mente quando han deciso – un po’ clamorosamente – di ritornare a Twin Peaks cinque anni fa. A differenza di quasi tutti gli altri revival, Il Ritorno ha costantemente spinto in una direzione opposta. A dispetto di quanto suggerirebbe il titolo, infatti, ha rifuggito il comfort della familiarità, chiedendo piuttosto di riconoscere il processo di invecchiamento.
Non si tratta del coniglietto
Certo, Twin Peaks – Il Ritorno si concede momenti di fan service. I coniglietti di cioccolato che Cooper aveva menzionato in un episodio della prima stagione diventano una parte fondamentale dell’indagine che l’agente Hawk (Michael Horse) conduce con gli ormai sposati Andy (Harry Goaz) e Lucy (Kimmy Robertson). Quasi tutti i personaggi della serie originale compaiono in almeno una scena, anche se si tratta di una singola conversazione via Skype.
Ma anche nei suoi richiami al passato e negli sprazzi di fan service, Il Ritorno mette in primo piano l’invecchiamento e il passare del tempo. Prendiamo ad esempio uno dei momenti più apertamente calorosi, quando la tragica storia d’amore tra Big Ed Hurley (Everett McGill) e Norma Jennings (Peggy Lipton) viene finalmente risolta. La coppia era stata una delle cose più avvincenti della serie originale, due individui che non avevano mai messo in atto il proprio amore l’uno per l’altra per rispetto ai rispettivo matrimoni senza sentimenti con altre persone.
Ma i due creatori della show non sono interessati solamente a dare agli appassionati belle sensazioni. La costruzione della scena non permette mai agli spettatori di dimenticare che questi due personaggi sono invecchiati, che hanno trascorso la maggior parte della loro vita separati e che hanno sprecato anni che avrebbero invece potuto dedicare l’uno all’altro.
La macchina da presa si sofferma su Ed per diversi minuti, mentre aspetta la risposta di Norma, dandoci il tempo di studiare le rughe scavate nel suo viso e i capelli grigi che si assottigliano sulla sua testa. Quando la mano invecchiata di Norma entra nell’inquadratura per posarsi sulla sua spalla, ci ricorda che la scena non riguarda affatto la rivisitazione delle passioni del passato. Si tratta di due persone che trascorreranno i loro ultimi anni finalmente insieme.
(Dis)avvolti nella plastica
Quasi tutte le parti di The Return sono state realizzate per far sentire agli spettatori il peso e il dolore degli anni. Questo è ancora più evidente nel trattamento del personaggio principale, Dale Cooper. Nella serie originale, l’agente dell’FBI era un baluardo di bontà, una fonte inesauribile di forza d’animo che combatteva il male primordiale della cittadina mostrando il pollice in su e celebrando ogni dannata tazza di caffè.
Nonostante queste aspettative, il pubblico si è tuttavia sintonizzato ogni settimana soltanto per rimanere deluso. Per quasi 15 ore abbiamo infatti visto Dougie Jones affrontare un caso di frode assicurativa, riallacciare i rapporti con la moglie e il figlio e guadagnarsi la fiducia dei gangster di Las Vegas, senza nemmeno un’eco del Dale Cooper che abbiamo amato.
Quando Cooper si è finalmente risvegliato a metà della sedicesima parte (su diciotto …), è tornato a Twin Peaks solo per restare in disparte mentre altri personaggi – tra cui la povera e inefficace Lucy – risolvevano la minaccia centrale. Ancora peggio, gli episodi 17 e 18 lo vedono sostanzialmente disfare l’intera serie.
Alla fine della Parte 18, infatti, Cooper viaggia indietro nel tempo fino alla notte della morte di Laura Palmer, dove ‘salva’ la ragazza, cancellando così l’incidente che aveva dato origine alla serie. Ciò che segue è una ricreazione della prima scena del primo episodio di I Segreti di Twin Peaks, con una differenza fondamentale. Invece di trovare il corpo di Laura avvolto nella plastica, l’anziano Pete Martell (Jack Nance) continua la sua mattinata senza macabri intoppi. La segheria continua a funzionare, gli imprenditori locali portano avanti i loro piani e gli adolescenti vanno a scuola. Laura non ha più importanza.
Non posso tornare a casa
Il Ritorno fa eco alla domanda di Mike nella famigerata scena finale. Dopo uno scambio confuso con il proprietario di quella che sembra essere la casa d’infanzia di Laura Palmer, Cooper e Laura, tornati in quello che pare essere il presente, si trovavano in uno stato confusionale. “In che anno siamo?” chiede un disperato Cooper, prima che il suono della madre di Laura, Sarah (Grace Zabriskie), riecheggi per la strada e Laura ‘si liberi’ con un altro dei suoi caratteristici urli.
Per coloro che hanno deciso di seguire Twin Peaks – Il Ritorno sperando in dosi di familiarità e di nostalgia, la scena finale della terza stagione non può quindi che rafforzare uno stato di frustrazione. Non dà risposte, né spiegazioni, e preclude la possibilità di ritornare di nuovo da quelle parti. La morte di Laura è stata evitata, ma lei è stata sostanzialmente ‘cancellata’ dalla realtà. Cooper conclude la serie non come un eroe, ma come un fallito, ancora più perso di quanto non fosse nella serie originale.
Senza dubbio, questa conclusione ha fatto infuriare molte persone. Ma, a guardare oltre, quei momenti finali sono stati la chiusura perfetta di una storia magistrale durata 18 ore. Non c’è ritorno, non c’è ritorno a casa, dopo questa storia. Ci può essere solo il presente e il significato che diamo al qui e all’ora.
Avrebbero voluto un’evasione dal presente e un viaggio nel passato, dove anche se i nostri corpi invecchiano, alcune cose rimangono splendidamente invariate. È per questo che molti revival finiscono per riportare in auge i personaggi preferiti dai fan, anche quando inizialmente cercano di fare qualcosa di diverso.
Ma nello stesso modo in cui l’agente Cooper ha peggiorato le cose quando è tornato alla fatidica notte della morte di Laura, Twin Peaks – Il Ritorno insiste sul fatto che non ci può essere conforto nel passato.
David Lynch e Mark Frost hanno inserito digitalmente un Kyle MacLauchlan cinquantenne nei filmati di Fuoco Cammina con Me per ritrarlo mentre salva Laura, cambiando letteralmente il passato invece di rivisitarlo. A livello di trama, Cooper è tornato non alla Twin Peaks com’era veramente, ma alla Twin Peaks come la immaginava lui, ‘reinventandola’ in qualcosa che lui desiderava, ma eliminando la capacità di azione mostrata da Laura in Fuoco Cammina con Me e, in definitiva, annullando la serie stessa.
Con il suo rifiuto della nostalgia e il suo finale frustrante, Twin Peaks – Il Ritorno fornisce una risposta alla domanda di Mike. Precludendo la possibilità del passato e non fornendo risposte interpretative per dare un senso al futuro di Cooper e Laura, David Lynch e Mark Frost ci lasciano con il presente.
In definitiva, Twin Peaks – Il Ritorno suggerisce che soltanto il momento conta, e che noi diamo significato al momento – sì, portando con noi i ricordi del passato e le speranze per il futuro, ma soprattutto con la nostra presenza. Condividiamo la nostra confusione e frustrazione l’uno con l’altro, riconosciamo la perdita e l’invecchiamento che abbiamo sperimentato. Ma lo facciamo nel qui e nell’ora, insieme.
È il futuro? O il è passato? Nessuno dei due. È il presente. A volte il presente può essere spaventoso, come le luci che si spengono nella strada della nostra città, resa irriconoscibile. Ma a volte può essere caldo e invitante, come un bacio a lungo atteso.
Di seguito trovate il teaser trailer che ci riporta a Twin Peaks: