Voto: 5/10 Titolo originale: Monster: The Ed Gein Story , uscita: 03-10-2025. Stagioni: 1.
Monster: La storia di Ed Gein, la recensione degli 8 episodi della serie Netflix
03/10/2025 recensione serie tv Monster: The Ed Gein Story di Gioia Majuna
Charlie Hunnam è al centro di un prodotto che affascina per ambientazione e interpretazioni, ma scivola spesso nel sensazionalismo macabro senza offrire una riflessione profonda

La storia di Ed Gein, raccontata nella nuova stagione di Monster, si presenta come un’occasione potenzialmente straordinaria per indagare non soltanto le atrocità commesse dal “Macellaio di Plainfield”, ma soprattutto la loro eredità culturale.
Gein, pur avendo materialmente ucciso solo due persone, è diventato uno dei criminali più influenti dell’immaginario collettivo, ispirando personaggi come Norman Bates, Leatherface e Buffalo Bill. Il suo nome è diventato una matrice nascosta di gran parte dell’horror moderno: da Psycho di Alfred Hitchcock a Non aprite quella porta di Tobe Hooper, fino a Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, ogni incarnazione cinematografica ha trasformato i suoi delitti in simboli, alimentando il mito più che la realtà.
Tuttavia, la serie Netflix si arena tra eccessi visivi, mancanza di coerenza narrativa e una sovrapposizione di piani storici e culturali che finiscono per indebolirne la portata critica.
Segue qualche SPOILER
La produzione alterna momenti di grande ambizione – come le ricostruzioni del legame tra Gein e il cinema di Alfred Hitchcock, o i richiami alle atrocità dei campi di concentramento – a derive sensazionalistiche che indulgono sul macabro senza offrire un reale commento. La scena in cui Ed immagina di interagire con criminali come Richard Speck o addirittura con figure legate all’Olocausto è emblematica di questa ambiguità: la serie si muove sul confine tra denuncia e spettacolarizzazione, ma spesso scivola verso la seconda.
L’interpretazione di Charlie Hunnam restituisce un Gein fragile e disturbato, un uomo represso da una madre iper-religiosa e ossessionato da fantasie morbose. Laurie Metcalf, nel ruolo di Augusta, è potente ma inspiegabilmente relegata a poche sequenze, togliendo alla narrazione il cuore pulsante della sua dinamica più significativa: il rapporto madre-figlio come matrice del “mostro”. Anche l’invenzione del personaggio di Adeline, giovane donna che introduce Gein a fumetti e immagini legate ai crimini nazisti, appare più come una forzatura narrativa che un elemento realmente necessario.
Il problema centrale è che La storia di Ed Gein non riesce a scegliere la propria prospettiva. Da un lato, vuole denunciare l’ossessione della società per il true crime, mostrando Gein che rompe la quarta parete e si rivolge direttamente al pubblico: “Sei tu che non riesci a distogliere lo sguardo.” Dall’altro, cade nella stessa trappola che vorrebbe criticare, riempiendo 8 episodi di dettagli grafici, mutilazioni e feticismi messi in scena con un gusto per l’eccesso che sembra più compiacimento che riflessione.
Eppure proprio la sua influenza sulla cultura popolare, che ha reso Gein l’archetipo di un’intera galleria di “mostri” cinematografici, meritava uno sguardo più lucido: il rischio è che la serie non distingua tra l’analisi critica di quel processo e la sua perpetuazione spettacolare.
La forza della serie emerge soltanto in pochi episodi più equilibrati, come quello che documenta la scoperta finale dei delitti da parte della polizia. Qui, lo spettatore è invitato a osservare Gein non più attraverso le sue fantasie o la sua voce, ma tramite gli occhi della comunità di Plainfield, sconvolta dalla brutalità rivelata nella sua fattoria. È l’unico momento in cui il racconto diventa realmente disturbante perché radicato nella realtà e non nell’estetizzazione del mostruoso.
La serie si conferma quindi una delle produzioni meno centrate di Ryan Murphy. La capacità di fondere cronaca e riflessione sociale, che aveva reso efficaci lavori precedenti come American Crime Story, lascia spazio a un accumulo disordinato di immagini scioccanti. L’intento dichiarato – indagare se i mostri nascano o vengano creati – viene svilito da una scrittura che preferisce ribadire ossessivamente la parola “mostro” invece di lasciare che siano immagini e dinamiche psicologiche a suggerirlo.
In definitiva, La storia di Ed Gein è uno specchio incrinato: riflette tanto la perversione di un uomo quanto l’ossessione del pubblico contemporaneo per il macabro. Ma, invece di scavare nelle zone d’ombra che generano queste figure, si limita a riprodurle con compiacimento visivo. Così facendo, la serie conferma quanto sia più facile indulgere nel mito del “mostro” che interrogare le ragioni profonde della sua trasformazione in icona culturale. Il risultato è un racconto che poteva essere un’inchiesta sulla costruzione culturale del “mostro”, e che invece si trasforma in una reiterazione spettacolare dei suoi crimini.
Per chi cercasse un approfondimento a qualche punto poco chiaro, agevoliamo la spiegazione del finale della serie direttamente dalla voce di Hunnam, Murphy e Ian Brennan.
Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano di Monster: La storia di Ed Gein, su Netlfix il 3 ottobre:
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