E' la prima volta dal 1966 che si tenta di riportare sullo schermo l'opera di Ray Bradbury
Pochi libri posseggono una reputazione ineccepibile quanto Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Quello che è diventato un classico della contro-cultura ha quasi da subito avuto quel tipo di potere di ‘risvegliare’ le coscienze come solo pochi altri autori hanno saputo fare, come ad esempio J.D. Salinger o George Orwell. La storia, che si svolge in un mondo distopico in cui i vigili del fuoco appiccano incendi per eliminare tutti i libri, potrebbe trasformare in un misantropo o in un attivista convinto un qualsiasi adolescente dopo la prima lettura.
Si tratta di una scelta interessante, considerando che il regista fino ad ora si è concentrato su racconti realistici e attuali riguardanti situazioni difficili. La sua opera di debutto, Man Push Cart, e il successivo Chop Shop, hanno affrontato le esperienze degli immigrati in America, indagando oltre il razzismo e la persecuzione religiosa e focalizzandosi su problemi come il lasciare il proprio paese per andare a caccia di una opportunità. Da allora, il regista ha realizzato altri tre film accolti molto bene dalla critica, tra cui Goodbye Solo, e At Any Price con Dennis Quaid e Zac Efron.
In altre parole, Bahrani non ha mai avuto a che fare con racconti troppo fantasiosi, sia per quanto riguarda la produzione che per i costumi, né tanto meno si è trovato alle prese con il futuro o le dimensioni parallele. Farenheit 451 potrebbe quindi rivelarsi un banco di prova importante per far vedere al pubblico di cosa è capace se costretto a fare i conti con del materiale lontano dalla sua solita sensibilità.