Il ritorno in televisione di uno dei franchise sci-fi più famosi non è stato dei più semplici, tra ritardi, critiche feroci e aspettative altissime. Ma non delude.
Dopo i tre film reboot targati J.J. Abrams, che tante polemiche avevano scatenato nel fandom ma a cui va riconosciuto il merito di aver rivitalizzato un franchise ormai in punto di morte, ecco che Star Trek – ben 12 anni dopo la fine di Enterprise – torna in televisione, il suo habitat naturale, con una nuova serie televisiva, Star Trek: Discovery. Prodotto da CBS, lo show va in onda – negli Stati Uniti – sul canale streaming a pagamento CBS All Access, scelta che da subito ha fatto infuriare i fan americani. Al di fuori degli USA, i diritti se li è invece aggiudicati Netflix.
LA GESTAZIONE
Prima della messa in onda di domenica 24 settembre, infatti, di Discovery si sapevano poche cose. Tra queste, l’ambientazione a livello di timeline, 10 anni prima della serie TV classica; il background “vulcaniano” della protagonista dello show, il comandante Michael Burnham (Sonequa Martin-Green, The walking dead), sorellastra “acquisita” del vulcaniano più famoso del franchise, Spock; il tema generale della guerra contro i Klingon, il fatto che le navi in gioco erano due – la USS Shenzou, comandata dal capitano Philippa Georgiou (Michelle Yeoh, La tigre e il dragone) e la USS Discovery, comandata dal capitano Gabriel Lorca (Jason Isaacs, The OA). E poi poco, pochissimo altro.
PRIMA DEL PILOT
Inizio subito dicendo che io sono un fan di Star Trek, un cosiddetto Trekker, o Trekkie che dir si voglia. Da sempre. Essendo nato negli anni ‘80, però, la mia cultura riguardo Star Trek riguarda essenzialmente le serie da The Next Generation in poi, quindi ammetto di non essere stato felice della scelta di ambientare Discovery a ridosso degli eventi della serie classica. Avrei preferito che si guardasse avanti invece che indietro, ma negli ultimi tempi la tendenza è quella dei prequel (vedi anche Star Wars), quindi me ne sono fatto una ragione. Il problema di fare il prequel di una serie realizzata negli anni ’60, però, è lampante: come rendere la “fantascientificità” di uno show comunque ambientata nel nostro futuro senza che la tecnologia sembri di secoli più avanzata rispetto a una serie fatta quando ancora non esistevano i personal computer? Risposta: non si può. E infatti una delle critiche più feroci già ai tempi del primo trailer era stata questa: Discovery sembra troppo “tecnologica” per essere ambientata 10 anni prima la serie classica. Una critica fondata, inutile negarlo, ma sono piccole concessioni, secondo me, fatte sull’altare dell’appetibilità e della fruibilità del prodotto. E quindi ben vengano, se possono allungarne la vita.
IL PILOT: LE IMPRESSIONI
Il punto di forza è sicuramente rappresentato dalla grande cura dei dettagli che gli autori hanno riservato a ogni aspetto. Gli effetti visivi, gli oggetti di scena, le uniformi (pure se a qualcuno non piacciono, per me sono tra le migliori mai realizzate), le astronavi, le tute spaziali: tutto è curato nei minimi particolari e questo a un fan non può che fare immenso piacere. Per quanto riguarda i personaggi, la protagonista Michael Burnham riprende sì la dicotomia “umano-vulcaniano” (e quindi “logica vs. emozioni”) già vista nel personaggio di Spock, ma la ribalta completamente, fornendo a mio avviso un punto di vista nuovo e il potenziale per un personaggio molto interessante. Sonequa Martin-Green è credibile, anche se non eccezionale, e con delle buone sceneggiature non potrà che migliorare. Anche il tenente Saru – uno dei pochi personaggi del pilot che ritroveremo nei prossimi episodi – rientra nel solco già declinato, quello dei personaggi del tutto alieni che, in un certo modo, devono trovare la loro umanità. Alcuni troveranno il tutto già visto, ma penso che sia uno di quegli aspetti che in una serie di Star Trek non può mancare. Vedremo se il suo interprete Doug Jones (Falling Skies) saprà essere all’altezza dei suoi predecessori Spock, Data, Odo, il dottore olografico e T’Pol.
Di seguito una anticipazione della 1×03: