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Sausage Party: Cibopolis stagione 2, la recensione dei nuovi episodi su Prime Video

Un miglioramento netto, grazie all'unione di satira intelligente, comicità scorretta e riflessioni morali sorprendenti

La seconda stagione di Sausage Party: Cibopolis su Prime Video conferma che la provocazione può evolvere in racconto, e che la volgarità, se governata, diventa linguaggio satirico. Dopo un esordio televisivo altalenante, spesso dispersivo e appesantito da un’allegoria politica grossolana, i nuovi episodi imboccano una strada più coesa: spostano il baricentro dall’ideologia alla conseguenza morale delle scelte, dall’urlo alla riflessione, senza abbandonare l’oscenità creativa che è marchio di fabbrica del progetto nato con il film del 2016. Il risultato è un prodotto più compatto, con una visione di mondo più ampia e, soprattutto, con un conflitto etico più leggibile, che rende l’oscenità mezzo e non fine.

L’incipit lo dichiara con ironia: un numero musicale pieno di doppi sensi immagina Cibopolis fiorente; il risveglio riporta Frank alla sua dittatura in frantumi, alla città rancida e in rivolta, all’ombra del lutto per Brenda. L’esilio di Frank, Barry e Sammy non è solo motore narrativo; è un dispositivo critico che costringe i protagonisti a misurarsi con un altrove, Nuova Cibopolis, dove cibi e umani convivono grazie a una tecnologia che consente di “pilotare” persone come strumenti.

È qui che la serie cambia statuto: dalla parabola politica semplificata della prima stagione a una fantascienza satirica che interroga davvero il potere. Se Cibopolis era l’utopia degenerata dall’interno, Nuova Cibopolis è la perfezione apparente sostenuta da un’energia ambigua: missioni di “rifornimento” che somigliano a incursioni coloniali, un consiglio guidato da una noce con intuito quasi telepatico, un ordine sociale scintillante che si alimenta divorando altrove.

Questa svolta riorganizza tutto. Il ritmo, prima sfilacciato, ora procede per scoperte e contraddizioni; la “struttura del mondo” si amplia con logica e fantasia; le gag non insistono più sull’iperbole fine a sé stessa ma dialogano con la trama. Perfino la gestione dei corpi umani come marionette, evocata come parodia dei robot giganti, diventa metafora limpida: quando il cibo usa l’uomo come arma, chi è il mostro? La serie smette di agitare cartelli e inizia a fare domande.

E quando le domande toccano la dignità, arrivano i personaggi: Frank sfrutta il dolore per controllare Jack e perde progressivamente la propria bussola; Barry trova nel corpo a corpo con il nuovo ordine l’occasione per emanciparsi dall’ombra di Frank; Sammy scopre il cinema e con esso la seduzione narcisistica di chi racconta per possedere, non per comprendere.

L’assenza di Brenda, ferita aperta della stagione precedente, resta uno squarcio tematico: l’equilibrio di genere vacilla e, pur introducendo figure femminili come Dijon e Jill, la serie fatica a colmare il vuoto di una controparte emotiva all’altezza. Il tentativo è sincero ma non pienamente riuscito: l’energia di Brenda, nella sua combinazione di desiderio e pensiero, manca alla dinamica complessiva.

Sul fronte dell’umorismo, la seconda stagione abbandona parte dello shock gratuito. Le orge alimentari esistono ancora ma smettono di essere il centro gravitazionale; alcune strizzate d’occhio all’attualità arrivano stantie, altre colpiscono per precisione. Qui sta la maturazione: il riso non nasce più soltanto dall’eccesso osceno, bensì dall’attrito fra idea e realtà. L’immagine di una comunità che proclama la solidarietà mentre pratica la predazione è più corrosiva di qualsiasi parolaccia. Così l’oscenità, diradata e incanalata, fa spazio a un’ironia più scura e più duratura. Si ride meno fragorosamente, forse, ma si ride meglio, e spesso a denti stretti.

regia, guidata dalla mano esperta che ritorna dietro i microfoni, orchestra corpi, canzoni e inseguimenti con più chiarezza visiva; l’azione non è più un accumulo, ma un percorso.

Il cuore tematico è la moralità del potere. Cibopolis è stata il laboratorio in cui il sogno egualitario si è corrotto in controllo; Nuova Cibopolis è la vetrina in cui la prosperità rivela il prezzo nascosto. In questo doppio movimento, la serie ragiona sul rapporto tra mezzi e fini, sulla banalità della violenza quando si compie in nome del bene comune, sulla facilità con cui i leader si autoassolvono. Quando Frank e Barry scoprono l’ingranaggio nascosto del nuovo mondo, la domanda non è più “chi comanda?”, ma “quale colpa accettiamo per vivere bene?”.

È un interrogativo adulto, capace di dialogare con il presente senza prediche. Il finale di stagione, che innesta una svolta senza tradire ciò che è stato costruito, apre inoltre a scenari ulteriori, depositando un senso di incertezza che è narrazione, non furbizia.

Resta, certo, qualche fragilità. La comicità meta-cinematografica che accompagna l’ascesa autoriale di Sammy indulge talvolta nell’autocompiacimento; alcuni riferimenti culturali suonano datati; l’elaborazione del lutto di Frank, pur intensa, scivola a tratti nel ricatto emotivo. Ma il bilancio pende verso il progresso: la serie impara a selezionare, a variare, a lasciare che le idee respirino. La stessa gestione dello spazio – dal degrado di Cibopolis alla brillante geometria di Nuova Cibopolis – visualizza la distanza tra proclama e prassi, tra paradiso promesso e paradiso gestito.

Insomma, vale la visione? Sì, perché la stagione 2 di Sausage Party: Cibopolis è più divertente quando è più pensosa, più sfrontata quando è più disciplinata. È una satira che usa il cattivo gusto per mettere a nudo i buoni propositi, un racconto pop che interroga il nostro tempo attraverso panini parlanti, senapi sentimentali, noci veggenti e umani ridotti a guanti. Se la prima stagione sembrava un’eco rumorosa del film, la seconda trova una voce propria: meno slogan, più conseguenze; meno urla, più domande. E, soprattutto, un’idea forte: non esiste Cibopolis senza responsabilità. È qui che la serie, finalmente, cresce.

Di seguito trovate il trailer internazionale della seconda stagione di Sausage Party: Cibopolis, su Prime Video dal 13 agosto:

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Published by
Marco Tedesco