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Voto: 5.5/10 Titolo originale: Stranger Things , uscita: 15-07-2016. Stagioni: 5.

Stranger Things 5: la recensione dei 4 episodi del Volume 1 della stagione conclusiva

27/11/2025 recensione serie tv di Marco Tedesco

Un inizio di finale emotivamente esausto, per una serie che si smarrisce nella nostalgia dimenticando il cuore che l’aveva resa magica

stranger things stagione 5 demogorgone

I quattro episodi del Volume 1 dell’ultima stagione di Stranger Things arrivano come un promemoria brutale del tempo passato: non solo nel 1987 in cui è ambientata la storia, ma dal 2016 in cui questa avventura è iniziata davvero. Guardando Stranger Things 5, è impossibile non confrontare ciò che la serie era – un racconto di formazione con mostri e biciclette – con ciò che è diventata: un kolossal ipertrofico, blindato nella propria mitologia, affollato di effetti e nostalgie, ma sempre meno interessato alla crescita dei suoi personaggi.

La trama riparte circa un anno e mezzo dopo gli eventi del finale della quarta stagione: Hawkins è spaccata fisicamente dal tentativo di Vecna di far collassare il Sottosopra sul nostro mondo, ma invece di essere trasformata in un inferno permanente viene sigillata sotto una massiccia quarantena militare. Targhe di metallo coprono le fenditure nel terreno, un’enorme base è stata costruita dentro il Sottosopra e l’esercito controlla ingressi, uscite, rifornimenti, persino la salute dei cittadini. Ufficialmente si parla di terremoto; nella pratica, Hawkins è diventata un limbo sorvegliato.

Dentro questo recinto artificiale, però, la vita va avanti come se nulla fosse. I ragazzi vanno ancora a scuola, i negozi restano aperti, il cinema proietta Attrazione Fatale e La storia fantastica, i genitori litigano come al solito. Il contrasto è volutamente straniante: la serie, che all’inizio sapeva usare la paura collettiva – guerra fredda, panico satanico, paranoia da complotto – per raccontare l’America di provincia, oggi sembra meno interessata alle conseguenze sociali di ciò che mostra. Hawkins è devastata, ma resta un fondale; ciò che conta è la grande caccia finale a Vecna, tutto il resto viene relegato sullo sfondo.

stranger things 5 volume 1 2025Il cuore del racconto di Stranger Things 5 è ancora una volta il gruppo originario, ma qualcosa si è incrinato. Eleven / Undici è nascosta nei boschi, protetta da Hopper e Joyce, si allena in tenuta da ginnastica colorata per affrontare Vecna e recuperare il pieno controllo dei propri poteri. La sua immagine, in tuta sgargiante che corre come un piccolo Rambo mentre l’esercito la cerca con manifesti di “ricercata”, ha un che di grottesco: è insieme eroina messianica e adolescente spaesata, schiacciata tra il ruolo di arma vivente e il desiderio di una vita normale con Mike.

A Hawkins, intanto, Dustin, Mike, Lucas e Will non sono più i bambini che lanciavano dadi a Dungeons & Dragons, ma la serie fa finta che lo siano ancora. Le loro dinamiche emotive sono sorprendentemente immutate: Will continua a trattenere a fatica il segreto del proprio orientamento sessuale, innamorato del migliore amico che non vede; Mike è di nuovo l’anello fragile che cerca di tenere unito il gruppo mentre il mondo crolla; Lucas resta diviso tra responsabilità, rimorso e il legame con Max, ancora in coma.

La bella idea di far crescere Will attraverso il suo legame con il Sottosopra e la consapevolezza di sé trova finalmente qualche momento sincero – soprattutto nel rapporto con Robin, l’unica altra persona apertamente omosessuale che conosce – ma arriva dopo anni di allusioni quasi timorose, come se la serie avesse paura di pronunciare ad alta voce ciò che è evidente fin dalla seconda stagione.

Proprio Robin e Steve, ora impiegati in una radio locale trasformata in avamposto semi-clandestino della resistenza, sono tra le poche ventate di freschezza. Attraverso la loro trasmissione “pirata”, fatta di messaggi in codice, canzoni e sarcasmo contro i militari, la stagione ritrova per qualche istante quella leggerezza intelligente che l’aveva resa speciale. È un aggiornamento simpatico dei fast food e delle videoteche delle stagioni precedenti, ma serve soprattutto a ricordare quanto la serie funzioni quando si concentra su rapporti, sguardi, piccoli gesti, invece che sull’ennesimo piano elaborato per catturare un mostro.

Vecna, naturalmente, è ancora vivo, nascosto nel labirinto del Sottosopra, e i protagonisti hanno organizzato vere e proprie “spedizioni” sistematiche alla sua ricerca. Hopper pattuglia regolarmente quella dimensione, Eleven / Undici finisce per raggiungerlo, il gruppo coordina irruzioni e trappole. La serie, in questo, mantiene una certa coerenza: il Sottosopra è finalmente esplorato su scala più vasta, con mezzi tecnici molto superiori al passato. Le immagini sono spettacolari, l’atmosfera vischiosa e minacciosa, le creature sempre più elaborate. Ma, ancora una volta, la crescita è di superficie: dal momento in cui si è stabilito che Vecna controlla tutto tramite una specie di mente alveare, il Sottosopra ha smesso di evolversi come metafora. Viene mostrato di più, ma non viene compreso meglio.

La sensazione, guardando questa ultima stagione, è quella di una serie rimasta intrappolata nel proprio Sottosopra: un universo parallelo popolato da immagini familiari, citazioni, rimandi, che però non riesce più a generare vera sorpresa. Le strizzate d’occhio ai film degli anni Ottanta – da Ritorno al futuro a Un ponte per Terabithia cinematografico come Il giardino di mezzanotte e soprattutto alla narrativa fantastica di Nelle pieghe del tempo – sono ormai diventate automatismi più che strumenti per raccontare l’adolescenza. E quando gli omaggi involontari evocano blockbuster recenti meno riusciti, la nostalgia si trasforma quasi in déjà-vu fastidioso.

Uno dei nodi più evidenti dell’ultima stagione di Stranger Things è il rapporto tra crescita reale degli attori e immobilità dei personaggi. I volti di Millie Bobby Brown, Finn Wolfhard, Noah Schnapp e degli altri sono quelli di ventenni ormai affermati, alcuni sposati, altri già protagonisti di film e serie di tutt’altro tono. Ma i loro alter ego restano bloccati a sedici anni, emozionalmente quasi fermi al punto in cui li avevamo lasciati.

Non c’è la sensazione di un passaggio dell’adolescenza verso l’età adulta, quel vortice di cambiamenti che dovrebbe travolgere chiunque in pochi mesi, figurarsi dopo anni di traumi, lutti e rivelazioni. È come se la serie, incapace di accompagnarli davvero verso qualcosa di nuovo, preferisse circondarli di nuove “versioni mini” di se stessi: Holly, la sorellina di Mike e Nancy, e un compagno di scuola goffo e deriso che occupano lo spazio del “nuovo gruppo di bambini”, pronti a reagire all’ignoto con gli stessi strumenti – romanzi fantastici, immaginazione, ribellione verso gli adulti – con cui i protagonisti avevano affrontato il loro primo Demogorgone.

stranger things 5 2025Bisogna però riconoscere che, qua e là, la serie ritrova la propria forza emotiva. Alcune sequenze in cui il gruppo si organizza, tende trappole, affronta insieme un Demogorgone in una casa trasformata in trincea, riportano alla mente il piacere dell’avventura condivisa. Alcune svolte legate a Will e al suo legame con il Sottosopra offrono un minimo di chiusura a un arco narrativo che aveva rischiato di rimanere sospeso. E le dinamiche tra Joyce e Hopper – ormai coppia a tutti gli effetti, ma sempre un po’ impacciata – conservano un calore genuino che resiste anche alle derive più action.

Il problema, semmai, è che questi momenti appaiono come frammenti sparsi dentro una macchina che continua a crescere in scala senza approfondire davvero i propri temi. L’ultima stagione di Stranger Things, pur snellita rispetto alla precedente sul piano della durata degli episodi, continua a funzionare per missioni parallele, sotto-trame che si accendono e si spengono, sviluppi tenuti in sospeso in attesa dei “grandi colpi di scena” del finale. Mentre gli effetti speciali diventano sempre più vistosi, la capacità di raccontare il passaggio dall’infanzia all’età adulta – che era il vero cuore della serie – si assottiglia.

Forse è giusto così. Forse era inevitabile che una storia nata per durare una manciata di stagioni si ritrovasse, dopo quasi dieci anni, a inseguire se stessa. Stranger Things 5, nel suo complesso, dà la sensazione di un’opera arrivata al capolinea: ancora capace di intrattenere, di emozionare a tratti, ma ormai prigioniera della propria mitologia e della propria immagine. Il finale di Stranger Things, più che chiudere un grande affresco sull’amicizia e sulla paura, sembra chiamato a liberare i suoi protagonisti – e il pubblico – da un Sottosopra di nostalgia che ha smesso da tempo di essere davvero vivo.

È tempo di lasciarli crescere e andare altrove, anche se quel “altrove” non avrà tre cascate e cieli rosa, ma semplicemente altre storie, più piccole, più vere, in cui la magia non sia solo un ricordo.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano del Vol. 1 della quinta stagione di Stranger Things, disponibile dal 27 novembre: