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Voto: 6.5/10 Titolo originale: 47 Meters Down , uscita: 25-05-2017. Budget: $5,500,000. Regista: Johannes Roberts.

47 Metri: la recensione del film Johannes Roberts con gli squali e Mandy Moore

01/05/2017 recensione film di Alessandro Gamma

Mandy Moore e Claire Holt sono le protagoniste di uno shark movie che sorvola deciso sulla verosimiglianza della storia per scatenare ancestrali paure

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Se fino a qualche mese fa era trascorso un lasso di tempo importante dall’ultimo film di squali a basso budget degno di nota (tralasciamo volutamente la saga di Sharknado, nonostante qualche pregio …), in brevissimo tempo ne sono arrivati addirittura un paio. Sia 47 metri (noto anche come In the Deep e 47 Meters Down) che Paradise Beach: Dentro L’incubo (The Shallows, in un primo momento intitolato anche lui In The Deep) condividono infatti i buoni valori della produzione e qui, il regista Johannes Roberts  (The Other Side of The Door) costruisce uno shark movie giustamente claustrofobico ambientato per l’80% sul fondo dell’Oceano.

47 metri posterDue sorelle, una appena mollata dal fidanzato, Lisa (Mandy Moore), l’altra più mondana e giramondo, Kate (Claire Holt), si sentono irrequiete circondate dalla sicurezza della piscina e della loro stanza di un tipico resort nel Golfo del Messico. Casualmente il regista, come nella pellicola di Jaume Collet-Serra, rompe in qualche modo la quarta parete, ‘sparando’ a tutto schermo i messaggi Whatsapp dell’ex di Lisa, dai quali intuiamo quanto sia stato poco carino nei modi.

Kate si infuria, convincendo la sorella a uscire a divertirsi per dimenticarlo e incontrando così due ragazzi del posto, con i quali in seguito passano la serata, cenano e si scambiano le effusioni del caso. Il giorno dopo, come promessisi ore prima sotto l’effetto dell’alcol, i quattro si ritrovano per un un’eccitante immersione a largo dentro una gabbia d’acciaio calata nelle acque infestate dagli squali da una barca piuttosto scalcinata, la Sea Esta.

Il capitano di questa spedizione non ufficiale da 100 dollari a testa è Matthew Modine (Full Metal Jacket) il cui cameo esteso è per lo più costituito da una voce dal walkie talkie attraverso il quale dispensa alle inesperte subacquee consigli su cosa fare e cosa no.

Pur essendo un personaggio differente da quelli visti in Lo Squalo o The Reef, lo sceneggiatore Ernest Riera – in combo con Roberts stesso – sacrifica il suo sviluppo per far nuotare velocemente i grandi bianchi sullo schermo, spingendo sull’immedesimazione dello spettatore nella timida brunetta Lisa e nella bionda e spensierata Kate, che nell’arco di 24 ore devono passare da turiste americane medie in cerca di emozioni a final girl che devono provare a a sopravvivere.

Quando l’apparentemente esperto Javier (Chris J. Johnson) inizia a gettare esche sanguinolente in mare, presto uno squalo di oltre 7 metri – degno di un documentario del National Geographic … – si avvicina ovviamente lesto. Dopo che i due impavidi giovani entrano per primi nella gabbia e vengono calati a qualche metro di profondità con i predatori che cominciano ad accumularsi nei paraggi, le sorelle nervose ma eccitate provano l’attrezzatura, controllando i livelli di ossigeno e la radio.

Naturalmente, non appena arriva il loro turno di calarsi in acqua tutto va storto, con il verricello arrugginito che le regge che si rompe, facendole sprofondare a 47 metri sul fondo. Quello che segue è un’ora di test di sopravvivenza, con le due inizialmente intrappolate nella struttura d’acciaio, poi mentre esauriscono l’aria tentando di spostare l’argano e infine mentre nuotano nelle acque infestate in cerca di aria extra visto il prorogarsi della situazione critica.

47 metri mandy moore filmGli attacchi improvvisi dalla quasi totale oscurità della location garantiscono spaventi piuttosto genuini, aiutati opportunamente dal sound design e dalle musiche dei Tomandandy.

Rimanendo sugli aspetti prettamente tecnici, la fotografia firmata dall’esperto di riprese sottomarine Mark Silk brilla, non tanto in superficie quanto sotto. Non sono solo i confini della gabbia ad aggiungere brividi, ma il vasto spazio aperto dell’Oceano, il silenzio quasi totale dell’essere sommersi e il vuoto oltre il ciglio della barriera corallina.

In tale senso, va menzionata una sequenza dove la radiolina che trasmette voci distorte spinge Lisa a cercar di tornare in contatto con la barca lasciandosi scivolare vulnerabile nell’infinito dell’acqua salata intorno al suo rifugio metallico. Oppure in seguito, Kate è costretta a nuotare fino a fermarsi in cima a una roccia sporgente. Le ombre dei giganteschi carnivori ‘invisibili’ incombono su ogni mossa che le ragazze effettuano con la minaccia di un potenziale attacco imminente. Ogni volta che le due abbandonano la sicurezza della gabbia corre un freddo brivido lungo la schiena.

Chiunque abbia paura dell’acqua proverà senza dubbio con 47 Metri le stesse sensazioni di un’escursione in una di quelle barche con il fondo trasparente, mentre coloro che amano i film con gli squali non dovrebbero rimanere delusi dai giganti e dai loro attacchi feroci. Mulinelli di sangue, tagli profondi e morsi affilati non mancano.

Johannes Roberts mantiene inoltre la tensione sempre alta mentre le protagoniste provano a trovare l’ossigeno necessario per sopravvivere un altro po’ e ritornare in superficie, con la situazione che precipita quando un subacqueo viene ucciso (un altro punto di contatto con Paradise Beach in qualche modo …) e il secondo tentativo di salvarle va male. Ad acuire l’angoscia, in più di un momento emerge poi prepotente lo spaventoso dubbio che Modine le abbia abbandonate al loro destino per qualche oscura ragione.

47 metri mandy moore filmUn piccolo classico allora, inspiegabilmente destinato fino a qualche tempo fa al dimenticatoio, o all’uscita straight-to-video? Forse, a patto che si sorvoli decisamente su alcuni aspetti, probabilmente non secondari. Nello specifico, ma in questo caso si entra nel campo della soggettività, il primo è che verso la fine c’è un colpo di scena di quelli eccessivamente furbetti – o meglio disonesti -, di quelli che fanno intendere una cosa e invece …

L’altro – o gli altri – sono invece un po’ più oggettivi e riguardano essenzialmente la verosimiglianza della vicenda raccontata, ovvero, per non farla troppo lunga, il consumo di ossigeno in quello stato di agitazione continuo, i problemi di decompressione in seguito ai cambiamenti repentini e continui di profondità, la compensazione delle orecchie, l’agilità nello sfuggire a un attacco senza le pinne o semplicemente la temperatura delle correnti, tutti elementi che non paiono influire minimamente sui comportamenti delle due ragazze, ma che chiunque abbia fatto almeno una volta nella vita scuba diving non potrà non trovare almeno insoliti.

In ogni caso, si tratta pur sempre di finzione e nel complesso 47 metri rappresenta un’entrata apprezzabile nel sottogenere dei carcharodon carcharias killer.

Di seguito il trailer ufficiale internazionale di 47 Metri, nei cinema dal 25 maggio: