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Voto: 4/10 Titolo originale: Alarum , uscita: 16-01-2025. Budget: $20,000,000. Regista: Michael Polish.

Alarum: la recensione dello spy thriller con Stallone e S. Eastwood

21/09/2025 recensione film di William Maga

Michael Polish dirige un prodottino da straight-to-streaming che promette molto ma manca di coerenza e tensione

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Alarum è un thriller di spionaggio che promette molto e mantiene poco. Sulla carta ha tutto: un’idea dal potenziale pop (due agenti rivali che si innamorano e fuggono insieme), un cast da cinema d’azione guidato da Scott Eastwood, Willa Fitzgerald, Sylvester Stallone e Mike Colter, la regia di Michael Polish, un’ambientazione innevata che dovrebbe trasformare i boschi in una trappola tattica. Ma la promessa si arena subito sul terreno che nel genere è decisivo: chiarezza del racconto, coerenza dei personaggi, messa in scena delle sequenze d’azione.

La trama di Alarum si accende quando un’unità di memoria con dati riservati precipita vicino al rifugio dove Joe (Eastwood) e Laura (Fitzgerald), ex spie e oggi sposi in clandestinità, si godono una pausa di vita normale. Nel giro di poche ore, gruppi armati e agenzie concorrenti arrivano a reclamare il “tesoro”, convinte che la coppia sia collegata a una rete clandestina chiamata Alarum.

L’innesco è semplice e funzionale, ma tutto ciò che dovrebbe dargli spessore – obiettivi delle fazioni, gerarchie, alleanze, tradimenti – resta abbozzato. Gli schieramenti cambiano a vista, gli ordini sembrano nascere e morire nella stessa scena, le motivazioni si confondono fino a svuotare di senso i colpi di scena. Invece di quella tensione a incastro che il genere sa creare quando ogni dettaglio pesa, qui domina l’impressione di seguire una scacchiera in cui i pezzi si muovono per capriccio.

Il cuore emotivo, la relazione tra Joe e Laura, è un’altra grande occasione sprecata. L’idea dei “nemici-amanti” può generare conflitti forti e scelte dolorose, ma il film separa presto i due protagonisti e li lascia marciare su binari paralleli. Così la chimica, pur percepibile nei rari momenti condivisi, non ha tempo né spazio per mettere radici, e l’asse romantico non diventa mai la leva morale della storia. Al contrario, il racconto si affida sempre più alla corsa degli inseguitori: da un lato l’enigmatico Chester (Stallone), sicario anziano con un passato legato a Joe; dall’altro Orlin (Colter), mercenario glaciale al soldo dell’ennesimo committente opaco. Sono figure che potrebbero dare ambiguità e peso; rimangono invece etichette: il “professionista” che avanza, il “predatore” che incombe.

alarum eastwood filmAnche le interpretazioni risentono di questa povertà di scrittura. Eastwood ha presenza fisica e misura nei movimenti, ma Joe è un protagonista senza zone d’ombra, definito più dall’azione che da un vero profilo morale. La Fitzgerald, reduce da prove notevoli (Strange Darling), viene sfruttata soprattutto sul piano atletico, quando la sua Laura avrebbe meritato un arco psicologico all’altezza. Stallone, chiamato a incarnare la minaccia carismatica, spesso sembra limitarsi a “esserci”: bastano una pistola e un sopracciglio aggrottato per occupare lo schermo, ma non per dargli senso. Colter porta corpo e magnetismo, però il personaggio oscilla tra ferocia e ironia senza un disegno preciso. È il sintomo più evidente di un film che possiede buoni attori e non sa che farne.

La messa in scena conferma questi limiti. Le sequenze d’azione alternano idee che potrebbero essere memorabili a esecuzioni piatte. Alcuni momenti funzionano – una fucilata che stende un avversario come un colpo di martello, un’improvvisata difesa che sfrutta l’ambiente nevoso con brutalità inventiva – ma arrivano isolati, slegati da una costruzione della suspense. Il più delle volte gli scontri avvengono in spazi anonimi, la geografia non è leggibile, i movimenti non raccontano “chi sta vincendo e perché”. Gli effetti digitali, quando intervengono, tradiscono spesso l’artificio e fanno perdere credibilità proprio là dove servirebbe aumentarla. Il risultato è un ritmo a sobbalzi: concitazione, stallo, ripartenza, senza una vera progressione.

C’è poi un problema strutturale che attraversa tutto Alarum: l’universo raccontato non sembra mai “pensato fino in fondo”. La rete omonima che dà il titolo, presentata come un’ombra che vuole scardinare l’apparato d’intelligence globale, resta quasi un’idea più che un’entità narrativa; le agenzie governative appaiono e scompaiono come comparse con distintivo; i luoghi non diventano mai personaggi. Si ha spesso l’impressione di osservare tasselli presi da opere migliori e incollati insieme senza la pazienza di farli combaciare. È un peccato, perché proprio la riduzione di mezzi può, talvolta, spingere a decisioni registiche più ingegnose; qui invece si tenta di colmare le lacune con volume e pallottole.

Eppure, tra le pieghe, qualcosa che brilla c’è. Alcune invenzioni visive, qualche scelta di montaggio secca, piccoli gesti dei protagonisti che svelano in un lampo la loro stanchezza, il loro bisogno di smettere di fuggire. Sono segnali di quello che Alarum avrebbe potuto diventare: un film serrato e consapevole dei propri confini, capace di far parlare il paesaggio e di usare l’azione come linguaggio dei sentimenti. Ma servivano una sceneggiatura più rigorosa, una regia con una linea estetica riconoscibile, un lavoro sui personaggi che andasse oltre il compitino.

Per chi ama il cinema di spionaggio, il verdetto è chiaro. Alarum possiede un’idea forte, un cast riconoscibile e qualche lampo di buona tensione, ma manca l’ossatura che trasforma gli inseguimenti in racconto e i colpi di scena in necessità. È un film che corre molto e va poco lontano: intrattiene a tratti, frustra spesso, lascia soprattutto il rammarico per un potenziale sprecato. Se cercate una visione ad alta adrenalina con personalità e identità, qui troverete più rumore che musica; se vi accontentate di un passaggio invernale tra boschi, raffiche e identità segrete, qualche scossa la darà. Ma dallo spy thriller ci aspettiamo di più: precisione, tensione che cresce come una molla, personaggi che restano addosso. Alarum, purtroppo, si ferma prima.

Il trailer di Alarum, su Prime Video dal 19 settembre: