Voto: 7.5/10 Titolo originale: ALL YOU NEED IS KILL , uscita: 09-01-2026. Regista: Kenichiro Akimoto.
All You Need is Kill (2025): la recensione del film animato di Kenichiro Akimoto
20/10/2025 recensione film ALL YOU NEED IS KILL di William Maga
Il regista giapponese rinnova il mito del loop temporale tra fantascienza, emozione e rinascita femminile

All You Need Is Kill di Kenichirō Akimoto arriva come un cerchio che si chiude e, insieme, come un nuovo inizio per una storia che ha già vissuto molte vite. Tutto comincia con la light novel di Hiroshi Sakurazaka, pubblicata nel 2004, un’opera che fondeva guerra, fantascienza e filosofia nel racconto di un soldato intrappolato in un loop temporale.
Dieci anni dopo, la vicenda era diventata un manga firmato da Ryōsuke Takeuchi e Takeshi Obata, con un taglio più visivo e un ritmo serrato, e soprattutto aveva ispirato Edge of Tomorrow (2014), il film di Doug Liman con Tom Cruise ed Emily Blunt, che trasformò il concetto in spettacolo hollywoodiano. Ora, con questa versione animata prodotta da Warner Bros. Japan e Studio 4°C, la storia rinasce di nuovo, con un punto di vista diverso e un’anima nuova.
Akimoto non si limita a riprendere il materiale esistente: lo capovolge. Non ci sono più soldati in esoscheletro al fronte, ma volontari civili che lavorano alla bonifica di un gigantesco essere vegetale caduto dal cielo, il Darol. Tra loro c’è Rita, una ragazza troppo giovane per bere, fragile ma ostinata, che muore e si risveglia, muore e si risveglia, prigioniera di un ciclo senza fine. Accanto a lei, Keiji, un ingegnere che vive lo stesso incubo. Insieme, cercano di capire perché il tempo si sia spezzato, e se esista un modo per spezzare anche il destino. A differenza del film americano, dove il loop serviva a forgiare un eroe, qui diventa uno strumento per raccontare la paura, la rabbia e la crescita di una ragazza costretta a rinascere finché non trova la propria voce.
Lo scenario è familiare e nuovo al tempo stesso. Il Darol non è un esercito alieno come in Edge of Tomorrow, ma una pianta senziente che prolifera sottoterra e si espande con fiori carnivori e radici mobili. La minaccia è meno militare e più metafisica: una natura che reagisce, un organismo che assimila. Così, mentre Edge of Tomorrow parlava della guerra come algoritmo, All You Need Is Kill in versione animata parla della ripetizione come trauma, della routine che uccide e del desiderio di rompere un ciclo fatto di paura e isolamento. La scelta di rendere Rita una semplice lavoratrice e non una soldatessa cambia tutto: la sua battaglia non è più contro un nemico esterno, ma contro la propria impotenza e il silenzio degli altri.
Lo stile di Studio 4°C, da sempre capace di muoversi tra psichedelia e precisione, trasforma il film in un’esperienza visiva magnetica. Il colore diventa linguaggio emotivo: i toni freddi e pallidi degli umani contrastano con le tinte violente e iridescenti delle creature aliene, creando un dialogo costante tra morte e vitalità. La regia di Akimoto mescola animazione tradizionale e 3D con una fluidità quasi liquida, mentre le prospettive distorte ricordano l’estetica di Neon Genesis Evangelion: figure minuscole in spazi enormi, umanità schiacciata dal cosmo. Anche la musica, costruita su onde elettroniche e silenzi improvvisi, amplifica la sensazione di trovarsi in un loop sensoriale, dove ogni morte è un eco e ogni risveglio un trauma.
Il confronto con le versioni precedenti chiarisce la direzione di questa nuova lettura. La light novel di Sakurazaka usava il paradosso temporale per parlare del sacrificio militare e della ripetizione come disciplina. Il manga ne accentuava la spettacolarità visiva, rendendo il corpo macchina e il tempo un campo di addestramento. Il film di Liman, invece, spostava il racconto sul terreno dell’intrattenimento, combinando ironia e adrenalina in un ciclo hollywoodiano di eroismo e rinascita.
Akimoto riporta tutto verso un tono più intimo: l’azione lascia spazio all’identità, il ritmo incalzante diventa riflessione, e la ripetizione assume il senso di una cura lenta, quasi psicologica. Dove Cruise imparava a combattere, Rita impara a sentire. Dove il blockbuster cercava la vittoria, l’anime cerca la liberazione.
Il film non rinuncia all’azione, anzi: le sequenze di combattimento tra umani e “fiori assassini” sono coreografate con precisione quasi musicale, piene di invenzioni visive e momenti di pura tensione. Ma ogni battaglia serve a qualcosa di più profondo: mostrare la crescita della protagonista, la trasformazione del terrore in determinazione. Il tempo non è un nemico, ma un campo di addestramento dell’anima. Anche Keiji, meno eroico rispetto alle versioni precedenti, diventa una presenza gentile, un alleato che riflette le paure di Rita e le offre uno specchio di umanità.
Sul piano simbolico, All You Need Is Kill si spinge oltre la fantascienza. La ripetizione è letta come un meccanismo sociale: la routine che annienta, la burocrazia che immobilizza, l’incapacità di ascolto che trasforma ogni errore in condanna. Ma anche come possibilità di riscrivere il gesto: ogni morte permette un apprendimento, ogni ritorno è un tentativo di fare meglio. In questa dimensione allegorica, il film diventa una parabola sull’adolescenza e sul superamento del trauma. Rita non deve solo sopravvivere, ma scegliere chi vuole essere.
Nel confronto con Edge of Tomorrow, l’anime rifiuta la logica del comando e dell’addestramento: qui il ciclo non forgia un soldato perfetto, ma libera una coscienza. E rispetto al manga o alla novel, l’animazione di Akimoto scava più a fondo nel sentimento e nel simbolo, portando la storia fuori dal mecha e dentro la mente. È la dimostrazione che la stessa struttura – morire, rinascere, riprovare – può cambiare significato a seconda di chi la vive e di chi la racconta.
All You Need Is Kill versione 2025 è dunque un ritorno e una rinascita, fedele allo spirito del romanzo ma capace di reinventarne il linguaggio. Akimoto, con l’aiuto di Yuichirō Kido alla sceneggiatura e Studio 4°C alla grafica, trasforma una storia di guerra in una fiaba esistenziale di resistenza e identità. È un film che parla di crescita, di ripetizione e di libertà — un anello che si chiude solo quando si impara a cambiare.
In attesa di capire quando arriverà anche in Italia, di seguito trovate il teaser trailer internazionale di All You Need is Kill:
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