Anne Curtis è la protagonista del film diretto da Yam Laranas, che ricorre a una classica storia di fantasmi per parlare della corruzione vigente nel paese
Sospeso tra horror e dramma, Aurora dimostra ancora una volta l’attenzione di Netflix verso le cinematografie prima quasi inesplorate dagli spettatori italici, se non per qualche appassionato e qualche titolo emerso nel circuito dei festival, dandoci così la possibilità di ampliare i nostri orizzonti. Dopo il notevole action BuyBust di Erik Matti (la nostra recensione), è infatti ora approdato sulla piattaforma streaming il film del terrore diretto da Yam Laranas (e da lui scritto insieme a Gin de Mesa), che ci mostra un affascinante altro lato della produzione filippina contemporanea, seppure non privo di imperfezioni in alcuni passaggi.
Tutti i locali sono però sconvolti e molti decidono di abbandonare il luogo, ma non Leana. Decisa ad aiutare altresì le famiglie di alcuni dispersi (e in cambio di un lauto pagamento), resta e tiene il sui alberghetto sulla spiaggia aperto in caso i cadaveri arrivino a riva, per poterlo riconsegnare ai loro cari. Non solo. La ragazza organizza con un pescatore del luogo delle spedizioni per esplorare da vicino la zona immediatamente intorno alla carcassa metallica arenata sugli scogli, da cui le maree trascinano fuori diverse casse. Qualcosa di decisamente più sinistro è però trascinato sulla spiaggia dalle mareggiate: delle entità spettrali che la piccola Rita è misteriosamente in grado di vedere, si iniziano a insinuare nella casa in cui lei e Leana vivono, scatenando una inevitabile serie di terrificanti fenomeni.
Anzitutto, abbiamo l’elemento orrorifico. La graduale comparsa di fantasmi è sviluppata in Aurora in maniera piuttosto convenzionale, seguendo i cliché tipici del sottogenere della ‘casa stregata’, quali rumori inquietanti, scale che scricchiolano al piano superiore, vetri che si rompono e torve silhouette alla finestra. Eppure, nell’insieme tutti questi elementi funzionano discretamente e creano per due terzi dello svolgimento una buona suspense. Ad acuire la sensazione di angoscia è senza dubbio la costruzione di un’atmosfera plumbea, che vagamente ricorda quella dei j-horror dei primi anni 2000. Concorre sicuramente al risultato l’ottima fotografia (sempre ad opera di Yam Laranas) che vira verso i toni del grigio, dell’antracite e del blu scuro, in particolare modo negli interni e nei notturni, trasmettendo un’idea di cupezza e di sinistro. Inoltre, gli spettri di naufraghi dalle vesti lacere e dalla pelle cadaverica e macilenta risultano piuttosto terrificanti alla semplice vista.
Non solo, anche nelle cause del disastro stesso si mischia l’umano e il paranormale, ma quest’ultimo è decisamente abbozzato e poco coerente con il resto. Esiste da un lato, come la trama lascia presagire sin da principio, una critica sociale nemmeno troppo latente. Abbiamo un incidente marittimo causato dalla mala gestione e dal mancato rispetto delle regole di sicurezza che, come si intuisce sin dalle prime sequenze, le forze dell’ordine locali cercano di insabbiare con omertoso atteggiamento. Una percezione di diffusa disonestà si fa strada nei dialoghi, che sempre più chiaramente sottolineano il problema. Come in BuyBust (lì era relativo allo spaccio di droga però), anche qui la corruzione emerge conferendo ad Aurora una auspicabile nota di cronaca nera concreta sul presente delle Filippine.
Poi però, c’è anche una sovrumana forza che viene rintracciata come causa ultima, una figura misteriosa è introdotta con una singolare, strappalacrime e farraginosa digressione e buttata nella mischia. Balena qua e là questo spettro mostruoso, per conferire – forse – maggiore suggestione negli spettatori, ma finisce invece per risultare solo un elemento grottesco e disturbante (e non nel senso orrorifico del termine).
Comunque sia, tra alti e bassi, Aurora ha il pregio di mostrarci un’inedita prospettiva sull’horror ibridata con un messaggio di satira sociale e dramma, che fanno da cornice a un impianto tecnico e recitativo – soprattutto della protagonista Anne Curtis – di indubbio livello.
Di seguito trovate il trailer ufficiale (sottotitolato in inglese):