Il franchise degli Immortali presenta più di un aspetto rivedibile o poco elaborato, su tutti l'assurda regola del "ne rimarrà soltanto uno". Un reboot potrebbe sistemare le cose.
Il reboot di Highlander è un’ipotesi sempre più concreta, tanto che solo pochi mesi fa, a confermarlo è stato il regista Chad Stahelski, il quale ha rivelato che stanno lavorando alla ‘forma migliore’ per riavviare la saga degli Immortali, attraverso una nuova trilogia per il grande schermo oppure una serie televisiva. In particolar modo, una delle problematiche centrali da affrontare è il modo in cui verrà trattato un concetto fondamentale, ma ai tempi lasciato piuttosto nebuloso: la reminiscenza.
Ne parlava già Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez (Sean Connery) in Highlander – L’ultimo Immortale (Highlander) di Russell Mulcahy, in cui Christopher Lambert vestiva i panni dello scozzese Connor MacLeod. Al centro del film del 1986 c’è un’antica profezia che afferma che gli Immortali rimasti “proveranno un’attrazione irresistibile per una terra lontana”, il luogo dell’Adunanza (New York), dove combatteranno tra loro per ottenere una “ricompensa”. Lo scontro sarà all’ultimo sangue e, secondo quanto predetto, “ne rimarrà soltanto uno”.
Grazie a tale ‘potere’, l’Immortale sopravvissuto può divenire così il ‘salvatore del mondo’ o il suo distruttore. Proprio per questo, Connor MacLeod deve evitare in ogni modo che a vincere sia il Kurgan (Clancy Brown), il cavaliere nero che sprofonderà la Terra nelle tenebre. Riuscito nell’impresa, l’eroe acquisisce quindi il potere di leggere nelle menti dei potenti e consigliarli al meglio, perché costruiscano un luminoso futuro per l’umanità. Per quale motivo, però, non può essere un gruppo di Immortali a ricoprire il medesimo compito insieme? Se invece di un unico illuminato millenario a proteggere la razza umana, esistesse infatti una sorta di ‘Consiglio di millenari’, non sarebbe lo stesso – o addirittura meglio? Perché ammazzarsi quando si può collaborare, ciascuno con il proprio sapere?
Prendiamo ad esempio Connor MacLeod e il suo compagno di clan Duncan MacLeod (interpretato da Adrian Paul sia nella serie TV spin-off che nel quarto capitolo del 2000 Highlander: Endgame). Se invece che trovarsi a fronteggiare il potente Jacob Kell (Bruce Payne), fossero loro due gli ultimi Immortali sulla Terra, l’allievo avrebbe comunque decapitato il maestro, assorbendo così il suo enorme sapere? I due protagonisti del quarto film della saga sembrerebbero all’apparenza più interessati a mantenere la pace, che non a battersi l’un l’altro.
Il cuore del discorso ha quindi un problema principale: lo scontro tra gli Immortali è determinato più che altro dalla smania di ottenere il potere e controllare il mondo. Tale motivazione è valida per coloro che sposano il ‘lato oscuro’ e che sono motivati da egoistica finalità. Al contrario, non funziona affatto per chi vuole proteggere l’umanità e si batte solo per fini altruistici, soffrendo moltissimo per un’esistenza di solitudine. Perché dovrebbe questa seconda fazione uccidere i propri amici, maestri o lontani parenti? Gli eroi sono mossi solamente dalla volontà di sconfiggere i cattivi. Venissero a mancare questi, il gioco non funzionerebbe molto bene.
Nel caso si voglia per principio mantenere la regola ferrea del “ne rimarrà solamente uno”, si potrebbe decidere allora di specificare che sia stato un Immortale a imporla e trasmetterla, nel tentativo di incoraggiare i duelli ed eliminare i propri avversari. Comunque sia, varrebbe la pensa pensare anche ad altri dettagli non secondari, come l’origine stessa degli Immortali o se arriverà davvero il giorno in cui resterà un solo superstite tra loro.
Il primo capitolo della nuova saga dovrebbe quindi per prima cosa esplorare un po’ meglio le radici degli Immortali, che venivano solo abbozzate nel film del 1986. Nella fattispecie, come fanno gli Immortali a sapere intuitivamente che non si deve mai combattere sul terreno consacrata, ma ignorano del tutto chi sia il progenitore della loro stirpe? Sarebbe meglio non ripetere le ‘sviste’ già commessi. Certo, per attirare – e non far infuriare troppo – i fan sarà con ogni probabilità sufficiente l’effetto nostalgia.
Highlander segue le vicende di uomini che vivono per secoli e non invecchiano, perdendo lungo il percorso i propri cari e averi, mantenendo viva ad ogni costo una guerra senza senso, solamente perché è così. Al contrario, concentriamoci su un Immortale con un conto in sospeso, per poi allargare lo sguardo sulle questioni irrisolte che riguardano in generale il suo intero universo. Se il concept centrale funziona, il resto verrà da sé.
In attesa di saperne di più sul reboot di Chad Stahelski, di seguito trovate il trailer del primo film con Christopher Lambert (e con le musiche dei Queen):