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Voto: 6/10 Titolo originale: Cliffhanger , uscita: 28-05-1993. Budget: $70,000,000. Regista: Renny Harlin.

Recensione story: Cliffhanger – L’ultima sfida di Renny Harlin (1993)

02/10/2025 recensione film di William Maga

Sylvester Stallone era al centro di un action spettacolare che univa adrenalina pura e paesaggi mozzafiato, restando però intrappolato nei suoi cliché narrativi

Sylvester Stallone in Cliffhanger - L'ultima sfida (1993)

Nel 1993 Cliffhanger – L’ultima sfida si imponeva come uno degli action più spettacolari del decennio, unendo la fisicità di Sylvester Stallone alla regia spettacolare di Renny Harlin.

Il film rappresenta un perfetto esempio di come il cinema hollywoodiano degli anni ’90 cercasse di reinventare i propri eroi, mescolando adrenalina, scenari naturali mozzafiato e conflitti interiori.

Si apre con una delle sequenze più celebri del genere: il salvataggio fallito della giovane Sarah, che precipita nel vuoto dalle mani di Gabe Walker, il ranger interpretato da Stallone. Questa scena non solo segna lo spettatore con un trauma emotivo e visivo, ma stabilisce il cuore dell’opera: la colpa, il fallimento e la ricerca di redenzione. È un inizio così potente da eclissare in parte ciò che viene dopo, eppure riesce a dare al protagonista una fragilità rara nel cinema d’azione.

Da quel momento Cliffhanger si divide tra due anime: il dramma personale di Gabe, logorato dal senso di colpa, e lo scontro con una banda di criminali guidati dall’inquietante Qualen, interpretato da John Lithgow. Il contrasto è netto: da una parte un uomo che cerca di ritrovare fiducia in se stesso, dall’altra un manipolo di antagonisti caricaturali, più interessati a primeggiare in malvagità che a sembrare realistici. Questa sproporzione è uno dei limiti della pellicola: il villain, con il suo accento fasullo e le battute da fumetto, rischia di ridurre la tensione costruita con tanta fatica.

cliffhangerEppure, nonostante sceneggiatura e dialoghi a tratti ingenui, Cliffhanger resta un trionfo di spettacolarità. Harlin sfrutta le Dolomiti italiane per ricostruire le Montagne Rocciose, e il risultato è un paesaggio cinematografico che restituisce il gelo, la vertigine e la solitudine dell’alta quota. La macchina da presa abbraccia gli strapiombi con inquadrature larghe e concrete, spesso girate in condizioni estreme, evitando effetti digitali invasivi. È questa autenticità a rendere il film unico: lo spettatore percepisce il rischio reale, il vento, il ghiaccio, il corpo dell’attore che sembra sfidare la natura.

Il confronto fisico tra uomo e ambiente diventa così centrale quanto quello con i nemici. Stallone non interpreta un superuomo alla John Rambo: Gabe è vulnerabile, ferito, costretto a improvvisare. Proprio questa fragilità lo rende più vicino al pubblico, pur tra muscoli esibiti e battute ad effetto. Non a caso, la pellicola viene spesso ricordata come una sorta di “Die Hard sulla montagna”: non tanto per somiglianza narrativa, quanto per la capacità di trasformare un ambiente ostile in un’arena di tensione continua.

Ad ogni modo, Cliffhanger non è privo di difetti: una durata eccessiva, personaggi secondari poco sviluppati, una componente femminile sacrificata a ruoli stereotipati. Tuttavia, la forza delle sequenze d’azione – dalla rapina aerea alla lotta finale appesa a un elicottero – compensa ampiamente le debolezze narrative. È un film che vive di set, di momenti concepiti per restare impressi, e in questo riesce pienamente.

A distanza di trent’anni, Cliffhanger si conferma un classico del cinema d’azione anni ’90: ingenuo nei dialoghi, ma autentico nella sua voglia di spettacolo. Un’opera che ha segnato il ritorno di Stallone come icona muscolare dopo alcuni insuccessi, e che ha dimostrato come l’adrenalina pura, quando sostenuta da scenari naturali reali e regia dinamica, possa trasformare un intreccio convenzionale in un’esperienza cinematografica memorabile.

Di seguito trovate il trailer di Cliffhanger:

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