Per il suo thriller del 1997, il regista canadese prese spunto da un'opera sperimentale tedesca in stop-motion, vincitrice dell'Oscar nel 1989
A oltre 20 anni dall’uscita, Cube – Il Cubo del canadese Vincenzo Natali rimane uno dei thriller horror più affascinanti arrivati al cinema nella storia recente (la recensione).
Girato con un budget di appena 350.000 dollari, raccontava di un gruppo di sei estranei intrappolati all’interno di un perverso e insondabile labirinto mobile di cubi formato da stanze identiche e perfettamente simmetriche che celavano letali meccanismi azionati al passaggio.
Quello che forse in pochi sanno, è che Vincenzo Natali fu ispirato da un cortometraggio sperimentale tedesco animato in stop-motion diretto da Wolfgang e Christoph Lauenstein intitolato Balance, che vinse il premio Oscar della categoria nel 1989.
Questa la trama ufficiale:
Una piattaforma galleggia in uno spazio neutro. Strani uomini, identici tranne che per i numeri sulla schiena e che sembrano usciti da un futuro distopico, devono lavorare insieme per evitare che la piattaforma si ribalti. L’apparizione di una strana scatola, un nuovo sviluppo in questo spazio chiuso e sterile, sconvolge il tedio ma anche il lavoro di squadra, dato che ogni uomo vuole ispezionare e godersi individualmente l’oggetto, mettendo a repentaglio tutti quanti poiché la piattaforma si fa sempre più sbilanciata.
Di seguito Balance nei suoi bizzarri 7 minuti: