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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Daaaaaalí! , uscita: 07-02-2024. Budget: $6,700,000. Regista: Quentin Dupieux.

Daaaaaali!, la recensione del film surrealista e surreale di Quentin Dupieux (Venezia 80)

23/09/2023 recensione film di William Maga

Il regista francese torna sulle scene con un biopic anomalo, ispirato al cinema di Luis Buñuel

Daaaaaali! (2023) film

Un surrealista contemporaneo rende omaggio al padre fondatore in Daaaaaali! – ma non con l’auspicabile riverenza, né secondo la tradizionale coerenza insita nei biopic. Questo approccio tanto divertente quando genialmente sfidante del mito e della mistica dello showman-pittore Salvador Dalí è l’ultima opera dell’imprevedibile Quentin Dupieux, presentata fuori concorso a Venezia 80.

Ad appena un mese di distanza dalla sua opera da camera Yannick, mostrata al Festival di Locarno, e ad un anno dal biografico Daliland di Mary Harron con Ben Kingsley, l’ultima fatica del prolifico one-man band del cinema francese vede Quentin Dupieux di nuovo impegnato nella scrittura, nelle riprese e nel montaggio, anche se ‘montaggio’ è un eufemismo per descrivere la sua impresa.

Daaaaaalí! non parla tanto di Salvador Dalí in sé, quanto della difficoltà di catturare la sua balzana essenza. I daliniani più accaniti vorranno vedere come il film tratta il loro idolo ma, soprattutto, lo status di ‘autore cult’ che ammanta il filmmaker transalpino darà a questa assurda rappresentazione una vibrante carica attrattiva.

Ambientato apparentemente all’inizio degli anni ’80, Daaaaaali! è apparentemente incentrato sui tentativi di una giornalista, Judith (Anaïs Demoustier), di intervistare lo stravagante mostro sacro del Surrealismo. Come spiega alla macchina da presa all’inizio, la donna sta ancora cercando di orientarsi nella sua professione e aspetta nervosamente in una stanza d’albergo l’arrivo del maestro; l’apparizione di una capra bianca suggerisce però che ciò che seguirà non attingerà strettamente dal regno del reale.

Arriva quindi Dalí (Édouard Baer), un dandy magniloquente che si vede per la prima volta incedere lungo un corridoio apparentemente infinito; ma si oppone a essere intervistato per la carta stampata e si degnerà di parlare solo davanti a una “macchina da presa cinematografica”.

Judith trova allora al volo un produttore, Jérôme (Romain Duris), che la incoraggia a filmare Salvador Dalí, con lei che inizia a fare di tutto per assecondarlo sul suo terreno di gioco – un terreno dove il suo soggetto manda a monte le riprese insistendo per essere accompagnato sulla sabbia della spiaggia dove è allestito il set con la sua Rolls Royce.

La capricciosa vanità di Dalí sembra destinata a far fallire inevitabilmente il progetto di Judith. Nel frattempo, l’artista e la sua imperiosa ed enigmatica moglie Gala (Catherine Schaub Abkarian) sono invitati a una cena un po’ macabra da un prete (Eric Naggar) che insiste nel raccontargli un sogno assai banale, sperando di strappare al suo ospite un’opera d’arte rivendibile per grandi somme.

È qui che Daaaaaali! si avvita in una struttura delirante e – nel modo caratteristico di Quentin Dupieux di adescare il pubblico – deliberatamente ripetitiva di ‘sogno dentro a un film dentro a una storia dentro a una digressione’.

Non è certo qualcosa di innovativo, ma questo è il punto: Quentin Dupieux sta allegramente perpetrando una contraffazione all’ingrosso dello stile del vecchio collaboratore di Dalí, Luis Buñuel, in particolare nel suo ultimo periodo francese (Il fascino discreto della borghesia, Il fantasma della libertà).

Così come il regista spagnolo accentuava l’assurdità di quei film adottando i toni piatti della commedia borghese, anche Quentin Dupieux adotta una modalità di ‘impassibilità visiva’, in cui è la costruzione di questo castello di carte piuttosto che l’immaginario surreale a tenerci ipnotizzati – nonostante le numerose e ispirate gag visive.

In un altro tocco buñueliano, Quantin Dupieux affida a diversi attori il ruolo di Dalí: oltre che Édouard Baer, ci sono Jonathan Cohen, Pio Marmaï, Gilles Lellouche e Didier Flamand (nei panni dell’artista da vecchio), che entrano ed escono dal ruolo in modo apparentemente casuale, interpretando l’uomo a diverse età, con diverse intensità e con diversi accenti sulla leggendaria pronuncia stonata del pittore (da ascoltare rigorosamente in lingua originale).

Nel frattempo Anaïs Demoustier, che ha alle spalle tutta una serie di varianti di personaggi ingenui nei film di Quentin Dupieux, fornisce una delle sue interpretazioni più coinvolgenti fino ad oggi. L’attrice conferisce infatti a Daaaaaali! una base di normalità sconcertante nel ruolo della donna che cerca di portare avanti la propria carriera e sostenere la propria dignità sotto il bombardamento dell’ego maschile di Dalí e di Jérôme.

Il regista usa tutti i trucchi della mdp surrealista d’epoca: trompe l’oeil, movimento all’indietro e tutto il resto. Il fatto che questi dispositivi siano di ‘seconda mano’ fa parte del divertimento, in sintonia con la speculazione comica del film circa l’originalità e la falsificazione artistica. Thomas Bangalter, ex dei Daft Punk, contribuisce con una colonna sonora stridente, pensata per farvi impazzire per la voluta monotonia o per entrarvi sottopelle come le formiche di Un Chien Andalou.

Al momento non abbiano né il trailer né una possibile data di distribuzione in Italia (sarà presentato nella rassegna Le Vie del Cinema a Milano) di Daaaaaali!