Dario Argento e Sergio Martino: “L’horror italiano è un cadavere. Colpa di produttori e politici”
23/10/2017 news di Redazione Il Cineocchio
Al recente Festival del cinema di Sitges i due registi hanno ricordato con amarezza il declino del nostro cinema horror
Ospiti – assieme a Lamberto Bava e Guillermo del Toro – di una interessantissima tavola rotonda sul cinema horror italiano all’ultimo Festival del Cinema di Sitges, Dario Argento (in terra iberica per presenziare anche alla proiezione della copia restaurata di Suspiria per i 40 anni dall’uscita in sala) e Sergio Martino (Tutti i colori del buio, La montagna del dio cannibale) hanno nel corso dei loro interventi affrontato anche le cause del declino di tale genere.
Ha aperto Dario Argento, sostenendo:
Visto che siamo in tema di orrore, stiamo parlando di un cadavere … quello del cinema horror italiano. I produttori italiani ora non vogliono più fare cinema del terrore … preferiscono le commedie, i soldi, i film per la TV … è tutto un casino, non vi consiglio di venirci.
Gli ha fatto amaro eco Sergio Martino:
La mutazione di quel tipo di cinema e del suo declino è stata determinata da un elemento importantissimo. Fino alla metà degli anni ’80 più o meno, il nostro cinema riusciva ad essere competitivo con quello americano, fatte naturalmente le debite proporzioni.
Gli uffici dei produttori italiani erano pieni di acquirenti che venivano dal Sud America, dal Medio Oriente – un mercato molto fiorente all’epoca – e dall’estremo Oriente, per il motivo che al costo di un grande film americano ne compravano quattro o cinque italiani e quindi, potenzialmente, ripartivano il rischio su molte pellicole della somma spesa per averli.
Ovvero, se il film statunitense acquistato si fosse rivelato un flop, avrebbero perso tutto l’investimento, mentre sui cinque italiani almeno tre di solito andavano bene al botteghino. Faccio un esempio molto semplice: se in un lungometraggio italiano c’era una sequenza d’azione si utilizzavano gli stessi metodi statunitensi, con stuntman e automobili.
Se esplodevano della macchine, erano dei vecchi modelli, invece nelle versioni americane erano nuove. L’effetto finale per il pubblico era tuttavia uguale. Verso la metà degli anni ’80 però, il cinema statunitense ha iniziato ad adottare il digitale e i nostri politici, anziché incentivare l’industria cinematografica, hanno pensato solo a finanziare i partiti e forse a tenersi qualcosa in tasca, per cui il nostro cinema è precipitato a un livello troppo artigianale che non ha consentito di rimanere ulteriormente competitivo.
Di seguito il nostro video con la tavola rotonda integrale (57′), ricca di molti altri spunti:
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