Replicata l'infelice scelta del 2017 di far aprire a un "padrino", il poco conosciuto Michele Riondino, la Mostra del Cinema. Nonostante questo, grazie a un programma di valore e ad alcuni ospiti internazionali come David Cronenberg, il Lido non sarà però "in minore"
La settantacinquesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che verrà inaugurata questa sera con la consegna del Leone d’Oro alla Carriera a Vanessa Redgrave e la seguente proiezione di Il Primo Uomo (First Man) di Damien Chazelle, coincide con il cinquantesimo anniversario delle contestazioni del 1968. Nonostante possa apparire oggi come un evento del tutto estraneo, il Festival non ne rimase invece immune, essendosi consumato al suo interno un contrasto tra la struttura esistente all’epoca, affidata alla politica e ai suoi uomini che la gestivano secondo uno statuto ancora di epoca fascista, e quei cineasti che volevano ribaltarla per passarla nelle mani degli autori stessi. Quell’edizione fu dunque l’ultima del vecchio sistema: ad essa seguì un decennio in cui non vennero consegnati premi, per privilegiare l’aspetto artistico e culturale su quello della competizione. Nata con intenzioni almeno sulla carta nobili, questa rivoluzione lasciò invece conseguenze negative, politicizzando la Mostra e impedendo un regolare svolgimento della rassegna artistica, tanto che le edizioni del 1973 e del 1978 saltarono e altre due (1974 e 1977) furono organizzate esclusivamente come costola della Biennale d’Arte. A differenza di quanto accadde al Festival di Cannes, anche’esso segnato dai moti del Maggio Francese ma già ritornato alla normalità l’anno successivo, Venezia dovette aspettare fino al 1980 perché fosse ripristinato il Concorso abituale.
A distanza di anni dalle vicende riportate poc’anzi una parte del mondo del cinema sembra nuovamente scosso da un clima culturale fatto, come quello di allora, di slogan e manifesti. Il riferimento è naturalmente a una certa ottusità nella quale sfocia la parte peggiore di una battaglia sacrosanta come quella contro le violenze sulle donne. Tralasciando ogni riferimento alle recenti infelici vicende che hanno riguardato la portabandiera italiana del movimento #metoo, bisogna sottolineare come si sia arrivati ad accusare di sessismo persino il Direttore Barbera, accusandolo di selezionare troppi film di autori maschi e troppo pochi di autrici femmine. Il Direttore ha saggiamente replicato che se gli fossero imposte le “quote rosa” si dimetterebbe e il Presidente della Biennale Paolo Baratta gli ha fatto eco affermando che sarebbe lui stesso a licenziarlo se nella selezione egli si facesse guidare da un criterio diverso dal valore artistico delle opere presentate. La verità, banalissima, è che tra esse solo il 20% è realizzato da donne, quindi è normale che queste proporzioni siano riproposte nella totalità dei film presentati al pubblico in occasione della rassegna ufficiale.
Tra i tanti appuntamenti ci limitiamo soltanto a segnalare uno dei tre film italiani in concorso, il molto atteso Suspiria di Luca Guadagnino, remake dell’omonimo film del 1977 di Dario Argento e presentato qui in anteprima mondiale, e la consegna del Leone d’Oro alla Carriera a David Cronenberg, il quale si è reso disponibile per un incontro con il pubblico, che sarà certamente gettonatissimo. Sarebbe la prima volta che questo accade, ed è molto bello e sicuramente da replicare in futuro.
Sulla carta, dunque, la scelta infelice del padrino sembra già compensata in pieno.
Di seguito il trailer italiano di Il Primo Uomo: