L'animazione di No. 7 Cherry Lane non lascia il segno, al contrario del film con Luca Marinelli. Intanto Julie Andrews ritira il Leone d'Oro alla carriera
Mai come quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia sembra divisa in due tronconi distinti: una prima parte tutta divi e film molto attesi, una seconda con prevalenza di opere provenienti da cinematografie meno conosciute e interessanti documentari (a breve ne verranno proiettati, tra gli altri, due su Lucio Fulci e Piero Vivarelli). A segnare la chiusura della prima parte, la giornata di ieri ha visto il pienone di star: la più acclamata è stata Meryl Streep, che ha rilasciato autografi ma non si è prestata a nessuna fotografia con i fan; appena dietro Jude Law, presente come protagonista della nuova serie di Paolo Sorrentino The New Pope, della quale sono state proiettate in anteprima le puntate numero 2 e 7. Una scelta talmente stravagante e priva di senso da averci indotto ad astenerci dalla visione per evitare la formazione di qualunque giudizio che una visione della serie in modo regolare potrebbe smentire.
Tornando al divismo e alle cose serie, oggi è stato il giorno della consegna del secondo Leone d’Oro alla Carriera (dopo quello a Pedro Almodovar) di questa edizione della Mostra: è andato a Julie Andrews (Mary Poppins; Tutti insieme appassionatamente; Victor Victoria, proiettato oggi in suo onore), accolta con una standing ovation di dieci minuti al momento del suo ingresso in Sala Grande per ricevere la statuetta dalle mani di Luca Guadagnino. Domani si dedicherà a un incontro aperto al pubblico sulla sua vita professionale; oggi si è limitata a dire di considerarsi una ragazza fortunata per aver potuto interpretare ruoli bellissimi e di ritenere quello di Venezia il miglior festival del mondo.
Passando a parlare dei film di giornata, oggi il Concorso ne ha offerti due che più diversi non potrebbero essere, quasi a sottolineatura del concetto stesso di Mostra. Il primo è il secondo italiano, Martin Eden, diretto da Pietro Marcello e interpretato da Luca Marinelli (Non essere cattivo). Marcello è del 1976, dunque abbastanza giovane, e fino ad oggi non ha girato molti film, dedicandosi prevalentemente ai documentari. Nel 2007 ne realizzò uno (Il passaggio della linea) che venne presentato qui a Venezia nella sezione Orizzonti, sui viaggi notturni dei treni di tutta Italia. Il suo primo vero lungometraggio risale al 2015, s’intitola Bella e perduta e fu presentato al Festival di Torino. Martin Eden è quindi, di fatto, il suo secondo film e bisogna dire che il risultato è assai apprezzabile. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Jack London, rispetto al quale l’ambientazione viene trasferita nella Napoli del primo Novecento. Martin è un marinaio che si trova ad entrare in contatto con l’aristocratica famiglia Orsini, innamorandosi della rampolla di casa, Elena. Non sentendosi all’altezza di lei per via della sua ignoranza, inizia per amore a leggere tutto quanto gli capita a tiro. Finisce così per ritrovarsi in quella scomodissima situazione di chi si è elevato troppo per riuscire a dialogare con i propri simili ma allo stesso tempo continua a non essere accettato dalle classi nobili per via delle origini proletarie.
L’altro film del giorno è il cartone cinese No. 7 Cherry Lane (Jìyuántái qīhào), diretto da Yonfan e ambientato nella Hong Kong degli anni Sessanta. È la storia del giovane studente universitario Ziming che si reca nell’appartamento di una ragazza per impartirle lezioni d’inglese. Ma lei non c’è. Così gli apre la madre e l’insegnante s’innamora ricambiato di lei, proprio come nella canzone di Sandro Giacobbe. Poi però si prende una cotta anche per la figlia. Lentamente, perché il film procede molto lentamente e non a caso il libro preferito del protagonista è Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Anche se fanno capolino alcune rivolte sociali, nelle oltre due ore succede poco. Questa semplice storia viene infatti descritta attraverso numerosi richiami alla bellezza e all’arte, che sfociano in inserti delle pellicole che l’insegnante e la madre si recano pudicamente a vedere prima di scambiarsi il primo bacio, o immagini di danze, concerti, sogni. Difficile credere che sia stato fatto apposta, ma uno dei personaggi animati è la fotocopia di Moira Orfei. Splendide immagini e un’ottima colonna sonora, sia per la parte originale sia per le canzoni già note. In sintesi: una fusione di poesia e noia. Gli autori presenti in sala sono stati accolti con applausi, ma non esagerati: metà sala dormiva, e l’altra metà non ha voluto svegliarla.
Di seguito il trailer di Martin Eden, nei cinema dal 4 settembre: