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Diario da Venezia 76 | Giorno 6: Pochi fan per Yonfan (e per Rami Malek), tanti per Martin Eden

02/09/2019 news di Giovanni Mottola

L'animazione di No. 7 Cherry Lane non lascia il segno, al contrario del film con Luca Marinelli. Intanto Julie Andrews ritira il Leone d'Oro alla carriera

venezia 76 2019

Mai come quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia sembra divisa in due tronconi distinti: una prima parte tutta divi e film molto attesi, una seconda con prevalenza di opere provenienti da cinematografie meno conosciute e interessanti documentari (a breve ne verranno proiettati, tra gli altri, due su Lucio Fulci e Piero Vivarelli). A segnare la chiusura della prima parte, la giornata di ieri ha visto il pienone di star: la più acclamata è stata Meryl Streep, che ha rilasciato autografi ma non si è prestata a nessuna fotografia con i fan; appena dietro Jude Law, presente come protagonista della nuova serie di Paolo Sorrentino The New Pope, della quale sono state proiettate in anteprima le puntate numero 2 e 7. Una scelta talmente stravagante e priva di senso da averci indotto ad astenerci dalla visione per evitare la formazione di qualunque giudizio che una visione della serie in modo regolare potrebbe smentire.

julie andrews venezia 76Anche la giornata di oggi ha però offerto un colpo di coda, anzi due, in fatto di celebrità. Il primo è stato a sorpresa, per la presenza al Lido del premio Oscar in carica Rami Malek (Bohemian Rapsody). Non essendo però previsto nel programma ufficiale, non si sapeva della sua presenza e così nessuno gli correva dietro: questa mattina vagava indisturbato con aria sperduta per il salone dell’Excelsior senza che alcuna delle tante persone lì in quel momento lo avvicinasse. In effetti, il fisico mingherlino e l’espressione poco intensa non lo aiutano ad essere riconosciuto, ma sorprende il fatto che quelli che lo trascuravano erano magari alla rincorsa di un qualche attorucolo di serie B. Mancava poco che fosse Malek a chiedere autografi alla gente, a dimostrazione di quanto il concetto di “divo” sia anche legato a un fenomeno di suggestione collettiva. Soprattutto in tempi come questi, quando chiunque può ritagliarsi un quarto d’ora di celebrità attraverso internet e per farlo, parafrasando George Bernard Shaw, “non è necessario essere stupidi, però aiuta”. Qui a Venezia, per esempio, ha preso piede il tuffo in laguna dai ponti cittadini. La moda si è estesa dallo scorso anno, quando alcuni cosiddetti “youtuber” – ovvero quella categoria composta da coloro che aspirano a raggiungere il superiore grado di “influencer” – ospiti nientemeno che dell’Hotel Danieli si sono gettati in acqua dal ponte antistante l’albergo per poi farvi rientro mezzi nudi tra gli sguardi degli attoniti clienti. Quantomeno è consolatorio sapere che nessuno di loro è riuscito a diventare famoso in tal modo. Sono diventati tutti solamente più pirla.

Tornando al divismo e alle cose serie, oggi è stato il giorno della consegna del secondo Leone d’Oro alla Carriera (dopo quello a Pedro Almodovar) di questa edizione della Mostra: è andato a Julie Andrews (Mary Poppins; Tutti insieme appassionatamente; Victor Victoria, proiettato oggi in suo onore), accolta con una standing ovation di dieci minuti al momento del suo ingresso in Sala Grande per ricevere la statuetta dalle mani di Luca Guadagnino. Domani si dedicherà a un incontro aperto al pubblico sulla sua vita professionale; oggi si è limitata a dire di considerarsi una ragazza fortunata per aver potuto interpretare ruoli bellissimi e di ritenere quello di Venezia il miglior festival del mondo.

Passando a parlare dei film di giornata, oggi il Concorso ne ha offerti due che più diversi non potrebbero essere, quasi a sottolineatura del concetto stesso di Mostra. Il primo è il secondo italiano, Martin Eden, diretto da Pietro Marcello e interpretato da Luca Marinelli (Non essere cattivo). Marcello è del 1976, dunque abbastanza giovane, e fino ad oggi non ha girato molti film, dedicandosi prevalentemente ai documentari. Nel 2007 ne realizzò uno (Il passaggio della linea) che venne presentato qui a Venezia nella sezione Orizzonti, sui viaggi notturni dei treni di tutta Italia. Il suo primo vero lungometraggio risale al 2015, s’intitola Bella e perduta e fu presentato al Festival di Torino. Martin Eden è quindi, di fatto, il suo secondo film e bisogna dire che il risultato è assai apprezzabile. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Jack London, rispetto al quale l’ambientazione viene trasferita nella Napoli del primo Novecento. Martin è un marinaio che si trova ad entrare in contatto con l’aristocratica famiglia Orsini, innamorandosi della rampolla di casa, Elena. Non sentendosi all’altezza di lei per via della sua ignoranza, inizia per amore a leggere tutto quanto gli capita a tiro. Finisce così per ritrovarsi in quella scomodissima situazione di chi si è elevato troppo per riuscire a dialogare con i propri simili ma allo stesso tempo continua a non essere accettato dalle classi nobili per via delle origini proletarie.

JI YUAN TAI QI HAO (NO. 7 CHERRY LANE)Questa sua personale condizione, unita alla lettura del filosofo darwinista e liberale Herbert Spencer, gli fanno maturare una propensione all’individualismo. Ma poiché la sua formazione, per quanto intensa, è stata comunque frettolosa e le sue idee sono ancora in via di sviluppo, a poco a poco si lascia sedurre anche dal pensiero socialista. La sua attività è quella di scrittore, pur se le sue opere vengono costantemente rifiutate dalle riviste. Egli però non vuol saperne di un impiego borghese e questa attitudine, che era nata in lui per amore di Elena, finisce col portare al termine del loro rapporto, essendo la ragazza troppo ancorata a quel mondo dei genitori dove è ormai chiaro che Martin non potrà né vorrà mai entrare. Pietro Marcello utilizza la tecnica di mescolare qualche immagine di repertorio alla finzione scenica per offrirci uno spaccato della società napoletana (ma anche italiana) del primo novecento e delle avanguardie che caratterizzeranno il pensiero politico del tempo. Ma non è l’aspetto principale dell’opera, che anzi risulta inevitabilmente superficiale nella parte filosofico-politica. Il cuore del film è nella figura di Martin Eden, nel suo riscatto sociale attraverso la cultura e, per contro, in quei tormenti che solo gli uomini di cultura possono portare con sé. Martin acquisisce la conoscenza e perde l’amore, diventa ricco ma è insoddisfatto di vivere in un mondo che procede per ipocrisie. Ottimo Luca Marinelli nella parte del protagonista; meritano una menzione anche Carlo Cecchi nel ruolo del suo unico amico, l’intellettuale Russ Brissenden, e la curiosa comparsata parlata di Giordano Bruno Guerri nei panni del notabile all’osteria.

L’altro film del giorno è il cartone cinese No. 7 Cherry Lane (Jìyuántái qīhào), diretto da Yonfan e ambientato nella Hong Kong degli anni Sessanta. È la storia del giovane studente universitario Ziming che si reca nell’appartamento di una ragazza per impartirle lezioni d’inglese. Ma lei non c’è. Così gli apre la madre e l’insegnante s’innamora ricambiato di lei, proprio come nella canzone di Sandro Giacobbe. Poi però si prende una cotta anche per la figlia. Lentamente, perché il film procede molto lentamente e non a caso il libro preferito del protagonista è Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Anche se fanno capolino alcune rivolte sociali, nelle oltre due ore succede poco. Questa semplice storia viene infatti descritta attraverso numerosi richiami alla bellezza e all’arte, che sfociano in inserti delle pellicole che l’insegnante e la madre si recano pudicamente a vedere prima di scambiarsi il primo bacio, o immagini di danze, concerti, sogni. Difficile credere che sia stato fatto apposta, ma uno dei personaggi animati è la fotocopia di Moira Orfei. Splendide immagini e un’ottima colonna sonora, sia per la parte originale sia per le canzoni già note. In sintesi: una fusione di poesia e noia. Gli autori presenti in sala sono stati accolti con applausi, ma non esagerati: metà sala dormiva, e l’altra metà non ha voluto svegliarla.

Di seguito il trailer di Martin Eden, nei cinema dal 4 settembre: