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Dossier | 1989, la paura vien dal mare: i 30 anni di The Abyss, Leviathan e Creatura degli Abissi

09/05/2019 recensione film di Francesco Chello

Riscopriamo i tre film (più alcuni epigoni minori), diretti da James Cameron, George Pan Cosmatos e Sean S. Cunningham, cogliendone apparenti similitudini e grandi differenze

the abyss leviathan creatura degli abissi film

Nel 1989, un granchietto giamaicano di nome Sebastian si scatenava nell’Oceano più profondo cantando “In fondo al mar”. Lo stesso anno escono The Abyss, Leviathan e Creatura degli Abissi (Deep Star Six).
Coincidenze? Io non credo.

Ora, per quanto quel granchio possa ispirare simpatia – magari condito con sale e limone – non è del 28° Classico Disney che vogliamo parlarvi oggi, piuttosto di quel trittico di fantascienza marina che quest’anno festeggia il 30° anniversario.

Non perdiamo altro tempo, iniziamo la nostra immersione partendo con la recensione di The Abyss, il cui annuncio (arrivato un paio d’anni prima) innesca l’intero filone di produzioni a tema che faranno la corsa per arrivare sugli schermi prima degli altri.

.. when you look long into the abyss, the abyss also look into you ..

The Abyss (1989) film posterThe Abyss si apre con questa citazione di Nietzsche che ci spinge a fare un passo indietro per poter capire meglio lo spirito che anima il progetto. Lo spirito del suo creatore James Cameron, che di certo non ha bisogno di presentazioni in termini di regista, professionista e carriera ma che merita un piccolo approfondimento sull’argomento.

Cameron, infatti, nutre una passione viscerale per gli abissi e le profondità marine, una passione che va oltre la professione; possiede una piccola flotta di sottomarini compatti, piattaforme di esplorazione e robot marini dal valore di svariati milioni di dollari, attrezzature necessarie ad effettuare una lunga serie di esplorazioni subacquee inclusa la prima volta in solitaria alla scoperta del più profondo degli abissi conosciuti.

Arrivare a dirigere pellicole come The Abyss e Titanic o ancora i documentari Expedition: Bismark, Ghost of the Abyss ed Aliens of the Deep, era il minimo oltre che la naturale conseguenza di questo amore per il mare più profondo. Ed è con questo sentimento, dicevamo, che nasce The Abyss, un progetto dalla gestazione lunga (almeno due anni) e travagliata.

Considerato uno dei suoi film minori, probabilmente lo è se messo, semplicemente, in relazione ad altri titoli del suo curriculum. Ma decine di registi pagherebbero di tasca propria per realizzare un film così “minore” – io, poi, mi sono divertito pure con i pescetti volanti di Piranha Paura, mi si potrà dire che sono di parte, ma tant’è. Un film che deve parte di questa reputazione al fatto di non aver raccolto il giusto in relazione al budget, in primis, oltre che alla fatica profusa. Si dice – a seconda delle fonti – che ci siano voluti tra i 45 ed i 70 milioni di dollari, di certo non pochi per il tipo di produzione ed il periodo.

Per non parlare di una lavorazione tremendamente sfibrante, cast e crew sottoposti a ritmi elevatissimi in condizioni proibitive, circa il 40% delle riprese svolte in acqua con annessi episodi di assoluta pericolosità. Come quella volta in cui Ed Harris è quasi annegato durante una scena e si è sfogato prendendo a pugni James Cameron che aveva tranquillamente continuato a girare anziché interrompere le riprese (il racconto dell’attore). In realtà, per motivi di sicurezza e praticità, buona parte delle riprese non viene effettuata in mare aperto, ma negli enormi contenitori per reattori nucleari della Cherokee Nuclear Power Station, opportunamente riempiti d’acqua e scenografie dei fondali; ciò non cambia la sostanza sia a livello concettuale che di difficoltà di realizzazione. Fatica, impegno e passione che avrebbero meritato senz’altro di più.

ed harris the abyssJames Cameron scrive personalmente la sceneggiatura, una storia fatta di abbinamenti di generi e situazioni. La struttura centrale è quella di un classico film di fantascienza in cui gli elementi canonici sono camuffati e contestualizzati; la piattaforma prende il posto della navicella spaziale ed il mare sostituisce lo spazio profondo, mentre gli alieni … beh, restano alieni. Intorno viene costruita una storia d’avventura e pericolo, avversità e sopravvivenza.

Si esplora l’abisso ma anche l’animo umano, il pericolo è l’ambiente ostile ma anche, se non soprattutto, l’uomo. La prima ora viene dedicata ad imbastire questa situazione avventurosa avvolta da un clima di mistero. Ad un tratto, il regista ci fa annusare e poi sfiorare una presenza fantascientifica, stuzzica la nostra curiosità, la voglia di scoprire, salvo poi nascondere nuovamente gli intrusi – che si rivedranno solo nell’ultima mezz’ora – per tornare repentinamente sulle difficoltà relazionali di alcuni membri dell’equipaggio ed alla degenerazione che ne consegue.

È così che vengono contrapposti due personaggi, il protagonista affidato a Ed Harris e l’ambiguo militare interpretato da Michael Biehn. Il Bud di Harris non è il classico eroe ma un uomo comune che eroe lo diventerà per necessità; animato da competenza, integrità e buoni sentimenti, affronta gli eventi con coraggio ma anche timore ed insicurezza – emblematico il momento in cui deve chiamare rinforzi per difendere la moglie dai militari oppure quando il collega deve intervenire per aiutarlo in una scazzottata in cui stava avendo la peggio, la sua storia d’amore con Lindsey (Mary Elizabeth Mastrantonio) non serve solo a dare un garbato tocco di romance ma anche per veicolare un paio di momenti emotivamente più intensi e coinvolgenti.

Michael Biehn è al terzo personaggio differente in tre collaborazioni con James Cameron, qui per la prima volta in veste negativa; un militare sull’orlo di una crisi di nervi che l’attore porta a casa a pieni voti con i suoi baffoni, i tic, le mani tremolanti ed il tagliuzzarsi le braccia. Antagonista che sarà causa di buona parte dei guai della squadra, perché l’uomo sa essere sempre il più grosso pericolo per l’uomo, concetto su cui si torna perentoriamente in un finale da incontri ravvicinati, che include un messaggio chiaramente contrario alla guerra (con annessa critica al conflitto USA/URSS), magari retorico e buonista ma tremendamente attuale, l’idiozia di molti andrebbe punita con l’estinzione del genere umano, il buon cuore di pochi può essere la sua salvezza, la ritrovata fiducia da cui ripartire.

the abyss cameron finaleJames Cameron con The Abyss punta meno di altre volte sulla spettacolarizzazione, si prende i suoi tempi per raccontare un crescendo di tensione, toglie allo spettatore una bolla di ossigeno alla volta. La director’s cut da ben 171 minuti – versione a cui stiamo facendo riferimento – aumenta di 25 minuti la già corposa theatrical, a dimostrazione di quanto il regista sia giustamente attaccato ad ogni fotogramma girato. Sul piano tecnico inutile dire quanto sia alto il livello.

Le riprese subacquee sono gestite con professionalità da Al Giddins, che in seguito parteciperà anche alla lavorazione di Titanic. Fotografia plumbea di Mikael Salomon ad enfatizzare gli abissi e, successivamente, il contrasto con la vivacità del rosa delle creature realizzate dalla ILM di George Lucas. Lo score di Alan Silvestri accompagna adeguatamente l’intera vicenda, nel team produttivo anche Screaming Mad George come scultore e Jean ‘Moebius’ Giraud in qualità di conceptual artist. Premio Oscar per gli effetti speciali (su quattro nomination) e Saturn Award per miglior regia (su sette nomination).

The Abyss debutta nelle sale l’11 agosto 1989, alla fine della corsa incasserà 90 milioni in tutto il mondo, una cifra che in relazione al budget fa sì che non possa definirsi un successo commerciale. Disponibile in dvd Fox, latita inspiegabilmente in alta definizione. Secondo voci, un annuncio in tal senso potrebbe arrivare prossimamente e chissà che non possa aiutare questo titolo ad essere ulteriormente riscoperto come meriterebbe.

Leviathan (1989) film posterIl 17 marzo dello stesso anno aveva esordito nelle sale americane Leviathan, coproduzione italoamericana targata Filmauro/MGM. Un film che non brilla certamente per originalità, ma per quanto prenda ispirazione da The Abyss in merito ad ambientazione (e onda da cavalcare), è ad altri titoli che guarda per genere e direzione da prendere, evitando intelligentemente una competizione controproducente.

David Webb Peoples scrive il soggetto (e poi la sceneggiatura, insieme a Jeb Stuart) rifacendosi chiaramente a titoloni come Alien o La Cosa, riuscendo a costruire un prodotto semplice e derivativo ma sicuramente efficace. Grosso del merito va a George Pan Cosmatos che capitalizza un mix di elementi che si collocano tutti al posto giusto. Ad iniziare da un buon cast, capeggiato da Peter Weller e Richard Crenna, passando per un’ambientazione suggestivamente claustrofobica.

E ancora, disgustose mutazioni genetiche e creature mostruose frutto di gradevoli effetti vecchia scuola che, non a caso, portano la firma del team di Stan Winston – ed è quasi paradossale che uno dei pregi del film sia attribuibile ad uno, come Winston, che di James Cameron era amico e collaboratore.

Ma il vero punto di forza si rivela un’azzeccatissima atmosfera fatta di mistero e sensazione di pericolo imminente, la morte è nell’aria fin dal principio, è solo questione di capire quando e come colpirà. Leviathan viene girato tra Golfo del Messico, Mar Adriatico e Malta ma la strana particolarità sta nel fatto che solo una manciata di sequenze sono state realizzate davvero in acqua, mentre il resto delle sequenze bugiardamente subacquee viene girato in studio a Cinecittà simulando le profondità marine attraverso giochi di luce e particelle in sospensione, ricordando quasi gli escamotage utilizzati trent’anni prima ne Il Segreto di Mora Tau.

Un onesto monster movie, si rivela una piacevole visione, non s’inventa nulla ma si colloca con assoluta dignità all’interno di un filone di genere. Se Rambo II, Cobra e Tombstone rappresentano il ‘Triplete’ di George Pan Cosmatos, Leviathan può essere considerato una degna supercoppa. Oltre ad essere uno dei rarissimi film buoni nella discutibile filmografia di Aurelio De Laurentiis. Realizzato con un budget di 25 milioni di dollari, floppa al botteghino non riuscendo nemmeno a coprire la spesa. Disponibile in dvd Filmauro.

creatura degli abissi film poster 1989Il terzo gradino di questo podio acquatico viene occupato da DeepStar Six, produzione Carolco con distribuzione TriStar, arriva in Italia col titolo Creatura degli Abissi. Lo script porta la firma di Lewis Abernathy, amico di James Cameron, il quale chiede di ritardare il film per evitare eventuali conflitti con il suo The Abyss, ottenendo però una risposta negativa che raffredderà i rapporti tra i due fino a Titanic, in cui Abernathy ha un piccolo ruolo da attore.

La regia viene affidata a Sean S. Cunningham, che da Venerdì 13 si porta dietro anche il compositore Harry Manfredini. Creatura degli Abissi pizzica evidentemente qualcosa da altri contesti filmici, con una storia più vicina a Leviathan che a The Abyss. Un film che vorrebbe unire avventuroso e monster movie con le due parti che però non sono equilibrate, il rapporto è di almeno 80 a 20. L’ambientazione claustrofobica aiuta a creare una situazione di pericolo, purtroppo poi si va avanti a problemini di sopravvivenza in attesa di un’esplosione definitiva che tarda decisamente ad arrivare.

Mi riferisco al mostro che si fa attendere davvero troppo e quando entra in scena non ci resta per il tempo necessario. Ed è un peccato, perché la creatura porta quel brio che nella prima ora era gradualmente venuto a mancare. Debutta in sala il 13 gennaio 1989, riesce almeno a recuperare il budget di circa 8 milioni di dollari. Il dvd italiano è edito da Quadrifoglio, è fuori catalogo ma non ancora irreperibile.

La nostra nuotata però non finisce qui. Per completezza segnalo altri due film sul tema usciti sempre lo stesso anno. Robetta dtv che serve più per consolidare il concetto sul corposo filone subacqueo del 1989, che meritare di essere recuperata. Mi riferisco a The Evil Below e Lords of the Deep.

Lords of the Deep (1989) film posterIl primo, arriva anche in Italia come Abissi Profondi, la cui distribuzione si limita per fortuna alla sola VHS. L’aggancio col mare è un po’ una forzatura, il film si svolge per la quasi totalità sulla terraferma mentre le poche sequenze subacquee sono incentrate su del semplice snorkeling a profondità decisamente contenute. Sebbene il titolo possa far pensare a qualcosa di horrorifico, il genere è un altro. Canonica caccia al tesoro (una nave affondata) con cattivoni al seguito che tentano di impossessarsi del bottino.

Noiosissima poverata senza capo né coda diretta da Jean-Claude Dubois, un tizio con un unico film in carriera. Ad inizio e fine pellicola compare un barracuda, inserimento che potrebbe essere un richiamo all’omonimo film del 1977 con cui condivide il protagonista, Wayne Crawford, che qui si prodiga anche a dare una mano (non accreditata) al regista di cui sopra.

Chiudiamo con Lords of the Deep, che va menzionato per il suo produttore, l’esperto Roger Corman, e per il suo rapporto con James Cameron, che chiude idealmente il cerchio del nostro discorso. In un certo senso, Corman aveva scoperto il talento del giovane Cameron, con cui aveva lavorato ne Il Pianeta del Terrore e I magnifici sette nello Spazio – oltre che in Android, che Roger co-produce senza farsi accreditare. Roger Corman fiuta subito la corrente messa in moto da The Abyss e non può esimersi dal tuffarcisi.

Il film, però, è poca roba. Scenografie e costumi riportano agli anni 60, al punto che viene quasi da chiedersi se non ci sia Gene Roddenberry tra i realizzatori. Nonostante questo, il quadro per quanto modesto sembra sul punto di guadagnarsi una sua credibilità, aiutato anche dalla professionalità di Bradford Dillman – già con Corman nel cult Piranha, ma il vero problema è che praticamente non succede nulla.

Girato in prevalenza in interni, ritmo palloso ed assenza di avvenimenti rilevanti, la gente muore fuori campo con la creatura che non si vede quasi mai. Finale che prova timidamente a dare segni di vita, ma la visioni ed il messaggio banalmente ecologista non aiutano. Per quello che mi risulta, dovrebbe essere inedito nel nostro paese.

Il 1989 può essere quindi ricordato come l’anno degli abissi, ambientazione che col suo fascino inquietante fatto di mistero, morte e pericolo, si presta da sempre ad un utilizzo cinematografico. Alla fine, la Sirenetta decide di abbandonare di buon grado la vita in fondo al mare, ignorando bellamente i consigli cantati di Sebastian. Coincidenze?

Di seguito i trailer di The Abyss, Leviathan e Creatura degli Abissi: