Voto: 6/10 Titolo originale: Snow White: A Tale of Terror , uscita: 18-07-1997. Budget: $26,000,000. Regista: Michael Cohn.
Dossier: Biancaneve nella Foresta Nera, una Sigourney Weaver teatralmente malefica
22/03/2025 recensione film Biancaneve nella Foresta Nera di Gioia Majuna
Una piccola perla kitsch del fanta-horror televisivo anni ’90

L’horror televisivo degli anni ’90 ha prodotto numerose gemme dimenticate, ma poche sono tanto bizzarre, involontariamente esilaranti eppure straordinariamente affascinanti come Biancaneve nella Foresta Nera (Snow White: A Tale of Terror), favola gotica horror andata in onda su Showtime nel 1997 (in Italia direttamente in home video).
Con una Sigourney Weaver completamente fuori dagli schemi, una giovane Monica Keena (che avremmo ritrovato in Freddy vs. Jason) nei panni della protagonista e un tono che alterna il kitsch più assurdo a momenti di melodramma sincero, questo film rappresenta un unicum nel panorama delle rivisitazioni oscure delle fiabe.
Tecnicamente una produzione a basso budget, si presenta con tutti i segni distintivi del genere televisivo dell’epoca: una colonna sonora a tutto sintetizzatore, costumi da fiera rinascimentale e una fotografia che richiama i set della beneamata Full Moon o, trattandosi di Showtime, quelli dei soft erotici di mezzanotte.
La Keena è Lilli Hoffman, una versione alternativa di Biancaneve, con un’interpretazione melodrammatica che ben si inserisce nel tono generale della pellicola. Sam Neill, nei panni del padre di Lilli, riesce quasi a sfiorare l’overacting senza mai cadervi del tutto, nonostante la discutibile parrucca. Gil Bellows, invece, nei panni di Will, capo di un gruppo di minatori derelitti che sostituiscono i nani tradizionali, rappresenta probabilmente la scelta di casting meno riuscita.
Ma il cuore di Biancaneve nella Foresta Nera – o meglio, il suo cuore impazzito – è Sigourney Weaver, nei panni della matrigna Claudia. L’attrice, famosa per la sobria intensità con cui affronta ogni ruolo, qui decide consapevolmente di abbandonare ogni freno.
La sua trasformazione da donna ferita a strega vendicativa è un crescendo di follia teatrale: seduce il fratello Gustav prima di ucciderlo, si rotola compiaciuta accarezzando un cuore umano e sfiora perfino il cannibalismo. Il tutto con una serietà così disarmante che, pur nella sua assurdità, il personaggio risulta magnetico.
Il film rilegge Biancaneve senza filtri Disney, riportandola all’assurdità delle versioni originali dei fratelli Grimm: tentativi multipli di omicidio attraverso corpetti soffocanti, pettini velenosi e mele avvelenate, con un finale in cui la regina è costretta a danzare fino alla morte in scarpe roventi. In questo contesto, la performance della Weaver assume un senso: la nomination agli Emmy ricevuta lo conferma. Il suo è un personaggio che abbraccia il grottesco con consapevolezza, donando al film una forza disturbante e memorabile.
Nonostante gli elementi da B-movie e i limiti produttivi, Biancaneve nella Foresta Nera riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Anche se molte scelte estetiche e narrative possono sembrare fuori luogo, non si può dire che manchi di coerenza interna. Ogni elemento contribuisce a creare un’atmosfera malsana, gotica e affascinante nella sua esagerazione. I momenti migliori arrivano proprio quando il film si prende completamente sul serio, e proprio per questo risulta così assurdo.
Alla regia troviamo Michael Cohn, noto per titoli come Sacrifice, Interceptor e When the Bough Breaks, che qui firma la sua opera più nota, benché dimenticata.
È difficile classificare questo film: potrebbe un giorno essere rivalutatao come un cult kitsch o continuare ad essere considerato un esperimento strampalato fallito. In ogni caso, guardarlo significa tuffarsi in un’esperienza unica, che non lascia spazio alla noia. Confusione e sbigottimento sono più che probabili, ma mai l’indifferenza.
Di seguito trovate intanto il trailer di Biancaneve nella Foresta Nera:
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