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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Final Destination 3 , uscita: 09-02-2006. Budget: $25,000,000. Regista: James Wong.

Dossier: Final Destination 3 di James Wong, formula vincente si aggiusta (per il meglio)

10/07/2023 recensione film di Marco Tedesco

Nel 2006 la saga tornava nei cinema guardando al passato ma introducendo novità importanti e apprezzabili

final destination 3 film 2006

Caspita, ad ogni nuovo capitolo i film della saga di Final Destination migliorano. Questo è probabilmente quello che hanno pensato i fan all’incessante ricerca di caos e morti ‘creative’ nel 2006, anno di uscita del numero 3 nei cinema (come sappiamo, da lì in poi sarebbe arrivato l’inesorabile tracollo a smentirli …).

Gli elementi che rendono questo terzo capitolo facilmente apprezzabile sono quella che è forse la migliore sequenza d’apertura della serie, una protagonista che han effettivamente preso parte a una scuola di recitazione, dialoghi non costantemente ridicoli e una conclusione che (finalmente) non tradisce. Poi, naturalmente, ci sono i trapassi, che sono un delizioso miscuglio di depistaggi e di subdole elaborazioni del meccanismo di Rube Goldberg. Il divertimento – come abbiamo imparato – non sta tanto nel capire CHI la spunterà, ma COME la spunterà.

FinalDestination3.jpgIl regista James Wong, affronta il momento di massima carneficina con macabro senso dell’umorismo. Final Destination 3 sostituisce le risate involontarie dei suoi predecessori con una comicità intenzionale, e questo va inevitabilmente a suo vantaggio.

La Morte – il serial killer per eccellenza – è di nuovo in preda alla sua ineluttabile furia. Ha persino un main theme (no, non è Don’t fear the Reaper …). Ma la poveretta deve esercitarsi di più con la letale falce. Ha una pessima mira e fallisce nel tentativo di uccidere un gruppo di ragazzi nel corso di un incidente sulle montagne russe, quindi ora deve prendersi la briga di rincorrerle per rimediare.

Certo, questo permette una maggiore varietà e inventiva, ma pensate alle altre diavolerie che potrebbe architettare … Ci sono dieci sopravvissuti inaspettati che la Morte deve abbattere uno per uno. Un incidente con un macchinario abbronzante (che regala anche un po’ di nudità), un incidente in un fast food (che sostiene che all’interno ci sia un servizio migliore), un allenamento andato male, un incidente con una sparachiodi e così via…

La nostra eroina, Wendy (Mary Elizabeth Winstead), e il nostro eroe, Kevin (Ryan Merriman), scoprono però cosa sta tramando il Tristo Mietitore. E lo fanno senza l’aiuto di un balbettante Tony Todd, l’ex Candyman apparso nei primi due film di Final Destination. Ma riusciranno a fermarlo? Mettiamola così: pensate davvero di poter avere molto successo contro un tizio alto in tunica nera che brandisce una spada molto affilata?

C’è abbastanza creatività nel modo in cui i personaggi vengono eliminati che Final Destination 3 mantiene alto l’interesse dello spettatore fino quasi alla fine, quando le morti si fanno più rapide, organizzate con meno eleganza e sono ormai ‘stanche’. Apprezzabili in particolare sono i 15 minuti iniziali, che introducono i personaggi senza grandi fronzoli e generano suspense prima – e durante – la corsa sulle montagne russe del destino. Chiaramente, non è un film da vedere il giorno prima di visitare un parco di divertimenti.

Detto questo, man mano che si procede, Final Destination 3 si fa via via più sciocco e improbabile, un po’ come avveniva con Final Destination e Final Destination 2, ma le uccisioni continuano fino agli ultimissimi minuti.

Nessuno dei protagonisti degli altri capitoli fa la sua comparsa qui, anche se ci sono riferimenti agli eventi successi in entrambi. La Morte è l’unico personaggio che ritorna, e non ha certo bisogno di un attore o di un costume. La coraggiosa Wendy è interpretata da Mary Elizabeth Winstead (reduce da Sky High – Scuola di superpoteri), che offre una performance competente come ci si potrebbe aspettare in queste circostanze terribili. Da lì la sua carriera sarebbe – giustamente – decollata.

Non si può dire lo stesso del suo partner maschile, Ryan Merriman, che l’anno prima era apparso in The Ring 2. È un generico ragazzotto di bell’aspetto, i cui limiti di talento non sono messi alla prova da ciò che la sceneggiatura gli richiede. Nessun altro nel cast di Final Destination 3 lascia comunque un’impressione particolare: sono corpi in attesa di essere imbustati.

Mary Elizabeth Winstead in Final Destination 3 (2006)Come detto, Final Destination 3 ha – sorprendentemente – qualcosa in più rispetto ai due capitoli che l’hanno preceduto. È messo insieme con un minimo di abilità. Si è cercato maggiormente di sviluppare e identificare i personaggi. I dialoghi non sembrano una compilation di cliché e di urla (anche se nessuno li paragonerà a Shakespeare. E c’è una legittima tensione durante alcune scene di pre-morte.

Certo, c’è una ‘formula’ associata a come si sviluppano, ma il divertimento sta nel decifrare il modo in cui verranno inscenati i dettagli. Inoltre, i jump scare sono ridotti al minimo. Segno che il regista aveva fiducia nel materiale che maneggia. Passi da giganti per lui rispetto a The One del 2001.

Insomma, come dimostrarono gli ottimi incassi (118 milioni di dollari globalmente a fronte dei 25 di budget), il pubblico di metà anni 2000 era ancora ampiamente disposto a lasciarsi trascinare in sala dalle promessa di abbondanza di sangue e di gore cartoonesco (fu classificato Rated R). Forse a prescindere dall’effettiva ‘qualità’ del film. Ma questa è un’altra storia.

Di seguito trovate la clip con l’incidente sulle montagne russe da Final Destination 3:

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