Voto: 6/10 Titolo originale: RoboCop , uscita: 30-01-2014. Budget: $120,000,000. Regista: José Padilha.
Dossier: RoboCop di José Padilha, un reboot impossibile ma non privo di spunti
04/04/2022 recensione film RoboCop di Marco Tedesco
Nel 2014, Joel Kinnaman e Gary Oldman erano i protagonisti di un film che provava, con alterne fortune, a tenere testa al classico del 1987
In termini sia di film di fantascienza che di cinema degli anni ’80 più in generale, RoboCop è stata una vera e propria opera unica. Realizzato da un gruppo di attori e di maestranza all’apice del loro potere creativo – non ultimo il regista Paul Verhoeven, al suo secondo lavoro in lingua inglese (il primo era stato L’amore e il sangue del 1985) – RoboCop era stato molto più di un semplice action hollywoodiano.
Si era rivelato un western sci-fi su un poliziotto in cerca di vendetta. Era stato una satira della politica americana degli anni ’80 e della spietatezza delle grandi aziende. Era stato una meditazione sulla natura stessa dell’esistenza, una sorta di rivisitazione di Frankenstein. Era stato una black comedy che prendeva in giro i media a stelle e strisce contemporanei.
I creatori dei vari sequel di RoboCop non erano riusciti in seguito a catturare gran parte del tono e della potenza dell’originale del 1987, quindi non è sorprendente che, nonostante l’eccezionale talento del regista brasiliano José Padilha, nemmeno il suo remake ci sia riuscito. Eppure in qualche modo RoboCop 2014 si avvicina più di quanto fosse possibile immaginare, e a differenza di altri recenti rifacimenti e reboot, non appare come una versione annacquata e deformata del capostipite – o, ancora peggio, un classico cinecomic progettato per vendere giocattoli.
L’apertura di RoboCop, sostenuta dalla gradita ripresa dello stridente tema musicale di Basil Poledouris, è solida. Sono passati circa 15 anni, e l’America è ancora coinvolta nelle guerre in Medio Oriente. Ma ormai le forze in carne ed ossa sono state sostituite da robot pesantemente armati, permettendo la pacificazione di territori stranieri senza la minaccia di perdere soldati ‘ordinari’. I media repubblicani, rappresentati dall’opinionista Pat Novak (Samuel L. Jackson), considerano questa una vittoria e sostengono che una legge che vieti l’uso di forze meccaniche sul suolo americano dovrebbe essere abrogata.
I creatori di questi robot, la minacciosa OmniCorp, è irritata dal rifiuto da parte del governo americano di sostituire i poliziotti umani coi loro droidi di sicurezza, e l’amministratore delegato Raymond Sellars (Michael Keaton) escogita così un piano di pubbliche relazioni per conquistare sia i politici sospettosi che i loro elettori: fondere il corpo di un essere umano con un robot, creando così un ibrido mortale che eseguirà gli ordini dei suoi superiori pur mantenendo l’aspetto di un affabile poliziotto di quartiere.
Dopo una breve ricerca, Sellars e lo scienziato cibernetico Dennett Norton (Gary Oldman) scelgono Alex Murphy come loro candidato. Agente di Detroit gravemente ferito da un’autobomba, la vita di Murphy viene consegnata dalla moglie addolorata Clara (Abbie Cornish) agli avvocati senza scrupoli della OmniCorp. Alex poco dopo si risveglia e trova il suo corpo trapiantato in una macchina corazzata, e mentre viene spinto a tornare in servizio come prototipo di nuovo uomo di legge, diventa il fulcro inconsapevole di una campagna di PR sia aziendale che politica.
Ci sono molte nuove idee nella prima ora di RoboCop, alcune delle quali fanno veramente riflettere. La sequenza di apertura, in parte ambientata in un’anonima città mediorientale, è efficacemente messa in scena, e la vista dei nuovi, torreggianti ED-209 del remake che urlano “La pace sia tra voi” ai civili terrorizzati che tremano sui marciapiedi è memorabile.
L’Alex Murphy di Joel Kinnaman, qui un duro poliziotto sotto copertura che fa coppia con Jack Lewis (Michael K. Williams), è un protagonista valido, e nonostante un’introduzione un po’ brusca, entra nel vero del gioco quando si sveglia per ritrovarsi all’interno della prigione di metallo che è il suo costume da RoboCop. Il fatto che sia effettivamente in piedi quando lo vediamo per la prima volta (piuttosto che seduto su una specie di trono, come nella versione del 1987) ricorda immediatamente la trasformazione di Hayden Christiensen in Darth Vader in La Vendetta dei Sith, ma non importa: la performance stessa respinge rapidamente questi parallelismi, passando attraverso stati di rabbia, di dolore e di accettazione riluttante mentre lo scienziato di Gary Oldman lo calma dolcemente.
In questi momenti emotivi e nelle scene di azione più rumorosa che li interrompono, José Padilha mostra tanto del notevole talento che lo aveva reso un nome caldo con Tropa de Elite – e, in effetti, esplora tematiche simili in RoboCop – ma viene azzoppato in parte da una sceneggiatura che non riesce mai ad ingranare la marcia giusta. Dove il classico di Paul Verhoeven passava con decisione dal brutale omicidio di Murphy alla sua resurrezione e successiva vendetta, la nuova versione – scritta da Joshua Zetumer – perde a un certo punto la bussola, annaspando in mezzo a una trama irrilevante che coinvolge un trafficante di armi e diversi sbirri corrotti.
La storia soffre anche enormemente della mancanza di un cattivo così folle o carismatico come il Clarence Boddicker di Kurtwood Smith del 1987; Jackie Earle Haley si getta alle calcagna dell’eroe nei panni di una specie di militare prepotente che non ama l’idea di vedere persone dentro a tute robotiche, mentre un Michael Keaton un po’ fuori posto si limita a sorridere da dietro una scrivania come il tipico ‘burattinaio’, ma sono un misero sostituto per i brutali criminali del film anni ’80. I nuovi droidi di sicurezza ED-209, rinforzati e più numerosi, vengono introdotti come l’unica minaccia veramente credibile di RoboCop, ma si vedono raramente fino all’ultimo atto, che sembra troppo affrettato per soddisfare veramente.
Eppure, nonostante tutti questi problemi, qualcosa della brillantezza del primo RoboCop traspare. Alcune immagini piuttosto sorprendenti – persino disturbanti – minacciano di rivaleggiare con alcune di quelle dell’originale, e molti dei nuovi temi presentati qui colpiscono davvero nel segno.
Il RoboCop di José Padilha non è il futuro delle forze dell’ordine, ma un espediente – un’esca per ingannare il governo e aumentare i margini di profitto della OmniCorp. La tematica dell’avidità delle mega corporazioni qui diventa qualcos’altro: il nuovo film parla piuttosto di come le grandi aziende e i media possono manipolare l’opinione pubblica, e di come la tecnologia può intrappolarci mentre ci fornisce l’illusione della libertà.
Prima della sua uscita nei cinema, ci furono molte speculazioni sul design della nuova armatura di RoboCop, e se il remake avrebbe mai potuto eguagliare la pura ferocia (sia in termini di umorismo che di violenza) dell’originale di Paul Verhoeven. Come si è poi scoperto, l’armatura nera è in realtà perfettamente utile nel contesto di questa storia, e José Padilha non lesina sulla quantità di violenza.
Detto questo, però, la genialità del RoboCop del 1987 non risiedeva tanto nel design del costume del protagonista o nelle scene d’azione – anche se furono fattori innegabili per il suo successo – quanto nella situazione del personaggio al suo centro. Alex Murphy è sempre stato un eroe tragico, e lo rimane anche qui. È un’anima perduta trattenuta in vita contro la sua volontà piuttosto che un ‘messia’ con una pistola; uno schiavo del suo stesso software. E proprio come il terribile destino che aveva colpito il Murphy di Peter Weller ci aveva fatto empatizzare con lui, così adesso il pubblico vuole vedere il Murphy di Joel Kinnaman diventare qualcosa di più di un iPad che cammina e spara.
Se è innegabile che questo rifacimento è destinato a vivere all’ombra dell’originale, RoboCop 2014 almeno riesce a evitare il destino di diventare la macchina da merchandising sdentata approvata da uno studio di Hollywood che alcuni temevano. È un film difficile da classificare in termini di valutazioni stellari, ma a conti fatti, non possiamo fare a meno di concludere che il risultato del nuovo RoboCop superi i suoi problemi. Provate a guardare oltre i molteplici difetti di RoboCop, e troverete più di un brandello dello spirito oscuro del film del 1987 che ancora prosperano al suo interno.
Di seguito una scena di RoboCop 2014:
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