Al Festival di Sitges il regista ci ha parlato della sua ultima fatica, ma anche ripensato ad Unbreakable, Split e il Sesto Senso, parlando delle sue paure e del fondamentale bisogno di libertà espressiva a ogni costo
È un luogo comune, quando pensiamo al cinema di M. Night Shyamalan, parlare dei suoi celebri colpi di scena finali come del suo segno autoriale più riconoscibile. Tuttavia, probabilmente nessuno aveva previsto il clamoroso twist di Split, che, a 16 anni da Unbreakable – Il predestinato, si è rivelato al pubblico come un sequel capace di innescare in pochi fotogrammi un inaspettato universo condiviso di supereroi ben più anomalo del normale. Non è tutto però. La fugace comparsata di Bruce Willis non ha solamente anticipato l’annuncio dell’imminente Glass, ma ha anche rilanciato alla grande la traballante carriera del regista di origine indiana. C’è stato un tempo in cui “un film di M. Night Shyamalan” era sinonimo di successo commerciale e il suo nome era legato a uno status di prestigio. Inspiegabilmente la sua popolarità è andata calando, con gli spettatori che hanno accolto Lady in the Water, E venne il giorno e The Village con lo stesso entusiasmo di suoi lavori precedenti. Con L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth il pubblico ha infine perso la speranza. Prima però in punta di piedi con The visit e poi con la grande sorpresa Split, M. Night Shyamalan è tornato a Hollywood trionfante dalla porta principale e le aspettative per la sua ultima fatica sono schizzate alle stelle.
Come lui stesso ci ha spiegato:
Ogni momento [della scena] è stato disegnato sullo storyboard e null’altro è stato girato. Esattamente in quell’ordine e in quel modo. L’abbiamo girata in due giorni e con una metodologia molto specifica. […] Normalmente le scene d’azione vengono realizzate in modo molto efficace con multicamere e montate con molti tagli e movimenti. Ogni taglio è un battito di ciglia, un nuovo pensiero … e crea una qualche accelerazione. Quando si utilizzano i campi lunghi, questi sono percepiti in modo molto diverso e lo spettatore può godere di questo tipo di azione con l’adeguata suspense quando ogni movimento è ben orchestrato.
Quando nel 2000 gli venne in mente l’idea di Unbreakable – Il predestinato, i grandi studi di Holywood non credevano che un film sui supereroi potesse avere successo. Come ha riconosciuto M. Night Shyamalan:
La Disney non voleva venderlo come cinecomic, perché riteneva che così facendo si sarebbe rivolta a una nicchia molto piccola, poche persone che andavano alle Convention di settore, un gruppo di nerd.
Anche se fin dall’inizio aveva in mente di fare un sequel, il regista ha finito per scartare quella possibilità, visto che il pubblico non era ancora abituato agli universi cinematografici tanto in voga invece oggi:
Parlando delle sue personali paure, Night Shyamalan ha poi ricordato che quando era piccolo, un giorno tornò a casa con la sua famiglia e trovò la porta aperta. Suo padre entrò per primo con il cane, convinto che avrebbe trovato un pazzo seduto sul letto ad aspettarli. Questa idea, che è anche l’inizio di Il Sesto Senso, è rimasta impressa a fondo nella mente del regista:
Una parete che sanguina per me è qualcosa di fantastico. Non vado a casa e mi preoccupano che i muri inizino a sanguinare […. ] Per me, un incidente ferroviario, un incidente automobilistico, un evento in cui le persone che ami possano finire ferite … quelle sono le cose reali che mi spaventano.
Prima che il suo nome diventasse famose in tutto il mondo, il regista aveva già però girato due film per famiglie che “nessuno ha visto” (Praying with Anger nel 1992 e Ad occhi aperti nel 1998) e, come lui stesso ha ammaesso:
Sarebbe stato meglio se avessero rimosso il mio nome dai poster. Il Sesto Senso, questo è quello che tutti si aspettano da me.
Il mio istinto è sempre quello di fare qualcosa di contenuto. Se giro un film con una invasione aliena, lo racconto dal punto di vista della casa, solo di quella specifica abitazione e di chi la abita.
Con le sole eccezioni di L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth, tutti i suoi lavori non hanno fatto mai grosso affidamento su grandi effetti speciali visivi o su budget esorbitanti, proprio perchè M. Night Shyamalan vuole raccontare storie dai contorni molto marcati, con l’azione che si limita a una singola famiglia o una comunità:
Ci sono due parti in me: da un lato mi piace spaventarvi e farvi saltare sulle sedie; dall’altro sono un ragazzo molto sentimentale, ho quattro figlie e piango ogni giorno!
La sua visione, così personale, oscura e intima, di solito non è qualcosa che, in linea di principio, i grandi studi hollywoodiani riescono a comprendere a fondo. Pertanto, probabilmente a causa della caduta della sua popolarità, per anni ha provveduto da solo a finanziare i suoi lavori:
L’uso del colore sarà un altro elemento chiave in Glass. Approfittando dei riferimenti ai fumetti, ogni personaggio ha un colore che lo identifica: la luce verde per David Dunn; il viola per Elijah, “il colore della regalità” e infine l’ocra per la Bestia, “una specie di profeta”:
Unbreakable era quasi monocromatico. I colori iniziano a comparire a poco a poco. […] In Split non ho potuto lasciar trasparire gli stessi colori perché nessuno doveva sapere che fosse un film tratto da un fumetto. Ora però posso giocare con questi tre colori. Glass parla di queste tre personalità e di come esse stesse si vedono.
Se è vero che l’idea di Glass è balenata nella mente di M. Night Shyamalan fin dal lontano 2000 e che nemmeno i fan più accaniti di Unbreakable avrebbero potuto sperare in un sequel – o addirittura una trilogia -, c’è tuttavia una persona che fin dal primo giorno a chiesto al regista di realizzare un seguito e che non ha mai mollato la presa:
Se il finale di Split è stata una sorpresa con tutte le lettere maiuscole per gli spettatori, immaginate quindi la sorpresa per Samuel L. Jackson:
L’ho chiamato e l’ho invitato a vedere il mio nuovo film e gli ho detto che quando sarebbe terminato c’era qualcosa di cui avrei voluto discutere con lui. Come concordato mi ha telefonato e mi ha detto: ‘Che cosa significa?!’ E allora gli ho risposto: ‘Che facciamo il sequel, motherfucker!’
Concludendo l’incontro, M. Night Shyamalan ha confessato:
È una sfida mantenere grande una carriera. Ecco perché mi piace correre dei rischi e sperimentare luoghi diversi, provando toni differenti. Cerco di mantenere la freschezza di uno studente.
Samuel L. Jackson torna in Glass nei panni di Elijah Price / Mr. Glass, mentre Bruce Willis è ancora una volta David Dunn. I due personaggi incroceranno i loro cammini “La Bestia” di James McAvoy. Ritroveremo anche Sarah Paulson e Anya Taylor-Joy, già presenti in Split. Spencer Treat Clark sarà invece nuovamente Joseph Dunn, con Charlayne Woodard nei panni della madre di Elijah Price.
In attesa di vederlo nei nostri cinema dal 17 gennaio 2019, di seguito trovate il secondo full trailer italiano e internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Glass: