Esclusivo | Intervista a Don Coscarelli, da John Dies at the End 2 a Phantasm: Ravager
07/11/2016 news di Alessandro Gamma
Al Festival di Sitges abbiamo incontrato il regista americano, che ci ha parlato del suo ultimo film e dei suoi prossimi progetti
Nato a Tripoli da famiglia italiana ma ben presto volato in America (non parla una parola della nostra lingua), Don Coscarelli è noto nella cerchia di appassionati quasi esclusivamente per essere il ‘papà’ della saga horror di Phantasm/Fantasmi. E’ però un grande estimatore dello scrittore Joe R. Lansdale, del quale ha adattato Bubba Ho-tep nel 2002 e l’episodio dell’antologia Masters of Horror intitolato Panico sulla montagna (Incident On and Off a Mountain Road) nel 2005.
Al Festival di Sitges abbiamo avuto occasione di parlare con il regista e produttore, giunto in Spagna non solo per presentare Phantasm: Ravager, l’ultimo capitolo della serie iniziata nel 1979 (la nostra recensione), ma anche per ritrovarsi con Bruce Campbell, il protagonista di Bubba Ho-tep, occasione per parlare di nuovi progetti.
Come mai hai scelto di non dirigere Phantasm: Ravager?
Mi sono chiesto quanti film della saga un regista potesse girare in una vita… e quattro probabilmente è sufficiente! [ride]. In realtà Ravager non è partito con l’idea di essere un seguito. Quando abbiamo cominciato ero in ottimi rapporti con quello che ne sarebbe diventato il regista, David Hartman, col quale ho lavorato in Bubba Ho-tep per gli effetti speciali visivi. Lui è un tipo molto prolifico, girava cortometraggi quasi ogni settimana, e così un giorno è venuto da me e mi ha detto ‘Andiamo a girare un corto di Phantasm questo weekend!’.
A me è sembrata una proposta divertente, così ho contattato Reggie Bannister chiedendogli se avrebbe voluto partecipare. E’ stato molto interessante lavorare con David, perchè aveva queste buone idee e una visione unica. Così finito quell’esperimento ci siamo detti che probabilmente sarebbe stato il caso di girare un sequel che concludesse degnamente la saga di Phantasm. Non c’era nessuno che ci offrisse molti soldi e questo mi sembrava un modo moto efficace di radunare un gruppo di amici e mantenerlo ‘semplice’. La storia poi si è evoluta organicamente dopo che abbiamo iniziato a svilupparla.
Come se riuscito a calarti nuovamente nel mondo di Phantasm dopo così tanti anni dal precedente capitolo (Oblivion è del 1998)?
Ho sempre pensato che Oblivion fosse una buona fine per la serie, misteriosa, effimera… Ma questa era sola la mia sensazione. Su Internet e alla Convention la gente era infatti praticamente insaziabile, voleva vedere la part V continuamente e questo mi ha spinto a pensarci. Quello che ho voluto fare con David è stato così di prendere in qualche modo i personaggi principali e condurli verso una sorta di finale soddisfacente e comprensibile. Ritengo che il film sia riuscito bene in questo. Penso che il finale di Ravager sia malinconico e commovente, addirittura triste, mentre cerca di dare una risposta a cosa succede dopo la morte.
Come mai tutta questa ‘segretezza’ fino all’ultimo minuto intorno a Ravager?
Credo che non fossimo del tutto sicuri che saremmo riusciti a finirlo, perchè è stato molto impegnativo, quindi volevamo essere certi prima di tutto di arrivare alla fine. Fortunatamente tutti gli attori coinvolti sono stati piuttosto bravi a mantenerlo segreto. Ma poi quando l’abbiamo terminato e abbiamo dato la notizia ci sono voluti altri due anni per finire la post-produzione e quindi le persone hanno cominciato a fare domande sul fatto che fosse un film reale o qualcosa di inventato.
Puoi dirmi qualcosa del processo di rimasterizzazione in 4K del primo Phantasm e del contributo di J.J. Abrams al progetto?
Ho incontrato un prima volta J.J. Abrams circa 12 anni fa e lui all’epoca era un produttore televisivo. Mi disse che voleva parlare di Phantasm, un film che lui aveva visto quanto era adolescente e che gli era piaciuto molto. Poi un paio di anni fa mi ha chiamato, dicendomi che voleva mostrare Phantasm al suo staff della Bad Robot. L’unico materiale disponibile erano però una vecchia copia in pellicola e il DVD. Così si è mostrato molto sorpreso che non ci fossero copie in alta definizione e praticamente subito si è offerto di ovviare a questo problema, mettendomi in contatto con il capo della sua post-produzione.
Penso abbiano utilizzato questo sistema di nuova generazione chiamato Mistica e ho lavorato a stretto contatto con il colorista, Juan Cabrera. Per circa un anno, ogni settimana mi sono recato per qualche ora presso i loro studi e lavorato al loro fianco. E’ stato bellissimo attraversare questo processo, riparando ogni piccolo difetto, perchè il film venne realizzato con pochissimi mezzi, compresi gli effetti speciali e ora è proprio bello da vedere! [ride]
Per quanto riguarda John Dies at the End, nel libro ci sono alcune sequenze non presenti nel film. E’ stata una scelta dettata dal budget?
Si. Nel mezzo del racconto c’è questo momento che sarebbe stato estremamente costoso, forse addirittura impossibile da girare, quindi ho capito subito che avrei dovuto toglierlo. Ho chiesto all’autore del libro come si sarebbe approcciato a un adattamento e lui mi ha dato lo stesso suggerimento. Mi ha fatto piacere che fosse della mia stessa idea, ma è stato un peccato. Ci sono altre cose interessanti nel racconto che ho dovuto eliminare, ma forse un giorno potranno essere integrate in un sequel.
A questo proposito, l’idea di un seguito è qualcosa di concreto?
Io sono interessato, il vero problema è sempre trovare i soldi per farlo. Quando hai intenzione di portare sullo schermo materiale strano o impegnativo è sempre molto difficile. Potrei raccontarti storie su come mi sono presentato a diversi Studi con la sceneggiatura di Bubba Ho-tep in mano e sentirmi dire ‘Chi vuole vedere Elvis in un ospizio a lottare contro una mummia??’ In ogni caso, ho chiesto allo scrittore del libro, David Wong, cosa ne pensava dell’idea di farne uno show televisivo.
Lui in tipo due giorni mi ha mandato una pagina completa di come avrebbe potuto essere una serie TV. Hai presente che ci sono una trama A e una trama B? Ecco, la sua idea era che per la A avrebbe compreso il ‘mostro della settimana’, un qualche tipo di strana mostruosità che i protagonisti avrebbero dovuto affrontare, mentre la B avrebbe visto i ragazzi lottare per trovare i soldi per pagarsi l’affitto. C’è quindi questo buffo contrasto…
E per quanto riguarda Bubba Nosferatu: Curse of the She-Vampires?
Penso che sarebbe meglio fare questa domanda a Bruce Campbell! [ride] A parte gli scherzi, penso che ci siano molte altre interessanti storie di Elvis che potrebbero essere raccontate.
Negli anni ’80 l’horror si mescolava molto di più con la commedia, mentre ora sembra inglobare solo elementi drammatici. Cosa ne pensi?
Credo che il pubblico potrebbe rifiutare film horror contenenti un alto tasso di humor oggi. Questo potrebbe risalire fino a film come Il cervello di Frankenstein, opere che non venivano prese troppo sul serio… Il lato drammatico invece penso sia decisamente più ‘vendibile’ e capace di fare incassi. I distributori tradizionali probabilmente non sono interessati a girare pellicole eccentriche… Però noi siamo riusciti a girare Bubba Ho-tep con un certo successo e il pubblico lo ha accolto bene, quindi chissà …
Quasi ogni film horror di successo degli anni ’70 e ’80 ha avuto un remake, ma tu tieni duro…
Questo perché fortunatamente sono stato in grado di controllare i diritti, quindi nel bene o nel male ho potuto evitarlo. Sei tentato dalla possibilità di vendere i diritti e fare un sacco di soldi, ma quando gli attori sono giovani e vitali è un po’ difficile. Ero molto amico di Reggie e Angus, quindi mi sentivo male all’idea di vendere tutto o fare un remake, dire loro che magari non sarebbero stati in quel film. Ora che Angus è morto e la saga di Phantasm è concluso potrei anche cambiare opinione. Sono in cerca di una opportunità, magari con un regista visionario che sappia cosa fare con quell’idea.
Quello di cui resto però convinto è che ciò che Angus Scrimm ha riuscito a dare alla serie sia e sarà molto difficile da replicare per qualsiasi altro attore. Sarà meglio puntare su qualcuno che non sia il Tall Man in un eventuale nuovo film di Phantasm ma su qualcun altro come cattivo. Questa credo sarebbe la vera sfida.
Proprio a proposito di Angus Scrimm, com’è stato lavorare con lui un’ultima volta?
Siamo stati davvero grandi amici, perché per oltre 30 anni abbiamo lavorato insieme. Ai primissimi tempi abbiamo fatto tantissima promozione per Phantasm, il distributore ci mandava in giro insieme per ogni città degli Stati Uniti, con Angus che si presentava truccato e con indosso il costume di scena… Abbiamo trascorso dei momenti folli insieme. Ci invitavano negli show televisivi del mattino, dove di solito parlano di cucina, e c’era Angus che guardava nella telecamera e spaventava il pubblico… è stato molto divertente. Era uno di famiglia.
E‘ stata una triste perdita, ma aveva 89 anni e ha vissuto una vita davvero molto ricca. Come forse saprai aveva tutta un’altra carriera come scrittore nel mondo della musica, ha scritto le note di copertina di alcuni album storici, vincendo anche un Grammy. Era un uomo brillante e molto intelligente. Pensa che si ricordava i nomi delle persone che incontrava alle Convention quando li rivedeva anni dopo, i fan lo amavano.
Tutte le tue opere sono frutto di adattamenti di qualche libro, ma la tua opera più famosa, Phantasm, è tutta farina del tuo sacco. Hai intenzione di girare progetti completamente tuoi o preferisci le storie di qualcun altro?
Scrivere è molto difficile. E’ dura sedersi davanti alla schermo di un computer e buttar giù qualcosa che sia estremamente brillante, è una grande sfida. E’ più facile trovarsi davanti a una storia già pronta. Recentemente ho anche messo giù un paio di script assieme a un co-sceneggiatore, che è più semplice, perché non lavori da solo e ho intenzione di continuare a scrivere le mie personali sceneggiature, sperando che qualcuna possa essere finanziata e diventare un film a un certo punto.
E’ buffo perché ogni volta che faccio un’intervista, il giornalista si aspetta che abbia già un progetto subito pronto a partire, ma purtroppo non funziona esattamente così. Non so davvero se farò un altro film, perché è molto difficile trovare i finanziamenti, ti fa pensare che ogni pellicola che riesci a portare a termine sia un dono e potrebbe non essercene un’altra.
I molti anni che passano solitamente tra un tuo progetto e il successivo è quindi una sorta di prezzo da pagare per voler avere il controllo sui tuoi film?
Assolutamente. Sicuramente mi piacerebbe lavorare di più, ma fare un film ti mette addosso una pressione incredibile e forse l’aver fatto così pochi film influirà sulla mia longevità! [ride] Ho avuto un’esperienza molto brutta quando ho girato il mio episodio dei Masters of Horror, molte interferenze creative, quindi mi sono imposto di cercare di fare mai più un’altra esperienza del genere e aspettare l’opportunità giusta.
Per concludere, c’è qualche film che ti ha colpito particolarmente negli ultimi anni?
Mi ha colpito molto Ex Machina, una splendida investigazione sull’Intelligenza Artificiale. Devo ammettere che negli ultimi tempi mi sono piaciuti anche diversi film horror, come It Follows e Babadook.
Di seguito il trailer di John dies at the end:
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