Esclusivo – Intervista a Masaaki Yuasa: le difficoltà dell’animazione oggi, la musica, la tradizione
25/10/2022 news di Alessandro Gamma
Al Festival di Sitges abbiamo incontrato il regista giapponese, che ha presentato lì la sua rock opera feudale Inu-Oh
Ospite d’eccezione al Festival di Sitges 2022, dove ha anche presentato la sua ultima fatica, Inu-Oh (la recensione), abbiamo potuto sederci a fare quattro chiacchiere col regista giapponese Masaaki Yuasa, uno dei più importanti filmmaker attualmente in attività in questo campo.
Lo scorso anno lei ha annunciato che si sarebbe preso una pausa, forse addirittura a tempo indeterminato, dal mondo del cinema di animazione, in polemica col cambiamento dei tempi e delle modalità di produzione dei lungometraggi in Giappone. Ci ha ripensato? Come ha speso questo ‘anno sabbatico’ appena trascorso?
Si è vero, gli ultimi anni sono stati molto impegnativi per me, quindi ho deciso di fermarmi un attimo per capire cosa voglio davvero fare in futuro. Non ho ancora deciso, ma non chiudo nessuna porta.
Quanto è cambiato il modo di girare un film d’animazione da quando ha iniziato? È diventato più ‘difficile’?
La difficoltà principale è che prima c’era un certo tipo di sistema per realizzare un film d’animazione, con un determinato staff, ma ultimamente le cose sono cambiate … Ora mi sembra che ‘adeguare’ lo staff lavorativo alle nuove regole del mercato sia diventato molto complicato …
Quanto è importante per lei il recupero della tradizione e dei valori del passato?
Al di là di quello che racconto in Inu-Oh, che è effettivamente ambientato nel passato, penso che sia decisamente importante rispettare la storia e la tradizione e io personalmente mi diverto molto a fare ricerche e scoprire aspetti del passato di cui non so nulla. Ad esempio, prima di iniziare il mio film sapevo ben poco del teatro tradizionale Noh e mi è piaciuto molto capirlo meglio man a mano che mi documentavo.
Cosa la spinge a scegliere un certo progetto piuttosto che un altro?
I progetti che mi paiono più complicati da realizzare sono quelli che mi attirano di più e mi motivano a provarci. Quando leggo un manga, ad esempio, spesso provo a figurarmi come sarebbe trasportarlo in un film animato. Se mi sembra difficile, allora lo annoto nella lista di quelli interessanti. Ora è difficile anche capire, da regista, se dovrò realizzare un’opera destinata allo streaming o al cinema. Lo streaming garantisce maggiore libertà, ma è più ‘semplice’. Inu-Oh è stato pensato per essere fruito dalla gente al cinema, con tutto quello che ne consegue visivamente e a livello sonoro.
E quale è stato il progetto più difficile tra quelli fino ad oggi diretti?
Sono stati tutti difficili! [ride] Posso dire che ci sono stati alcuni film per i quali non sono riuscito a raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. C’è stato un solo caso in cui non sono stato affatto contento del risultato finale, ma non ti dirò il titolo! [ride]
La musica è spesso centrale nei suoi film. Come lavora coi compositori per integrarla?
Si è vero, la musica per me è importante quanto l’aspetto visivo. Aiuta a esprimere sensazioni e sentimenti almeno quanto le immagini e i dialoghi. Normalmente prima di iniziare un film cerco di capire che tipo di colonna sonora voglio, e poi comincio a lavorare coi musicisti.
A volte mi propongono loro qualcosa e io la combino con le immagini, altre do io indicazioni. Di solito musica e immagini sono due mondi distinti, con la prima che si deve ‘adeguare’ alle seconde, e viceversa. Non c’è una regola. Per Inu-Oh, ad esempio, non avevo in mente da subito che musiche avrei usato.
Inu-Oh nel 2021 è stato presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia. Come ha reagito alla notizia?
Quando me lo dissero fui molto felice, perché si tratta di un Festival con film ‘dal vivo’, non dedicato alla sola animazione. Mi ha fatto piacere che il mio film potesse arrivare a un pubblico più ampio.
Cosa pensa dei film in ‘live action’ tratti da manga e anime?
Si tratta di trasferire uno stile a un altro, molto diverso. Come pure da un manga a un anime. Serve ‘tradurre’ quindi adeguatamente questo passaggio. A me piace l’idea, la trovo una sfida interessante.
Di seguito trovate la masterclass tenuta da Masaaki Yuasa a Sitges 55, ricca di ulteriori spunti:
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