Al Festival di Sitges abbiamo incontrato il regista di Pearl, parlando della sua passione per l'horror e della sua carriera
Ospite d’onore al Festival del Cinema Fantastico di Sitges 2022, dove ha anche presentato Pearl (la recensione), abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Ti West, regista e sceneggiatore 42enne che ha alle spalle già parecchi titoli di genere, da The Innkeepers e The House of the Devil, senza dimenticare il recente X- A sexy horror story, primo capitolo di una trilogia che si concluderà il prossimo anno con MaXXXine.
Tu sei notoriamente un grande estimatore del cinema horror, cui ti sei dedicato fin da giovanissimo. Quanto sono lontano dalla verità se ti dico che nei tuoi film vedo un certo influsso del cinema di genere italiano, specie quello degli anni ’70 e ’80, in cui violenza e sesso andavano più a braccetto?
Non sbagli. Adoro quel periodo d’oro del cinema italiano, con Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci a farla da padroni. L’era del Giallo ebbe un grande impatto su di me la prima volta che vidi quei film, perché ‘feticizzavano’ in maniera cinematografica la violenza, conferendo agli omicidi un’aria operistica, lirica. Qualcosa di unico e mai visto prima di allora. Tutto quello che appare come unico, inedito, artisticamente parlando, in un film è ciò che mi colpisce di più.
Cosa ti ha spinto a scegliere l’horror quando hai iniziato e cosa ti spinge a esplorarlo ancora oggi? In quasi 20 anni di carriera sei passato èer molti sottogeneri, dalla ghost story allo slasher …
Ho sempre amato l’horror, perché è un genere che ti permette di sperimentare al massimo, ma allo stesso tempo, come hai giustamente notato, non mi piace ripetermi e avere la sensazione di star facendo sempre la stesso cosa. Quindi mi muovo tra i sottogeneri. E negli ulti 6 o 7 anni mi ero un po’ allontanato dal cinema, dedicandomi a dirigere episodi di serie per la TV. Ho avuto l’occasione di tornare al lungometraggio con X e poi Pearl e MaXXXine a ruota ed è stata una bella sensazione. Magari terminata questa trilogia mi prenderò un’altra pausa.
Vorrei chiederti ora lumi su un progetto a cui eri stato inizialmente associato, A Haunting in Georgia, il sequel di Haunting in Connecticut del 2009 (alla fine distribuito senza clamore nel 2013)
Là avevano già scelto un ottimo sceneggiatore e anche le altre persone coinvolte erano a posto, ma quando si tratta di fare un film, se non ti trovi sulla stessa lunghezza d’onda con gli altri allora è meglio che ti allontani, perché altrimenti ti ritrovi in mezzo a troppe teste che provano a fare troppe cose diverse … Io non riuscii a sintonizzarmi con la loro idea, quindi preferii lasciare il progetto.
Voglio chiudere con una domanda ‘scomoda’ che riguarda Cabin Fever 2 – Il contagio del 2009, un film che hai sostanzialmente disconosciuto dopo il rimontaggio e le riprese aggiuntive volute dai produttori e non da te
Si … è un film che, diciamo, mi sfuggì di mano … Cose che capitano, credo … sono passati molti anni ormai, ma all’epoca fu molto traumatico. Ci furono una serie di fattori che andarono male e a cui io non potei mettere mano … I produttori intendevano andare in una direzione e io in un’altra, quindi preferii distaccarmene per il bene di tutti e andare a girare The House of the Devil.
Di seguito trovate la masterclass tenuta da Ti West a Sitges, in cui il regista risponde a numerose domande: