[esclusivo] Intervista ad André Øvredal, dal remake di Trollhunter a Mortal, passando per The Autopsy of Jane Doe
24/11/2016 news di Alessandro Gamma
Abbiamo fatto una chiacchierata con il regista norvegese, tornato sulle scene dopo una pausa di oltre sei anni, parlando del suo nuovo film ma anche del prossimo
Conosciuto soprattutto per Trollhunter del 2010, il norvegese André Øvredal è tornato quest’anno sulle scene dopo una lunga pausa con il sorprendente The Autopsy of Jane Doe (la nostra recensione), presentato in anteprima al Festival del cinema Fantastico di Sitges.
Proprio in Catalonia abbiamo avuto modo di incontrare faccia a faccia il regista, chiedendogli i motivi del suo allontanamento dalle scene e parlando del nuovo film e dei prossimi progetti.
Cominciando da The Autopsy of Jane Doe, nel titolo si fa riferimento a una autopsia, ma in realtà scopriamo che c’è molto di più…
Si, ovviamente parla di un’autopsia, ma anche del rapporto tra padre e figlio [Brian Cox ed Emile Hirsch] e delle cose non dette tra loro due. Il titolo però è molto diretto, parla dell’esame autoptico di questa donna sconosciuta. Mi piacciono questi titoli, che dicono di cosa parlerà di preciso il film e quando l’ho letto sulla prima pagina della sceneggiatura ne sono rimasto intrigato.
Quali sono le differenze tra girare un film del genere, in spazi chiusi, e Trollhunter, girato interamente all’aperto e con la camera a mano?
Le principali differenze sono appunto che con TAOJD abbiamo dovuto costruire dei set, decidendo ogni cosa, dal colore del tavolo a quello delle pareti. Mi sono trovato comunque benissimo con la squadra di Londra. Penso che se ti circondi delle persone giuste tutto diventa facile. Credo che fare un film sia una questione di coincidenze… Scegli persone in base a un colloquio e queste potrebbero essere la fortuna o la rovina della pellicola.
Tornando all’autopsia, questa sembra molto precisa e realistica
Si, la sceneggiatura di Ian B. Goldberg e Richard Naing è frutto di ricerche estremamente accurate. Hanno passato un paio d’anni a scriverla, presenziando a vere autopsie e parlando con i medici legali, cercando di capire davvero di cosa stessero parlando. Quando sono salito a bordo del progetto ho continuato a discuterne con dei coroner inglesi, che sono stati costantemente presenti sul set, affiancando gli attori e assicurandosi che tutto fosse fatto nel modo giusto. Ci siamo concentrati molto sul renderlo realistico, quindi sono stato molto contento alla fine quando il medico legale che ci ha aiutato di più è venuto da me e mi ha fatto i complimenti per l’impegno che ci abbiamo messo nel ricostruire il suo mondo.
E perché ci tenevi tanto che questa parte fosse così reale? In fondo si tratta ‘solo’ di un horror
Penso che se passi un po’ di tempo a guardare qualcosa di realistico, con personaggi credibili con problemi reali e tutto è molto radicato nella realtà sia più semplice colpire gli spettatori quando emergono gli aspetti sovrannaturali della vicenda.
Come ti sei trovato a lavorare su una sceneggiatura che non hai scritto?
Lo script mi è stato inviato dalla mia agenzia di Los Angeles. Ricordo che nell’estate del 2013 ero uscito dalla proiezione di The Conjuring – L’Evocazione pensando che fosse un film incredibile e che dovessi girare quanto prima un horror, perché mi aveva così ispirato. Letteralmente un mese dopo mi è stata recapitata questa sceneggiatura e l’ho trovata così spaventosa… In questo caso lo script mi ha parlato e ho capito subito come avrei dovuto dirigerlo, era perfetto per un regista e così in linea con il mio modo di pensare. Era scritto in modo molto cinematografico, coreografato pezzo per pezzo con un crescendo di suspense. Non ho praticamente cambiato nulla, solo piccoli dettagli.
Oltre al film di James Wan citato poco fa, hai preso spunto da altri film o da qualche tipo di materiale specifico per il tono della seconda parte?
Un film che amo molto è Seven, che è così realistico e credibile in ogni aspetto. Quindi quando ho pensato in che modo avrei potuto girare un horror ho pensato subito a come David Fincher e il suo team hanno ripreso fondamentalmente due persone che vanno in giro ed esaminano cadaveri. TAOJD non è poi così diverso.
Come mai sono passati così tanti anni prima di vederti tornare dietro alla macchina da presa?
Si è vero, troppo tempo! Ma pochissimo dopo Trollhunter è nato mio figlio, quindi non volevo lasciare la Norvegia, volevo stargli vicino. Nel frattempo ho lavorato a due progetti piuttosto grossi per Hollywood, che sfortunatamente non sono mai stati realizzati però…
Ultimamente il genere horror sembra interessato solo a spaventi sonori improvvisi o a litri di sangue, ma Jane Doe scegli decisamente un’altra strada
Sono un grande fan del pensiero base di Alfred Hitchcock: organizzi qualcosa e poi ci sono le conseguenze, e devi capire cosa succede nel mezzo, se costruire un crescendo veloce o lento e poi trovare musiche ed effetti sonori e ovviamente anche gli angoli di ripresa. Ero estremamente nervoso per quest’ultimo aspetto, non ho dormito per più di 3/4 ore a notte cercando di capire quale fosse il migliore per ogni scena e come avrebbero dovuto muoversi gli attori.
Cosa ci puoi dire del ventilato remake di Trollhunter?
Non è più in fase di sviluppo, direi che è un progetto morto. Non ho problemi coi rifacimenti. Quello che non capisco è che in un certo senso Trollhunter avrebbe dovuto essere un film americano, o non avrebbe avuto senso rifarlo. E’ un po’ come mettere un americano un Norvegia… Mettere i Troll negli Stati Uniti mi risulta difficile da immaginare. Ci hanno provato però, scrivendone delle sceneggiature e coinvolgendo diversi ottimi registi. Comunque sono contento che non ne facciano un remake!
So che il tuo prossimo progetto sarà Mortal e tornerai a girare in Norvegia giusto? Puoi dirmi qualcosa di più?
Avremmo dovuto iniziare già le riprese, ma abbiamo dovuto posticipare, perchè in Norvegia non si può girare in inverno, c’è troppo buio in questo periodo. Quindi dovrò aspettare l’arrivo della primavera. E’ un film action d’avventura con elementi soprannaturali, su un ragazzo che scopre di essere discendente degli dei nordici. Ne ho scritto anche la sceneggiatura. E’ molto radicato nella mitologia del Nord, anche se sarà ambientato ai nostri giorni.
Di seguito il trailer di Autopsy:
© Riproduzione riservata