Voto: 5/10 Titolo originale: Exterritorial , uscita: 29-04-2025. Regista: Christian Zübert.
Exterritorial – Oltre il confine: la recensione del film action tedesco di C. Zübert (su Netflix)
05/05/2025 recensione film Exterritorial - Oltre il confine di Marco Tedesco
Un prodotto che offre muscoli e ritmo, ma poco altro

Il cinema d’azione soffre spesso di schemi narrativi ripetitivi: le motivazioni dei personaggi si riducono quasi sempre alla vendetta o ai legami familiari, e le trame superficiali non riescono a rendere credibili le difficoltà affrontate dai protagonisti, mentre le sequenze di combattimento diventano rapidamente monotone.
Tuttavia, quando l’azione è sorretta da una spinta emotiva autentica, quando il ritmo incalza con musiche potenti e lo spettatore riesce a immedesimarsi nella corsa verso la sopravvivenza o la vittoria, allora si può parlare di cinema di qualità.
In questo contesto, Exterritorial – Oltre il confine – appena finito nel catalogo di Netflix in esclusiva – si inserisce nel filone delle motivazioni familiari: la storia segue Sara, ex soldatessa della Bundeswehr, mentre fa irruzione nel consolato statunitense di Francoforte per ritrovare il figlio scomparso. Affetta da disturbo post-traumatico da stress, la protagonista si ritrova presto sola, in un ambiente ostile dove ogni figura sembra trasformarsi in nemico.
Le scene d’azione in Exterritorial sono ben coreografate. Chi apprezza protagoniste forti e fisicamente imponenti troverà soddisfazione in numerose sequenze fisiche, tra cui scontri in doccia e fughe rocambolesche da finestre. Tuttavia, oltre al corpo a corpo, il film offre ben poco di realmente coinvolgente.
L’ambientazione del consolato statunitense, che avrebbe potuto rappresentare una location suggestiva e carica di tensione, viene sfruttata in modo piatto: i corridoi e le stanze si trasformano in un labirinto improbabile, pieno di porte chiuse e traffici illeciti, quasi che l’edificio nasconda latitanti e operazioni di spaccio. Un impianto narrativo forzato che, invece di stimolare curiosità, genera confusione.
Siamo di fronte a uno di quei titoli che crede che basti aggiungere una colonna sonora martellante per generare suspense, senza costruire una reale percezione del pericolo. Il soggetto, poco sviluppato, richiama un tropo ormai comune nel genere action-thriller da piattaforma, dove l’apparenza spettacolare tenta di mascherare la povertà della sceneggiatura.
Certi film d’azione puramente “muscolari” possono anche intrattenere, ma solo quando dichiarano fin dall’inizio la loro natura disimpegnata. Quando, invece, come in questo caso, cercano di posizionarsi a metà strada tra la tensione drammatica e il puro intrattenimento, il risultato è spesso deludente.
Jeanne Goursaud offre una prova convincente nel ruolo di Sara, incarnando con credibilità la figura di ex militare segnata dal trauma e madre determinata. La sua presenza scenica è imponente: l’inquadratura dei muscoli, lo sguardo deciso, la coordinazione nei movimenti contribuiscono a rafforzare la resa realistica dei combattimenti. La regia di Christian Zübert regala qua e là momenti visivamente interessanti durante le scene d’azione.
Dougray Scott, con baffi alla Tom Selleck, si dimostra solido nel ruolo di Erik. Il rapporto tra Sara ed Erik, soprattutto nei momenti legati alla genitorialità, introduce un minimo di profondità emotiva.
Purtroppo, il personaggio maschile rimane marginale e poco sviluppato prima che la trama entri nel vivo. Lera Abova nei panni di Irina appare efficace, ma il suo ruolo è quasi irrilevante: sarebbe stato interessante vedere un affiancamento tra le due donne nell’ultima parte del film, invece di relegare Irina a funzione secondaria.
Pur essendo una produzione tedesca, il film assume una dimensione ibrida, a metà tra sensibilità tedesca e impostazione anglofona, dovuta all’ambientazione nel consolato statunitense. Una visione in lingua originale restituisce questa doppia anima, mentre il doppiaggio rischia di trasformare il tutto in un prodotto globalizzato e impersonale, simile a un qualsiasi blockbuster tradotto in automatico per il pubblico internazionale.
Definire Exterritorial un brutto film sarebbe eccessivo. Gli elementi per un buon film d’azione ci sarebbero anche. Il problema non è l’inadeguatezza, ma la mancanza di ambizione: tutto appare derivativo, già visto, come un film ad alto budget che rimescola cliché narrativi con un’unica variazione di facciata pensata per rendere il prodotto “diverso”.
Ma la familiarità è il nemico dell’emozione. Anche le scene che dovrebbero creare suspense—come quella in cui Sara e Irina cercano informazioni mentre il nemico si avvicina—non trasmettono vera ansia, perché l’esito è scontato. L’intensità viene evocata ma mai costruita davvero.
Exterritorial non rientra certo tra i peggiori esempi del genere, ma rimane un titolo medio, dimenticabile. Il ritmo è scorrevole, ma la trama si muove poco, e una riduzione della durata avrebbe probabilmente giovato al risultato complessivo. Non si tratta di una pellicola prevedibile in senso stretto, ma il problema è una certa sensazione di prodotto confezionato, privo di slancio autentico. Il genere ha bisogno di nuove idee per sopravvivere, e questo film non le fornisce.
Chi è disposto a chiudere un occhio su buchi di trama e cerca semplicemente un film ben ritmato, potrebbe anche trovare soddisfazione in Exterritorial. Ma chi cerca originalità, colpi di scena sorprendenti o una struttura narrativa audace resterà deluso. Un momento in particolare, verso il finale, sfiora il ridicolo e rovina in parte quanto di buono costruito. Insomma, un film d’azione medio, ben confezionato ma facilmente dimenticabile.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Exterritorial – Oltre il confine, a catalogo dal 30 aprile:
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