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[Film memories on the road] Levent Çakır – Ho conosciuto l’unico, vero spirito con la scure (Parte II)

24/05/2017 news di Mario Bulletti

Tra i vicoli di Edirne alla ricerca di DVD introvabili

Arrivo finalmente a Edirne dopo aver ammirato da lontano (da mooooolto lontano) le quattro guglie della sua bella moschea, famosa ed antica. Edirne non ha mezze misure: la città comincia subito senza tanti preamboli, senza una periferia o qualche striscia di casette prima di entrare nell’abitato vero e proprio. Comincia tutta all’improvviso.
Un trattore trainato da cavallo (non a vapore) con una bellissima ragazzina zingara, suo fratellino piccolo e il padre intento a dar di forcone. Lei mi guarda, era tutta sudata, con la pelle scura scura e i capelli corvini mossi da una leggera brezza. Quando le zingare son belle, son veramente belle, perlomeno fino ai 20 anni, poi dopo è un disastro. Ma lei era bellissima e assomigliava tantissimo a Bidiraya, la venditrice di fiori al molo di Kadikoy conosciuta nel mio secondo viaggio Prato-Istanbul in scooter, primavera 2012, giusto cinque mesi prima. Mi fermo più avanti a sedere per una sigaretta. Me l’ero meritata dopo tutta ‘sta sgropponata. Il carretto passa, lei sopra continua a guardarmi, io continuo a guardarla. Mi sorride, sorride a suo padre tutta soddisfatta e in cambio si prende una manata in testa.

edirnePoco dopo ecco che una macchina si ferma. Era la famigliola turca appiedata che aveva finalmente trovato il mezzo: evidentemente abitavano li. Mi dicono: “Sali, ti portiamo noi”. Parlavano inglese ed erano molto simpatici. Se fossi stato in Grecia col cazzo che si sarebbero fermati ad aiutare uno straniero. Turchi brava gente. Mi portano alla stazione, io offro loro un pacchetto di biscotti ma gentilmente rifiutano. Erano entrambi insegnanti di non so cosa all’università. Edirne è formata da due parti: la parte vecchia viene prima ed è bellissima, piena di bancarelle e locanducce come in India, con tavoli all’aperto lungo tutta la strada, tutto molto pittoresco anche se povero e polveroso. Ma a me queste cose garbano da morire. Giardini verdissimi e immacolati con parchi e laghi, tanta gente, aria di ottomanità dappertutto. Un ponte scende letteralmente a picco sul fiume, un bel fiume grande e pulito che non so come si chiami per poi risalire altrettanto ripidamente verso la moschea, dietro la quale comincia la città nuova dopo un tratto di strada assolutamente spoglio e degradato, pieno solo di campi incolti e scheletri di palazzi mai terminati di costruire. Poi comincia la città nuova che assomiglia tanto alla parte asiatica di Istanbul, Kadikoy e Besiktas, moderna, ariosa, pulita e confortevole. Alla stazione la ferale notizia: oggi e domani niente treni (“Tren”), oggi neanche nessuno a lavorare. Ok, si opta per il bus. Ovviamente la stazione degli autobus era esattamente dall’altra parte della città, il che voleva dire altri 6 km alla fin dei conti, da aggiungere agli altri 3 (dal cubicolo-stazione di Kastanes al confine) + 8 dal confine ad Edirne centro. 17 km a piedi in totale. In compenso ho visto un bel matrimonio in strada con tanto di orchestrina tradizionale che suonava le belle nenie turche. Auguri agli sposi, lei era proprio bella.

Trovo il bancomat, trovo la stazione dei bus (“Bas”), un po’ oscura ma gigantesca e mangio un sandwich (“Sandviç”) e un toast (“Tost”) conditi dalla meravigliosa e sempre più introvabile Cola Turka, sponsor di importantissime squadre di calcio e basket di Istanbul ma impossibile ormai da trovare nei negozi. Cose turche.

levent cakirEdirne è la città di Levent Çakir, un altro dei tanti eroi del cinema popolare turco. Ma tutti è ancora Zagor, l’eroe dei fumetti bonelliani, nei due film ufficiali girati nel 1971. Ma è stato Batman (“Bedmen yarasa adam”) e un clone di Superman (“Süper Adam” e “3 Süper Adam”) in una carriera non lunghissima che negli ultimi anni lo ha visto lavorare in sceneggiati per la TV. Non è stato tra gli attori più prolifici ma il fatto di aver legato il suo volto ad un eroe tutt’oggi popolarissimo in Turchia come Zagor lo ha consegnato alla gloria perpetua nell’immaginario collettivo.
La popolarità degli attori del cinema in un paese come la Turchia – ma anche in India, Indonesia – è viva, concreta, presente in ogni momento del vivere quotidiano: non son tanto loro come esseri umani reali ma quanto i loro personaggi che sono entrati nell’immaginario collettivo. E’ come dire che in Italia siam convinti che personaggi come Er Monnezza o il Commissario Betti siano esistiti veramente e sono ancora li pronti a spuntare un’altra volta a raddrizzare torti, a dare sganassoni ai cattivi e a proteggere la società con i loro sistemi più o meno puliti. Ed in Turchia ancora Cüneyt Arkın non è Cüneyt Arkın ma è colui che ha salvato il mondo dall’invasione degli alieni verdi, è Kara Murat che lotta per il Califfo, è Baba Kartal il commissario tutto d’un pezzo. E Levent Çakir è Zagor, il personaggio dei fumetti più amato in assoluto. Perchè il buon vecchio classico fumetto di avventura è come il buon vecchio cinema in Turchia: non morirà mai. In Turchia il fumetto classico è ancora quello più letto: i manga giapponesi difficilmente prendono piede. Gli eroi sono ancora Zagor, il Comandante Mark, Mister No, l’Uomo Mascherato e le loro controparti turche. E, diciamoci la verità: guardiamo questi due film: sembra proprio lui, lo Zagor di Gallieno Ferri. E Cico (“Çiko”) è perfetto. Se per un’ora e mezzo non pensiamo ai limiti di budget o alle poco probabili facce dei comprimari turchi, possiamo dire di avere tra le mani una nuova, divertente avventura. Da leggere come un fumetto usato in precarie condizioni, trovato su una bancarella da leggerselo e gustarselo senza troppe menate.

Bell’uomo, alto, con un viso leale e lo sguardo sincero, ha attraversato anni difficili nella sua vecchiaia perchè fino a pochi anni fa lo stato turco non riconosceva emolumenti o pensioni a chi lavorava nel mondo del cinema o dell’arte in generale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e stringergli la mano. A Istanbul, nel ristorante della moglie di un altro grande e scomparso attore del cinema popolare, Erol Taş.

zagor dvdAli Murat Güven, il giornalista-politologo-collezionista-studioso di vecchio cinema turco si è sbattuto per anni per supplicare il governo di Ankara o perlomeno la municipalità di Edirne per riconoscere a Levent Çakir una pensione o un vitalizio in riconoscenza di tutto quello che ha fatto per il cinema e per la società. Lo aveva adottato come padre putativo o – per certi versi – come padre del quale prendersene cura ora che i segni dell’età e dell’indigenza cominciavano a farsi evidenti. Ancora una volta l’amore e la riconoscenza dei turchi verso i loro idoli, verso coloro che han segnato l’immaginario e i sogni della gente emerge dal cuore delle persone normali, del popolo. Dopo anni di richieste ufficiali, documenti firmati da collettivi di cineamatori e artisti, la favola di Levent Çakir si è conclusa a buon fine: il comune di Edirne gli ha assegnato una nuova casa, una pensione e una statua.
Non solo: è grazie anche a questi buoni uffici di Ali Murat Güven e molta altra gente come lui che nel 2011 (o giù di li, non ricordo) il governo turco ha finalmente modificato le leggi riguardanti la tutela dei diritti artistici ed il riconoscimento dei pagamenti su diritti di sfruttamento del cinema turco. Finalmente attori, registi, direttori di fotografia, macchinisti e le figure più importanti che stanno dietro alla produzione di ogni film possono godere di un fondo pensionistico e della corrispondenza di percentuali di guadagno sui diritti di sfruttamento dei film da parte della tv, delle case editrici e delle proiezioni pubbliche e private. La legge è ancora incompleta e parziale visto che non ha effetto retroattivo e presenta ancora molti limiti strutturali ma è già un primo, grande ed importante passo
nella tutela di quella che è stata per 5 decenni una delle industrie più importanti del paese.

La riscoperta di Levent Çakir e del suo cinema in occidente si deve soprattutto a due buoni DVD pubblicati dalla Fanatik Video di Istanbul. Bellissime sovracopertine in rilievo molto fumettistiche, master decisamente buoni – perlomeno rispetto alle condizioni medie in cui versa gran parte del cinema “minore” turco – e, soprattutto sottotitoli in inglese e italiano. Oggi sono di difficilissima reperibilità ma fino a 3-4 anni fa bastava andare in qualsiasi catena delle librerie Mephisto a Istiklal piuttosto che a Beşiktaş o nella parte asiatica o in una delle numerosissime fumetterie nelle gallerie (“Pasaj”) dei palazzi di Kadıköy per trovarli. E chi ha pratica della città, poteva andare direttamente dai distributori del complesso di Unkapanı, la dove tutt’oggi – sempre meno, purtroppo – si concentrano tutte le sedi, gli uffici e i magazzini di tutte le compagnie produttive audio e video turche. E non era difficile tornare a casa con una decina di copie in mano prese ai soliti prezzi all’ingrosso. Di come ho scoperto Unkapanı ne parlerò in una prossima puntata. Se volete capire che posto sia, basta vedere un qualsiasi film d’azione – poliziesco, mafia-movie, thriller – ambientato a Istanbul negli anni 70: tutte le lotte e gli inseguimenti sui tetti venivano sempre girate li.

ucan adam bedmen batman turcoPer anni questi film hanno goduto di una fama maledetta in Italia: la Bonelli li ha disconosciuti e derisi per anni, ovviamente il cinema anarchico turco degli anni ’70 si guardava bene da chiedere i diritti agli autori originali e, probabilmente neanche alla casa editrice dell’edizione locale, la Tay Yayınları. Eppure son convinto che sotto sotto piacevano anche al buon vecchio Sergio Bonelli. Quando Gallieno Ferri e Moreno Burattini sono stati invitati a Istanbul nel 2010, l’accoglienza è stata trionfale: interviste al telegiornale, servizi TV, articoli su quotidiani: un trattamento da principi. E la presenza di Levent Çakir e la proiezione dei due film, ovviamente.

Questi due DVD, così come il film “gemello” sul Comandante Mark “Korkusuz Kaptan Swing” oggi sono diventati di difficilissima reperibilità. So che ne han stampate 5.000 copie nel 2011. E sono andate tutte esaurite: già nel 2015 ormai non se ne trovavano più in giro se non a prezzi da rapina presso le solite fumetterie nei pasaj di Kadıköy. Per ben tre viaggi sono stati la mia scusa ufficiale per visitare Istanbul e la Turchia, per scoprire nuovi negozietti o centri commerciali di periferia e incontrare i begli occhi di Su, ragazza tutta tatuata e simpatica o il sorriso della bellissima ragazza curda delle Poste Centrali. Più volte. Quasi ogni giorno. Istanbul stava diventando la mia nuova casa.

E’ stato bello finchè è durato.

Ma qualcun’altro in quegli stessi anni era sul punto di stamparne una sua versione. Lo sfortunato Vassilis “Bill” Barounis e la sua Onar Film. E qualcun’altro ancora sempre in quel 2012 a Istanbul mi aveva proposto di partecipare alle edizioni definitive.

continua…