Voto: 7/10 Titolo originale: Straume , uscita: 29-08-2024. Budget: $3,500,000. Regista: Gints Zilbalodis.
Flow – Un mondo da salvare: la recensione del film animato senza dialoghi di Gints Zilbalodis
06/01/2025 recensione film Flow - Un mondo da salvare di Marco Tedesco
Un'opera minimalista che affascina con il suo stile "videoludico" unico, eliminando narrazione superflua e puntando su immersione e purezza visiva

Ogni volta che un critico cinematografico, specialmente uno che probabilmente ha giocato a pochissimi videogiochi nella sua vita, sostiene che un film sia “videoludico“, quello che intende suggerire è che il lavoro in oggetto sia tutto apparenza e niente sostanza. Come un videogioco, mirerebbe infatti a privilegiare l’aspetto puramente esperienziale anziché offrire una vera esperienza narrativa.
Tuttavia, a differenza di un VG, un film non può offrire quell’immersione attraverso un dispositivo — joystick, controller o computer — che ci consenta di controllare il personaggio e le sue elaborate azioni (ignoriamo l’esistenza di Black Mirror: Bandersnatch).
Ciò che invece offre sono cut-scene riempitive, spesso associate a momenti stereotipati o, nel caso di un gioco di Hideo Kojima, da un worldbuilding preciso e prolisso ma in definitiva vuoto, il tutto infiocchettato in un’estetica ai limiti del pretenzioso (1917 di Sam Mendes potrebbe essere un esempio).
Nessuna di queste riserve si applica però a Flow – Un mondo da salvare, il secondo lungometraggio animato minimalista e meditativo del lettone Gints Zilbalodis, anche se “videoludico” rientra ampiamente tra gli aggettivi che potrebbero descriverlo.
Il regista ha citato giochi come i “walking simulator” — ad esempio Firewatch (2016) della Camp Santo e, in misura minore, Stray (2022) della Annapurna Interactive — come ispirazioni chiave per il suo stile liberissimo. E ciò ha perfettamente senso, perché, come questi giochi indipendenti, Flow – Un mondo da salvare privilegia l’immersione non attraverso un gameplay complesso o meccaniche narrative ridondanti, ma attraverso l’estrema sottrazione di entrambi.
Il film, fatta eccezione per una sequenza onirica mal posizionata e un accumulo di suspense frettoloso verso un finale sorprendentemente ad alto rischio, si accontenta di seguire semplicemente un coraggioso gatto in un’avventura in stile Vita di Pi, dopo che la sua casa è stata devastata da una grande alluvione.
Ovviamente, lungo il percorso si imparano lezioni sull’importanza del lavoro di squadra e della tolleranza: nella parte centrale, il protagonista fatica ad adattarsi a vivere su una barca con un cane desideroso di compiacere, un lemure ossessionato dai beni materiali, un capibara accomodante e un uccello protettivo, mentre cercano un territorio che non sia ancora stato sommerso dalle acque.
Tuttavia, nella sua esecuzione, tutto questo risulta molto più anticonvenzionale rispetto al tipico film d’animazione rivolto ai bambini.
A differenza di opere come Vita di Pi (2012) o Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo (2022), niente di tutto questo viene esplicitamente spiegato in Flow – Un mondo da salvare.
Il film, che ha appena vinto a sorpresa un Golden Globe ed è stato candidato dalla Lettonia agli Oscar nella categoria Miglior Film Internazionale, è in gran parte silenzioso e privo di quegli esseri umani avvezzi alle parole che popolavano l’adattamento del romanzo di Yann Martel, così come degli animali iper-melodrammatici e gonfi di banalità che affliggevano il corto di Baynton e Mackesy.
È — semplicemente, e quindi in modo straordinariamente emozionante — elementare, utilizzando una virtuosa “camera virtuale”, spesso posizionata a livello del suolo (pensate ai “tatami shot” di Ozu, ma con un’inquadratura ancora più bassa), per trasmettere in modo naturale le sue lezioni di vita. Queste si riflettono nei cambiamenti che scorrono attraverso il linguaggio del corpo del gatto e nelle incredibilmente espressive dilatazioni delle sue pupille.
Mentre il felino nero di Flow – Un mondo da salvare scivola dolcemente da un ambiente tridimensionale splendidamente reso a un altro, diventa quasi impossibile resistere al fascino umile di quest’opera europea e alla sua indifferenza verso i presunti requisiti del cinema d’animazione tradizionale. E poco importa se le domande su cosa sia davvero successo e dove siano finiti gli uomini restino inevase.
Di seguito trovate il trailer italiano di Flow – Un mondo da salvare:
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