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Intervista esclusiva a Gale Anne Hurd: i film che hanno anticipato il futuro (cupo), la scrivania di Terminator

20/10/2025 news di Alessandro Gamma

Abbiamo incontrato la produttrice e sceneggiatrice, premiata al Sitges Film Festival 2025, parlando del suo lavoro e della sua lunga carriera

Gale Anne Hurd sitges 2025

Gale Anne Hurd, leggendaria produttrice di capolavori come Terminator, Aliens, The Abyss e della serie televisiva The Walking Dead, è stata insignita al Sitges Film Festival 2025 del WomanInFan Grand Honorary Award. Figura chiave nel panorama del cinema di genere, la Hurd si distingue come una delle grandi MaestrAs che hanno rivoluzionato dall’interno i mondi del fantastico e dell’horror, guidando franchise di enorme successo con una visione creativa, strategica e profondamente innovativa.

In occasione di questo riconoscimento, l’abbiamo intervistata in esclusiva, per ripercorrere la sua carriera straordinaria e riflettere sul rapporto tra fantascienza, realtà e rappresentazione femminile sullo schermo.

Per il 40º anniversario di Terminator, hai detto che l’intelligenza artificiale è passata dalla fantascienza alle prime pagine dei giornali. Guardando indietro ai tuoi film di fantascienza, quale errore “predittivo” ti sorprende di più per quanto in realtà si è avverato?

Sai, mi sorprendono tutti, specialmente Terminator, perché Terminator non parlava solo di intelligenza artificiale e robotica. L’ho riguardato proprio l’altro giorno, e tratta anche di deep fake. Sai, c’è il Terminator che usa la voce della madre di Sarah Connor per farle rivelare qualcosa. È esattamente quello che stiamo affrontando oggi. E, onestamente, pensare che Jim l’avesse previsto allora è davvero sorprendente. Ma sai, mi preoccupa molto che i mondi della fantascienza stiano diventando realtà. Voglio dire, ho fatto un film chiamato Fuga da Absolom, con un’isola-prigione. Era una sorta di alternativa a 1997: Fuga da New York, che ho rivisto di recente. E cavolo, regge ancora benissimo. È un film fantastico. E credo che inizieremo a vedere cose simili. Viviamo in un mondo totalitario. Certamente, negli Stati Uniti sta diventando piuttosto totalitario.

Di solito, la fantascienza anticipa la realtà …

Sì, e penso che sia molto importante dare rispetto agli autori e ai registi di fantascienza. Ciò che può sembrare assurdo, spesso non lo è affatto. Voglio dire, guarda, la gente pensava che Judge Dredd fosse solo uno scherzo. Non lo è davvero. O L’uomo in fuga (Running Man). O Rollerball, capisci? Stiamo davvero vedendo il futuro oscuro che gli scrittori di fantascienza avevano immaginato. Ma non il lato più luminoso…

Hai costruito franchise con protagoniste femminili forti nei generi azione, horror e fantascienza. Quale barriera invisibile, dietro le quinte, hai dovuto infrangere più e più volte, e che il pubblico non vede mai?

Sai, la prima è stata che le reti televisive e gli studios non credevano che il pubblico volesse vedere donne come protagoniste. Le volevano come ornamenti o vittime. E magari potevano avere un ruolo, ma non quello principale. Ed è per questo che voglio ringraziare la compianta e grande Debra Hill per l’idea della final girl in Halloween, che lei ha co-scritto e prodotto. In sostanza, Sarah Connor in Terminator è una final girl. E Ripley, naturalmente, in Aliens.

gale-anne-hurd-terminator.jpgHai prodotto Terminator, Aliens e The Walking Dead. Se guardi la tua carriera come un’unica lunga narrazione, quale progetto definiresti il punto di non ritorno per il tuo controllo creativo?

Beh, ovviamente quando The Walking Dead si è espanso in così tanti spin-off, non puoi più avere il controllo come quando ce n’è solo uno, o magari due. Voglio dire, quando stavamo girando The Walking Dead e Fear the Walking Dead, volavo continuamente tra il Messico o il Texas e la Georgia. Non puoi farlo quando ci sono così tanti progetti contemporaneamente.

Quindi hai sempre mantenuto quel controllo creativo su tutti i tuoi progetti

Beh, direi che la cosa grandiosa del cinema è che è un lavoro di squadra. Lavori come parte di un team e raggiungi un consenso, evitando di avere troppi cuochi che rovinano la salsa. È questa la corda sottile su cui camminiamo.

È vero che per ottenere i finanziamenti per Terminator hai dovuto comprare una scrivania da uno dei potenziali produttori?

Un mio amico mi disse che questa compagnia chiamata Hemdale aveva firmato un accordo per tre film con la Orion Pictures e che sebbene i primi due non erano stati un successo stavano cercando il terzo. E io cercavo di convincere qualcuno alla Hemdale a richiamarmi. Ma non mi richiamavano. Sai perché mi faccio chiamare Gale Anne Hurd, tra l’altro? È perché Gale, scritto G-A-L-E, è lo spelling maschile del nome. E la gente, quando mi sentiva nominare, pensava che fossi l’assistente di qualcun altro. Così, quando mi presentavo agli incontri, si aspettavano un uomo. E l’intera riunione partiva già con quel tipo di pregiudizio. Quindi ho iniziato a usare il nome Gale Anne Hurd: tanto valeva che mi rifiutassero sapendo chi ero, piuttosto che affrontare altri incontri imbarazzanti. A quanto pare, un signore con cui avevo lavorato in passato alla Hemdale, che allora era il direttore dello sviluppo, stava vendendo la scrivania del suo ufficio. Una mia amica mi disse: “Chiama e dì che sei interessata a comprare la scrivania, così ti richiamerà.” Storia vera. Mi richiamò. E mi disse: “La scrivania si trova in una zona molto, molto pericolosa della città, in un magazzino. Andiamo a vederla.” Così andai a vederla – e portai con me la sceneggiatura di Terminator. A quel punto mi trovai a pensare: “Ok, spendo 300 dollari per questa scrivania di cui non ho bisogno, oppure per l’affitto di casa?”. E saggiamente mi dissi: “Per la scrivania.” Perché forse, se l’avessi comprata, lui si sarebbe sentito abbastanza in colpa da leggere la sceneggiatura. Ed è proprio quello che accadde. Mi chiamò il giorno dopo, e così facemmo Terminator con la Hemdale

Hai detto che non insegui il pubblico, ma le storie che ti parlano. Quando hai capito che il successo commerciale stava cominciando a minacciare la tua integrità creativa?

Beh, ci sono stati un paio di momenti in cui mi è stato detto che dovevo assolutamente fare un certo film. Ma non era una minaccia alla mia integrità creativa. Era più che altro una mancanza di fiducia nel mio stesso giudizio. E dopo aver commesso due errori, ho smesso di fidarmi del giudizio altrui e ho deciso che, se devo fallire, preferisco fallire con progetti per cui provo passione.