La nuova iterazione del longevo franchise punta tutto su una CGI fluida e un character design superlativo, che fanno sorvolare su una sceneggiatura non proprio elaborata
La vita del diciassettenne Masaru Kato è giunta a un triste epilogo, quando ha cercato di salvare un anziano da un maniaco armato di coltello in metropolitana, finendo però lui stesso pugnalato a morte – o almeno così pensava. Invece si risveglia in una stanza assieme a una manciata di persone vestite in modo bizzarro e con una grande palla nera che gli altri chiamano Gantz. Gli spiegano che è stato intrappolato in un gioco di sopravvivenza: i giocatori vengono teletrasportati in alcuni luoghi dove, agghindati con tutine aderenti nere e armamenti fantascientifici, devono cercare di porre fine alle scorribande di un gruppo di mostri che appaiono all’improvviso attaccando sia Osaka che Tokyo. Se non riescono a uccidere tutte le creature entro il tempo assegnato, muoiono, una possibilità piuttosto concreta nonostante i loro equipaggiamenti speciali.
Questo è stato il destino dell’ex leader del gruppo, Kei Kurono, durante la loro ultima missione, che ha costretto così due dei tre sopravvissuti – un uomo anziano e una giovane e formosissima idol – a giocare in modo cauto per sopravvivere, una tattica che però non consente loro di accumulare i punti necessari a ottenere armi più potenti e nemmeno lontanamente di ambire alla liberazione definitiva. Quando vengono catapultati a Osaka per la missione seguente, Kato non può fare a meno di farsi coinvolgere nel tentativo di salvare dei civili. Pur con l’aiuto dell’espertissimo team locale a dar loro man forte contro gli essere soprannaturali, questa diventa ben presto la battaglia più importante della sua vita.
Qui però non ci troviamo davanti all’ennesima versione di qualcosa in computer graphic. Il film surclassa infatti facilmente quasi ogni altra produzione giapponese del genere vista fino ad oggi, facendo sembrare opere come i lodevoli Knights of Sidonia e Ajin a buon mercato in confronto, pur coi dovuti distinguo qualitativi previsti tra serie TV e lungometraggi per il cinema. La motion capture viene citata nei titoli di coda e sembra esserete stata ampiamente utilizzata, ma anche così Gantz: O usa nel modo migliore una tecnologia che sembrava già completamente esplorata, in quanto i movimenti e soprattutto il linguaggio del corpo dei personaggi sono fluidissimi, al punto che a volte si fa fatica a credere che siano del tutto animati.
Anche il lavoro fatto sui dettagli è sorprendente, con i capelli sulla testa di ogni protagonista che si muovono in modo fluido, tanto che a volte si possono vedere dei singoli peli svolazzare bradi nella brezza. Le labbra sono altrettanto animate artificialmente, ma impostate sul giapponese, tanto che vedendolo in un’altra lingua si ottiene la stessa impressione che vedendo un normale film doppiato. Gli unici problemini nella CGI si riscontrano nei primi piani di alcuni cibi precotti, che appaiono esattamente come le versioni in plastica che si vedono nelle vetrine dei ristoranti locali.
A rubare la scena sono tuttavia il character design e gli equipaggiamenti. Tutti gli umani assomigliano in modo specifico a veri e propri attori, con Kato in particolare che emerge più fisicamente imponente che mai. I due personaggi femminili sono entrambi connotati palesemente seguendo gli stilemi degli hentai, con ‘casse toraciche’ abbastanza ampie da garantire gli efficaci sballonzolamenti del caso, ma anche molti dei giocatori di sesso maschile sono alquanto atletici e tonici. Il design degli armamenti replica ciò che si è già visto nella versione televisiva, con l’aggiunta di una moto sferica e di un mecha gigante. L’aspetto degli yokai sembra preso dalle migliori produzioni tokusatsu, su cui spiccano la testa rotolante gigante, davvero impressionante, e l’enorme umanoide realizzato interamente di corpi di donne nude, assolutamente strabiliante.
Non è necessario avere precedente familiarità con Gantz per intuire il corso degli eventi raccontati e certo la sceneggiatura non punta troppo alla profondità; siamo di fronte a un film fantasy d’azione in tutto e per tutto, con un accompagnamento musicale sorprendentemente classico e non rockeggiante come capita quasi sempre per questo genere di prodotti. Non aspettatevi nemmeno alcuna spiegazione su cosa sia il Gantz e perché esista, ma neppure lo show TV rivelava molto in tal senso.
In definitiva, le immagini che scorrono sullo schermo sono più che sufficienti per andare oltre una storia tiepida e uno sviluppo dei personaggi piuttosto modesto, quando non stereotipato. Non è comunque necessario essere fan sfegatati del franchise (e nemmeno avere conoscerlo) per capire cosa stia succedendo, o per mettersi comodi e apprezzare una corsa che appagherà i vostri sensi come ben poche altre cose uscite negli ultimi anni.
Di seguito il trailer di Gantz: O