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Voto: 5/10 Titolo originale: HIM , uscita: 18-09-2025. Budget: $27,000,000. Regista: Justin Tipping.

HIM: la recensione del film horror sul football di Justin Tipping

01/10/2025 recensione film di William Maga

Marlon Wayans è protagonista di un prodotto esteticamente potente ma narrativamente fragile

Marlon Wayans in Him (2025)

HIM di Justin Tipping è un film d’orrore sul football che mette in scena, con forza iconografica, il doppio senso di “GOAT”: da un lato l’idolo sportivo che ambisce a diventare “il più grande di tutti i tempi”, dall’altro l’animale del sacrificio (la capra), pronto a essere immolato sull’altare dello spettacolo.

Cameron Cade (Tyriq Withers), giovane quarterback, incarna questa tensione: sogna la gloria assoluta, ma ogni passo verso la vetta chiede un tributo di carne, mente, identità. L’idea è potente e leggibile fin dal primo minuto: il football come religione rovesciata, un culto che pretende obbedienza, sangue e silenzi.

La regia spinge sull’esperienza sensoriale. Allenamenti trasformati in liturgie, traumi cranici visualizzati come ferite dell’anima, un complesso nel deserto modellato come cattedrale brutalista del successo. La fotografia scolpisce corridoi, luci e corpi come emblemi: corone di spine di neon, ombre che si piegano in corna caprine, anatomie esposte al rischio. La colonna sonora batte il ritmo cardiaco della prestazione, mentre la messa in scena alterna visioni, allucinazioni, dettagli chirurgici. Tutto grida “sacrificio”. E proprio qui nasce il paradosso: la forma è così dominante da divorare il racconto. Il simbolismo – capro espiatorio, patto faustiano, culto dei tifosi – si fa onnipresente, fino a soffocare caratteri e conflitti.

him film peele 2025Cameron è scritto come figura interna, trattenuta, un “contenitore” di proiezioni più che un protagonista che spinge la storia. La sua determinazione e la sua vulnerabilità generano adesione, ma restano spesso sepolte sotto l’apparato allegorico. A rubare la scena è Isaiah White (Marlon Wayans): mentore, padre putativo, aguzzino carismatico. L’interpretazione gli regala magnetismo e pericolo, alternando fascino e crudeltà con tempismo millimetrico. Ogni volta che Isaiah esce di campo, il film perde pressione; quando rientra, ritrova nervo, ironia nera, ambiguità.

Sul piano dell’orrore, la resa è intermittente. Alcune immagini colpiscono (il corpo come macchina da guerra che si consuma; la tifoseria come setta; il rito travestito da allenamento), ma la costruzione della paura si disperde in una sequenza di “numeri” visivi che raramente accumulano vera tensione. La struttura a “giorni” – con trasparente eco biblica . dovrebbe alimentare attesa e ineluttabilità; in pratica scandisce un conto alla rovescia privo di sorprese. Il gran finale, sanguinoso e spettacolare, arriva come una valanga tardiva: impressiona, ma conferma ciò che il film annunciava sin dall’inizio.

Il discorso sociale è chiaro nell’intenzione e irrisolto nella resa. La critica allo sfruttamento dei corpi dei neri dentro un gioco governato da poteri bianchi, la trasformazione dell’atleta in merce, la dipendenza affettiva ed economica che lega comunità e campioni: tutti temi presenti, spesso pronunciati a voce alta, ma raramente intrecciati alla traiettoria di Cameron con finezza drammaturgica. La sindrome da trauma cranico resta più emblema che dramma; la catena di comando – proprietari, medici, staff – appare come apparato infernale, ma non diventa mai vero antagonista in azione.

Resta però un nucleo di merito non trascurabile. HIM – che vede tra i produttori Jordan Peele – sa visualizzare il prezzo della grandezza con un’intensità che si imprime negli occhi. La regia costruisce un inferno elegante, dove sudore e incenso si mescolano, e il talento di Marlon Wayans tiene acceso il conflitto etico: fino a che punto vale la pena farsi capro per essere “il più grande”?

Se cercate un’analisi ficcante delle strutture economiche e mediche del football, il film rischia di deludere. Se cercate paura pura, la liturgia può sembrare più rumorosa che inquietante. Ma se vi interessa un’esperienza ad alto impatto visivo, un mito attoriale che sprigiona carisma e un immaginario che lega sacrificio, fama e fede rovesciata, l’opera di Justin Tipping è un oggetto contraddittorio e ipnotico: una partita di grande spettacolo e scarsa costruzione, in cui il racconto finisce per essere il vero sacrificato.

Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano di HIM, nei nostri cinema dal 2 ottobre:

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