Un sabato ricco di eventi, tra Zombie Walk, interviste a quattro super ospiti e la visione di tre pellicole tanto diverse quanto convincenti
Il primo weekend di ogni Festival è per antonomasia il più affollato, di persone, di ospiti e di eventi. E Sitges non fa certo eccezione. Un sabato caratterizzato dai preparative per l’annunciatissima – e attesissima – Zombie Walk, che come si può intuire dal nome è stata una sfilata di appassionati – di ogni età – truccati da non morti per le vie della cittadina, tra concerti metal e proiezioni a tema. Una sorta di Halloween anticipato e proseguito fino a tarda notte che ci ha ricordato l’evento omonimo tenutosi qualche settimana fa a Milano in occasione dei 30 anni di Dylan Dog.
Ma quindi oggi niente proiezioni in anteprima? Certo che si, e ancora tre, anche se questa volta si è trattato di tre pellicole totalmente diverse l’una dall’altra. Andiamo con ordine. Risolti i problemi di aria condizionata nelle sale – e in sala stampa -, abbiamo aperto la giornata con Hell or High Water, sorta di western moderno ambientato nel Texas rurale bruciato dal sole destinato a diventare una piccolo classico, che viaggia lungo strade conosciute ma sempre con un taglio fresco e originale. La direzione di un David Mackenzie in stato di grazia è elettrizzante, la sceneggiatura di Taylor Sheridan (Sicario) è ricca, intrisa di oscuro senso dell’umorismo e profondamente penetrante, le musiche di Nick Cave e Warren Ellis sono tanto country quanto puntuali e le interpretazioni dei tre protagonisti Chris Pine, Ben Foster e Jeff Bridges sono tra le migliori dell’anno. Un avvertimento: non avvicinatevi alla visione se non capite il texano stretto (e non avete sottotitoli).
A chiudere la giornata – prima della simpatica bomba d’acqua che ci ha sorpreso all’uscita costringendoci a rintanarci sotto i tendoni assieme a chi era in coda per la proiezione notturna… – è stato The Autopsy of Jane Doe del norvegese André Øvredal (Troll Hunter). Difficile parlarne senza spoilerare di cosa tratti veramente (il trailer e la trama lasciano intendere qualcosa che solo parzialmente è quello che è in realtà), ma si tratta di una pellicola che gioca bene tutte le sue carte, con spaventi all’apparenza telefonati che invece fanno balzare sulle sedie, claustrofobia e poi un twist con grandi ripercussioni generali che la rendono ancor di più interessante. Emile Hirsch e Brian Cox, nei panni di padre e figlio medico legale che si ritrovano a dover fare un’autopsia notturna a una ragazza deceduta in circostanze misteriose, offrono una prova convincente, riuscendo a non rendere ridicole molte sequenze che in mano ad altri avrebbero potuto diventarle facilmente.
A domani per la nuova pagina del nostro diario iberico.