Voto: 7/10 Titolo originale: Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles: The Movie , uscita: 04-08-2022. Regista: Ant Ward.
Il Destino delle Tartarughe Ninja, recensione del film animato targato Nickelodeon (su Netflix)
25/08/2022 recensione film Il destino delle Tartarughe Ninja - Il film di Francesco Chello
Si rivela una piacevole sorpresa il lungometraggio d’animazione che chiude idealmente l’omonima serie andata in onda dal 2018 al 2020. Un mix equilibrato di ironia, azione, contenuti e sentimenti. Con un occhio alla mitologia classica del franchise (ed all’animazione giapponese)
Dallo scorso 5 agosto, la library di Netflix può contare sul ‘Turtle Power’. In quella data, infatti, è avvenuta la release di Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles: The Movie, film d’animazione che Nickelodeon ha realizzato in esclusiva per il colosso dello streaming.
Si tratta del nono lungometraggio per il franchise delle Tartarughe Ninja, il quarto in versione animata a tre anni di distanza da Batman vs. Teenage Mutant Ninja Turtles, in attesa di Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutant Mayhem – reboot cinematografico in CGI in uscita l’anno prossimo (prodotto da Seth Rogen ed Evan Goldberg).
Se l’incontro col Cavaliere Oscuro (in co-produzione con la Warner) era da considerarsi un episodio one shot – ispirato all’omonima miniserie crossover a fumetti, l’ultima fatica delle nostre amate tartarughe non è uno stand alone, tantomeno un restart o reboot che dir si voglia. Parliamo di un film appendice che chiude idealmente l’omonima serie animata (la quarta nella storia del franchise, quinta se estendiamo il conteggio a The Next Mutation, serie sì ma in live action) trasmessa dal 2018 al 2020, che in Italia è giunta (così come il film in questione) come Il Destino delle Tartarughe Ninja – e di cui ho visto soltanto una manciata di episodi.
E qui ci sta bene un primo disclaimer. In fase promozionale hanno sottolineato più volte che si trattava di un film fruibile anche da chi non aveva visto la serie. Ora è chiaro che questa cosa dovevano dirla anche se non fosse stata vera. Toccava fidarsi e provare. Cosa che ho fatto io, seppur con più di una resistenza. Già, perché una delle mie psicosi è il completismo cronico.
Non amo vedere un film già iniziato, figuriamoci con quale diffidenza potevo affrontare una cosa così. Ma ho provato a fidarmi, anche perché qualcuno doveva pur scrivere questo articolo. E posso rassicurarvi sul fatto che non mentivano, al netto di qualche inevitabile riferimento (indolore), Il Destino delle Tartarughe Ninja: Il Film è effettivamente un prodotto comprensibile e godibile da chiunque, una storia (buona, ma ci arriviamo tra poco) che non ha bisogno di una grossa conoscenza del pregresso per essere gustata.
Per completare il discorso sulla serie, devo dire che il fatto di non averla vista era stata una scelta a malincuore. Sono un fan di vecchia data del franchise, e per quanto l’essere reduce dalla conclusione della bellissima serie del 2012 (che, a sua volta, veniva dopo l’altrettanto bellissima serie del 2003) potesse stranirmi ero comunque curioso di buttarmi su questa nuova incarnazione.
Il problema è sorto nel momento in cui la distribuzione sulla TV nostrana si è rivelata confusa e frammentaria, mentre è andata peggio a quella in home video tutt’oggi inesistente (era stato annunciato soltanto un primo dvd che includeva un tot di episodi ma ignoro se poi sia effettivamente uscito).
Ed era proprio il supporto fisico quello che mi interessava maggiormente, sia perché non mi andava di sbattermi dietro ai passaggi televisivi che, soprattutto, perché vorrei aggiungere anche questa serie alla mia tarta-collezione. Oddio, un secondo dopo averla scritta mi chiedo se non sia un po’ scema la definizione di tarta-collezione pronunciata da uno della mia età, ma mai scemo quanto chi ha deciso di non far uscire il prodotto in dvd e/o bluray – oh, signori distributori sappiamo che ci leggete, siete ancora in tempo, possibilmente in un unico cofanetto, grazie. Insomma, la mancata visione da parte mia (di un qualcosa che avrei visto anche il giorno dopo) è di semplice natura distributiva, ma il fatto che io lo stia sottolineando è in realtà una scusa per infilarci un accenno di polemica nascosto sotto un secondo disclaimer.
Polemica verso chi ha boicottato Il Destino delle Tartarughe Ninja prima ancora che uscisse per motivi che non sto qui a dirvi. Anzi no, ve li dico. La serie tentava di introdurre novità nella sua struttura base che potessero in qualche modo distinguerla dalle trasposizioni precedenti. Si torna al 2D, con stile ‘super deformed’.
Inizialmente il leader del quartetto è Raffaello e non Leonardo. Le tartarughe hanno un aspetto differente una dall’altra, appartenenti a specie diverse. Così come, almeno inizialmente, le armi utilizzate non sono quelle canoniche. Sono presenti contaminazioni fantasy che comprendono magia e misticismo. April O’Neil è afroamericana, roba che ha destabilizzato gli affiliati del Ku Klux Klan, ma anche coloro che non sapevano che la cosa era già avvenuta agli esordi sui fumetti.
Casey Jones è Cassandra, una donna, per la gioia degli integralisti. Shredder sembrava non esserci, quando invece arriva dopo. Un elenco di presunti stravolgimenti – gli swap in primis, che hanno mandato in tilt una parte del fanbase prima ancora dell’effettiva visione. Che poi una cosa del genere era già avvenuta con la già citata serie del 2012, ma evidentemente la lezione non è stata imparata.
Io posso mettere tranquillamente in conto che non possa piacermi (quando la vedrò, vi dirò), ma che sia per ragioni tecniche o di contenuto, di certo non per un tentativo di rinnovamento concettualmente condivisibile. Ora vai a capire se sia stata effettivamente colpa del lavoro ai fianchi degli haters, se abbia inciso la troppa vicinanza temporale con la trasposizione precedente, o se sia qualcosa di realmente attribuibile al prodotto, sta di fatto che la serie Il Destino delle Tartarughe Ninja ha avuto vita breve: soltanto due stagioni, con la seconda che ha visto addirittura dimezzata in corso d’opera la numerica degli episodi inizialmente preventivata.
Ragioni che hanno spinto Nickelodeon (ed alcuni dei nomi già coinvolti in un progetto in cui credevano molto) a realizzare un lungometraggio che potesse salutare degnamente i fan.
Ed a visione ultimata posso dirvi che hanno fatto bene a crederci. Il Destino delle Tartarughe Ninja: Il Film è quella che può considerarsi un’operazione riuscita. Scorrevole e compatto nei suoi 82 minuti di durata (a maggior ragione se si scorporano i quasi 9 minuti di credits finali), trova un equilibrio ottimale tra azione (tanta), ironia e profondità emotiva. E lo fa attraverso una macrostoria che attinge alla mitologia classica del franchise per conquistare più generazioni di fan.
Un drammatico prologo ci porta nella New York nel 2044, un contesto post apocalittico fatto di macerie e devastazione che sembra guardare (omaggiandolo) a Terminator. Quel che resta della razza umana vive sotto scacco degli alieni Krang (che nella serie non erano ancora apparsi) che hanno portato conquista e morte sulla Terra invadendola attraverso il loro Technodrome.
Un anziano Michelangelo sfrutta i suoi poteri mistici per spedire il Casey Jones del futuro (che torna ad essere un uomo, personaggio diverso da Cassandra, sul cui legame non posso svelare molto) indietro nel tempo nel tentativo di mettersi in contatto con le giovani Tartarughe Ninja e provare ad impedire l’invasione. In poche righe ho citato Casey, i Krang, i viaggi nel tempo, figure ed elementi narrativi sicuramente familiari a chi conosce il brand.
L’input conferisce da subito a Il Destino delle Tartarughe Ninja quell’impostazione da corsa contro il tempo che contribuisce a settare un ritmo sostenuto fin dall’inizio. Reminiscenze della serie agganciano il Clan del Piede alla venuta degli alieni. Il focus è sull’azione ma c’è evidente voglia di raccontare una storia incentrata su tematiche tipiche e storiche di un’epopea ultratrentennale come quella delle Tartarughe Ninja.
Una trama che verte quindi sulla famiglia, la fratellanza. L’unione, l’importanza del legame. In particolare di fronte ad ostacoli ed obiettivi comuni. E ancora, il valore della leadership, avere la responsabilità del proprio gruppo è un qualcosa che può fare paura. Il significato dell’eroismo e dell’essere eroe. Il Destino delle Tartarughe Ninja: Il Film è anche un coming-of-age, un racconto di maturazione.
Quella di Leonardo, più protagonista degli altri se così si può dire, che viene presentato come ribelle, irresponsabile ed insolente e si trova a gestire eventi di una gravità tale da aprirgli la mente ed il cuore trasformandolo in eroe saggio e valoroso. Posto che l’idea della serie di proporre per una volta Raffaello nei panni del leader del gruppo per me non era certo un problema ma una novità che incuriosiva, il percorso vissuto da Leo guarda da vicino al suo profilo abituale (e iconico).
Un percorso che, per forza di cose, include alcuni dei momenti più emotivamente intensi di un prodotto che qualcuno temeva non potesse averne. Ne approfitto per dire la mia su altre novità introdotte in questa versione già dal 2018. Mi piace l’idea di un look identitario legato alle diverse specie di tartarughe. Raffaello è una tartaruga alligatore, motivo per cui viene presentato come quello più grosso e più forte del quartetto.
Leonardo ha le striature tipiche della tartaruga dalle orecchie rosse, Michelangelo appartiene alla specie scatola ornata, Donatello invece è una tartaruga dal guscio molle spinosa – prerogativa che lo costringe ad indossare una protezione sul carapace, delicatamente vulnerabile a differenza di quello dei fratelli. Quello che probabilmente mi ha convinto meno è l’introduzione di magia e misticismo, magari guardare la serie potrebbe aiutarmi a capirne meglio le motivazioni, ma forse non è un caso che per buona parte del lungometraggio le quattro Tartarughe perdano i poteri; mi ha convinto meno, dicevo, perché ho sempre pensato che l’arma in più delle TMNT dovessero essere le conoscenze marziali, mentre invece l’aspetto mistico sembra avvicinarle all’accezione supereroistica del fantasy.
In questo discorso si collocano le mosse che vengono annunciate dagli stessi protagonisti prima dell’esecuzione, in stile orientale, tipo ‘pugno di fuoco’ o ‘attacco all’unisono’. Un po’ come, per ragioni diverse, non mi aveva convinto il look hulkeggiante dei due film prodotti dalla Platinum Dunes di Michael Bay, che rendeva le tartarughe fortissime e ai limiti dell’invulnerabile, che a quel punto ti chiedi a che servono le armi e le arti marziali per avere la meglio sui nemici.
Al colore della pelle di April non ho nemmeno fatto caso, e voi? Il suo, per forza di cose, è un ruolo un po’ marginale in Il Destino delle Tartarughe Ninja, che include una scena in solitaria all’inizio in cui viene menzionata l’università Eastlaird, chiaro omaggio ai creatori delle TMNT Kevin Eastman e Peter Laird, perché per quanto tempo possa passare non bisogna mai dimenticare da dove tutto è iniziato.
Partecipazione ancor più striminzita per Splinter che passa quasi per babbeo se solo non avessi letto (e voglio crederci) di chi lo descriveva serio e autoritario nella serie prequel. Lo spazio ridotto per questi personaggi ci può stare se si considera l’impostazione di una storia incentrata sul quartetto, in cui addirittura Michelangelo e Donatello devono sgomitare per ritagliarsi il giusto spazio (ed i meritati momenti chiave) dietro al dualismo conflittuale tra Raffaello e Leonardo.
L’ironia è presente in Il Destino delle Tartarughe Ninja, a volte più marcata ma mai realmente fastidiosa, non manca qualche battuta sciocchina in un repertorio fortunatamente non invasivo, a dispetto di chi quattro anni fa temeva un clone della demenziale Teen Titans Go! Repertorio che include un paio di meta-battute, dall’aliena che si dice stanca del tratteggio da psicopatica chiedendosi dove sia lo sviluppo del personaggio, alle Tartarughe che in un momento topico (con posa plastica) pretendono che la scena in questione diventi la locandina del film minacciando di licenziare i responsabili.
Il registro generalmente leggero, non lesina insospettabili svolte più seriose. Il pericolo è tangibile, così come il pathos di una battaglia in cui la sconfitta significa morte. Con l’apice che viene raggiunto da uno showdown finale in cui l’epica padroneggia scandita da frasi/slogan come ‘Noi non siamo come gli altri esseri umani, noi siamo le Tartarughe Ninja!”.
Scontri appassionanti e concitati all’interno di un’atmosfera che ad un certo punto vira sorprendentemente sul dark, con annesse disgustose mutazioni (che ricordano Resident Evil) ai limiti del body horror. Uno degli aspetti positivi di un comparto animazione che mi ha colpito favorevolmente, per dinamismo e fluidità. Oltre ad una buona espressività dei volti. E che si rivela ottimale nell’enfatizzare una quota d’azione senza dubbio generosa.
Uno stile grafico che richiama quello dell’anime giapponese, applicato ad un mito occidentale come quello delle Tartarughe Ninja che si è sempre ispirato alla cultura (marziale e non) nipponica, in quello che sembra quasi un cerchio che idealmente si chiude.
Ottimo il lavoro in questo senso del duo in regia, Andy Suriano e Ant Ward che erano tra quei nomi provenienti dalla serie, come lo sceneggiatore Tony Gama-Lobo (che ha firmato lo script insieme a Rebecca May). Curiosità, il direttore del doppiaggio originale è Rob Paulsen, già voce di Raffaello nella serie animata del 1987 e di Donatello in quella del 2012.
In definitiva, Il Destino delle Tartarughe Ninja: Il Film è quella che può definirsi una piacevole sorpresa. Un film ricco di ritmo e azione, che trova la giusta mescola tra ironia, adrenalina, contenuto e sentimenti. E che può piacere a fan vecchi e nuovi. Certo, non piacerà a tutta la vecchia guardia, anche se molti dei pareri contrari che ho letto erano di persone che si erano limitate alla visione del solo trailer.
Personalmente non spodesta le mie trasposizioni preferite dai primi posti della mia classifica ideale, ma lo ritengo un prodotto degno di portare il nome di un brand iconico come quello delle Teenage Mutant Ninja Turtles. Che tra le altre cose ha accentuato la mia voglia di recuperare l’omonima serie, augurandomi possa avvenire presto in home video. Quell’home video che, purtroppo, si rivela l’unica pecca di queste esclusive Netflix, non fosse altro perché ciò impedisce di inserire il titolo fisicamente nella propria collezione, anche se di contro sono curioso di capire se questa prima esperienza col gigante dello streaming può avere conseguenze positive su un franchise così importante. Alle visualizzazioni la tarta-sentenza.
Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Il destino delle Tartarughe Ninja: Il Film, nel catalogo di Netflix dal 5 agosto:
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