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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Il sol dell'avvenire , uscita: 20-04-2023. Budget: $13,266,839. Regista: Nanni Moretti.

Il Sol dell’Avvenire: la recensione del film diretto – e interpretato – da Nanni Moretti

28/05/2023 recensione film di Giovanni Mottola

L'ultima fatica del regista è la sintesi di tutto il suo cinema e tutta la sua persona. La visione di un eterno e capriccioso bambino, che si ostina a sognare qualcosa ormai già dissoltosi

Il Sol dell'Avvenire film 2023 nanni moretti

In questi ultimi mesi molti autori di cinema hanno voluto raccontare il cinema stesso, vedendone forse un simbolo del perduto “Mondo di ieri” in contrapposizione a un nuovo corso meno fascinoso, giunto anzitempo come conseguenza della pandemia. Da Steven Spielberg a Damien Chazelle, per arrivare al nostro Gabriel Salvatores, hanno adottato stili diversi e si sono concentrati chi su come sia nata la propria passione, chi sulla figura del cineasta, chi su altro ancora. Tutti però hanno in comune di aver realizzato, verso la Settima Arte, un atto d’amore.

Anche Nanni Moretti può essere collocato in questo filone del metacinema – da lui battuto in realtà anche in passato (Sogni d’oro; Aprile; Il Caimano) – ma con una importante distinzione. I colleghi che lo circondano, per lo più suoi coetanei, pur conservando magari la maestria nell’esecuzione hanno ormai il disincanto di chi ha realizzato i propri sogni, o li ha visti infrangersi.

Egli invece, a settant’anni, continua a sognare, come se l’alba non potesse raggiungerlo mai. Forse perché il suo unico vero sogno era quello di rimanere un bambino, con le sue illusioni e i suoi capricci. In tal caso può dire di esservi riuscito. Non ha dovuto fare altro che sostituire alla fionda o alla cerbottana la macchina da presa e ai soldatini di piombo degli attori in carne ed ossa, pronti a lasciarsi manovrare da lui con uguale docilità. Essi non possono comprendere fino in fondo l’universo morettiano, e le loro stesse dichiarazioni lo certificano.

Il Sol dell'Avvenire film posterSilvio Orlando ha confessato di essere felice quando Moretti lo chiama per un film, ma più sereno quando non lo chiama (viene in mente il formidabile sketch di Max Tortora sulla telefonata notturna di Nanni a Silvio Berlusconi). Barbora Bobulova lo ha ringraziato per averla accolta nella sua famiglia artistica, come se fosse un universo parallelo. Solo Margherita Buy, più avvezza a lavorarvi insieme, appare ormai una versione femminile del maestro: una perfetta interprete di Margherita Buy, quasi quanto Nanni Moretti interpreta in maniera sublime la parte di Nanni Moretti.

Perché, come accaduto in quasi tutti i suoi film del passato, ad eccezione di alcune opere più recenti improntate a uno stile più narrativo e intimistico, anche Il Sol dell’Avvenire tratta dell’unico soggetto che a Moretti, da sempre, sta davvero a cuore: cioè Nanni. Non a caso il miglior interprete del suo cinema è sempre stato lui stesso.

In questo senso la sua filmografia appare una perfetta incarnazione di quella tesi di Giovanni Battista Vico denominata “Corsi e ricorsi storici”: pur nella variazione di alcuni elementi secondari del contesto – in luogo di Giampiero Mughini qui compare Corrado Augias, come al posto della Vespa il protagonista utilizza il monopattino elettrico – permangono, da un film all’altro, gli stessi meccanismi e gli stessi concetti, a immagine e somiglianza del mondo di Moretti.

In quest’ultimo lavoro lo ha inserito per intero, quasi a farne una summa della sua carriera, ma ancor più della sua persona.

L’unica variante in Il Sol dell’Avvenire è costituita dall’inevitabile invecchiamento fisico, che si ripercuote in parte sul carattere, lasciando inalterate le nevrosi di sempre ma declinandole in un’ironia pacata, al limite della rassegnazione, anziché in alcuni scatti d’ira come in passato.

Prende atto lui stesso del passare del tempo quando nel film afferma “Potevo farlo quando ero in forma, quando ero magro” a proposito dell’idea di girare un lungometraggio su un tour per Roma nuotando di piscina in piscina. Di film ne ha in mente anche un altro, sui cinquant’anni di vita insieme di una coppia, punteggiato dalle più belle canzoni italiane di quel mezzo secolo.

Dopo aver inserito a margine queste due passioni secondarie, già mostrate anch’esse in passato – il nuoto e la canzone – ecco che Nanni Moretti si concentra in Il Sol dell’Avvenire su quelle per lui fondamentali: il cinema e la politica. Le unisce raccontando la storia del regista Giovanni (ovviamente lui stesso, in tutti i sensi) in procinto di dirigere un’opera ambientata nella Roma del 1956, dove il redattore de L’Unità nonché piccolo dirigente di una sezione del PCI Ennio (Orlando), insieme alla pasionaria moglie Vera (Bobulova) accolgono il circo ungherese Budavari, in visita in città.

Poche ore dopo i televisori trasmettono le immagini di Budapest invasa dai carri armati sovietici per stroncare le rivendicazioni di un popolo il quale, credendo fermamente nel comunismo, chiedeva che esso ne mostrasse il volto umano. Vera si schiera dalla parte degli ungheresi; Ennio, da buon trinariciuto, attende di conoscere la posizione del Partito, per aderirvi fedelmente. Lei restituirà la tessera, lui si suiciderà in preda a una crisi di coscienza. E il Sol dell’avvenire dove va a finire? Stop, la rifacciamo. Chi l’ha detto che la Storia non si scrive con i se? E se Palmiro Togliatti si fosse dissociato da Mosca?

Il Sol dell'Avvenire film 2023Un giorno Nanni Moretti incontrò Pietro Ingrao – grande cinefilo, tra l’altro – e gli domandò perché il PCI dell’epoca non avesse appoggiato gl’insorti. Il vecchio dirigente comunista lo guardò come si guarda un marziano e gli rispose semplicemente: “Non era possibile”.

Moretti aveva tre anni quando accaddero quei fatti, ma ha avuto la sensibilità di porsi per essi, da postumo, quei tormenti che, in tempo reale, segnarono il distacco di molti intellettuali dal Partito e dall’idea in cui si erano illusi di poter credere. Tanti altri, invece, finsero di non vedere, e i loro discendenti hanno completato l’opera, fingendo di non sapere. A distanza di anni il problema non se lo poneva ormai più nessuno, al punto che un importante dirigente di quel PCI come Giorgio Napolitano, all’epoca estensore di un discorso ufficiale di approvazione dell’intervento sovietico, poteva ormai diventare Presidente della Repubblica con buona pace di tutti.

Di tutti tranne forse di Moretti, il bambino a cui fu distrutto un sogno quando ancora era nella culla e che oggi decide allora di ricostruirselo da solo. Oltre mezzo secolo dopo gli ungheresi guidati da Imre Nagy, egli ancora manifesta un identico e irriducibile idealismo per quel comunismo dal volto umano, nonostante la Storia ne abbia ormai a più riprese sancito l’irrealizzabilità. La stessa Storia che oggi sembra annunciare anche la morte del cinema alla vecchia maniera, quello da Moretti ammirato e realizzato.

Nanni allora, non potendo accettare lo sgretolamento anche dell’altro suo grande sogno, si produce in parallelo in una seconda perorazione, ugualmente strenua e bambinesca. In questo caso i nemici sono più nitidi e più lontani da lui, incarnati ora da un collega autore di film d’azione fracassoni, prodotti da investitori coreani, ora da ottusi dirigenti-burocrati di Netflix, dal linguaggio tecnico in inglese, più interessati a vendere film in 190 paesi che a curarne la qualità artistica.

Il Sol dell'Avvenire film 2023 nanniGiovanni ci descrive invece a più riprese con amore le sue preferenze cinematografiche, spaziando da Lola di Jacques Demy a La Dolce Vita di Fellini, per poi deliziare i suoi ammiratori di continue citazioni alle proprie opere precedenti, lasciando così intendere quel che già sapevamo: che il cinema che predilige, in fondo, è il suo.

Nonostante questo usuale egocentrismo, però, Il Sol dell’avvenire può essere considerato uno dei lavori migliori di Nanni Moretti. Innanzitutto perché contiene alcune gag degne di Woody Allen a corredo di una riflessione profonda sulla morte, al contempo, del grande cinema e di un’illusione ideologica.

Ma soprattutto perché quelle due passioni furono condivise da tante persone della sua generazione, le quali, da spettatori, potranno così trovare occasione di nostalgia e divertimento, a patto di essere disposti a pagare uno scotto alla disillusione. Cosa che, paradossalmente, non riesce proprio a Moretti, o meglio al bambino che è in lui.

Egli continua infatti a credere, come dimostra il suo personalissimo Quarto Stato finale (tra i cui volti una menzione va alla gloriosa Giulia Lazzarini), nel sol di un grande avvenire, sia per la politica che per il cinema. Non capendo, o fingendo di non capire, che per entrambi quel grande avvenire è ormai irrimediabilmente dietro le spalle.

Di seguito trovate il trailer di Il Sol dell’Avvenire: