Titolo originale: David Lynch: The Art Life , uscita: 15-02-2017. Budget: $179,554. Regista: Rick Barnes.
Intervista a Jon Nguyen per il documentario David Lynch: The Art Life
07/09/2016 news di Redazione Il Cineocchio
Al Festival del Cinema di Venezia abbiamo fatto due chiacchiere con il regista e la montatrice Olivia Neergaard-Holm, che ci hanno raccontato la genesi del loro inedito ritratto intimista del genio di Missoula
In occasione della presentazione in anteprima mondiale alla 73. Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo incontrato il regista Jon Nguyen e la montatrice Olivia Neergaard-Holm, realizzatori del documentario David Lynch: The Art Life, inedito e intimistico viaggio nel tempo alle origini della formazione artistica del genio di Missoula.
Ecco cosa ci hanno raccontato del progetto, che ha impiegato ben 12 anni per essere portato a termine.
Da dove nasce l’idea di concentrarvi sulla formazione prettamente artistica di David Lynch?
Alla fine delle oltre 25 ore di interviste che abbiamo realizzato nel tempo, abbiamo trovato un filo conduttore sulla sua vita. Ci ha raccontato che quando aveva 2 anni ha partecipato a una lezione di disegno con le dita e che gli erano rimasti impressi i colori, l’odore della vernice, e [da allora] per la sua intera esistenza ha continuato a praticare l’arte… Nei dieci anni che sono intercorsi tra le riprese di Inland Empire e quelle del nuovo Twin Peaks David ha trascorso il suo tempo – da quando si alzava la mattina a quando andava a dormire – in uno studio di pittura, dipingendo. Ha frequentato numerose scuole d’arte e studi di artisti. E’ un pittore e la regia è solo una parte della sua vita. Trascorre dipingendo molto del suo tempo.
Quali sono state le prime reazioni al vostro progetto? Vi ha indicato lui quali materiali e opere mostrare?
Gli è piaciuto molto, l’ha rivisto più volte. E’ stato molto contento. E’ stato molto soddisfatto. Ci ha dato accesso a tutto ed era d’accordo con tutto quello che abbiamo proposto.
Circa 10 anni fa ho chiesto a un mio amico, che era in contatto con lui, di chiedergli se avrebbe voluto fare un documentario, ma David aveva risposto “Assolutamente no”. Due giorni dopo però mi ha richiamato e detto di sì. All’inizio non era del tutto a suo agio per via della telecamera che lo seguiva ovunque, si trattava del suo primo documentario e abbiamo registrato 700 ore di materiale, ma dopo poco non ci ha fatto più caso. Non ha voluto rispondere a molte domande, ma ha preferito che imbracciassi la telecamera e riprendessi e saprete come sarà il film alla fine, ma a quei tempi Jason [Scheunemann], che lo conosceva molto meglio, sosteneva che sarebbe arrivato un momento in cui David avrebbe naturalmente parlato della sua vita privata e tale momento è giunto 4 anni fa, quando è nata sua figlia Lula, a cui il film è dedicato. Jason gli ha detto che questa sarebbe stata una buona opportunità per raccontarle tante storie, dato che non era più giovanissimo, così abbiamo realizzato questo materiale di 25 ore destinato alla figlia, così che potesse un giorno conoscere meglio il padre.
Il lavoro di montaggio di David Lynch: The Art Life è stato impegnativo?
Olivia: Avevamo tutto queste interviste e abbiamo anzitutto guardato quelle per trovare un filo conduttore. C’erano così tante belle storie, dei suoi nonni e molte altre che avremmo voluto inserire, ma alla fine abbiamo trovato una chiave di lettura nella crescita di David e nelle sue principali influenze, ciò che ha scosso la sua vita, che avrebbe potuto prendere una brutta svolta, i problemi che ha avuto, ma è divenuto un pittore e poi il regista che conosciamo. Poi abbiamo tutti questi elementi che sono stati inseriti nel film, lui all’interno dello studio e abbiamo opere, foto e sperimentazioni filmiche, quindi abbiamo potuto usarli per desumere la narrazione in una forma astratta. David poteva narrarci una storia o compiere una qualche azione nello studio e noi pensavamo “sta facendo quella cosa” e tutto è stato poi fuso, il passato e il presente attraverso le sue creazioni artistiche. E’ stato davvero bello lavorare così.
Jon: All’inizio, ho desiderato di smettere di riprendere: viveva a Hollywood e tutti conoscevano la sua storia. Era come se, se volevamo davvero dare un senso a questo film per tutto, avremmo dovuto incentrarlo sulla sua personalità, sulle esperienze che ha avuto quando era più giovane, prima che si spostasse a Hollywood e diventasse famoso. Prima che lavorasse negli studios e la sua vita divenisse pubblica.
Ci sono state difficoltà nella realizzazione di David Lynch: The Art Life, e se sì, quali?
Per ciò che concerne quelle finanziarie, io vivo a Copenhagen, ma essendo americano non sono eleggibile per alcuni finanziamenti europei. A quel tempo il crowfunding stava iniziando a diventare popolare e abbiamo parlato a David di creare un autoritratto a tiratura limitata da vendere ai fan e così ci siamo procurati i fondi. Con la tecnologia è stato più facile realizzare tutto a casa, montare in casa. E’ stato facile ricevere l’aiuto di alcuni fan.
Cosa hai scoperto su David Lynch che ti ha stupito o che non immaginavi?
In questi 10 anni probabilmente ho ammirato soprattutto il fatto che David Lynch abbia una tale integrità, non senta la pressione commerciale o economica, non subisca il compromesso. E’ forse per questo che è un filmmaker così speciale. Lui può semplicemente dipingere e seguire un progetto, fa quello che desidera, nessuno gli impone quello che non ritiene giusto. Alcuni subiscono pressioni finanziare, ma David segue solo la sua personale visione.
Come mai non hai esteso l’intervista ad altri suoi collaboratori, come Jason S.?
Jon: Ci sono due cose che sin dall’inizio ho voluto evitare: non allontanarmi dal ragionevole e non realizzare qualcosa di documentaristico. Per me questa era l’opportunità di avere David che raccontasse la storia, dalla fonte. Non volevo avere altre persone che raccontassero la sua storia, benché sia certo bello avere una controparte oggettiva, ma desideravo che la raccontasse solo David, perché per me era più vera, attraverso la sua esperienza, non dal punto di vista di un altro.
Olivia: Volevamo che il film avesse l’aspetto di un viaggio nella sua mente, di averne la sensazione, e questa si sarebbe spezzata se fosse stato presente qualcuno seduto lì a darci informazioni su di lui. Abbiamo preferito che a parlare per lui fosse il suo duro lavoro e così via, così che l’audience potesse sperimentarlo e farsi una propria idea di ciò che era fondamentale.
Considerate David Lynch: The Art Life concluso o è un progetto in divenire? Perché ci è voluto così tanto a metterlo insieme e a presentarlo sul mercato?
Credo non sia ancora finito. C’è voluto così tanto tempo perché David è davvero molto impegnato e le interviste le potevamo fare solo nel weekend e lui a volte era via, oppure lavorava a pubblicità e altro. Quindi ci sono state pause di interi mesi in cui non potevamo contattarlo, se da quando ha cominciato a girare Twin Peaks non abbiamo potuto proprio disturbarlo. Era la sua agenda, e quando ha iniziato Twin Peaks è stato molto più difficile. Abbiamo finito due anni fa, ma abbiamo lasciato fuori molte cose. Abbiamo avuto questa opportunità, quindi non vogliamo sprecarla. Ci vuole tempo per raccogliere tutto il materiale.
Ma ora è il momento di diffonderlo in ogni caso?
Si certo.
Avete già dei piani per la distribuzione?
Abbiamo un accordo di distribuzione che non possiamo ancora annunciare qui – ma probabilmente a Toronto -, ma posso dire che ci sarà un’uscita americana. Presenzieremo al London Film Festival e gireremo per il circuito dei festival. L’Italia è un mercato di distribuzione, poi passerà sicuramente su Sky Arte [a marzo 207].
Visto che ne hai accennato, puoi dirci qualcosa della nuova serie di Twin Peaks?
Non posso anticipare proprio nulla, perché ho firmato un accordo di assoluta riservatezza, ma posso dirvi una cosa: David è al culmine delle sue possibilità creative, quindi sono davvero ottimista. Per il resto il mio coinvolgimento, vedrete.
Da cosa è nata la collaborazione tra te e Olivia nel progetto?
Ho portato io a bordo Olivia circa un anno e mezzo fa, per avere una prospettiva più obbiettiva, perché io e Jason siamo troppo vicini al materiale, mentre Olivia non conosce David come noi e ha un background da montatrice, così ci può tenere più obbiettivi, darci una struttura.
Avete già idee per il prossimo film biografico di un altro artista di grande calibro?
Jon: Bob Dylan. Lo adoro. Mi piacerebbe sviluppare un progetto simile, sui primi anni, un ritratto personale.
Olivia: Non abbiamo ancora pensato a un prossimo film come questo… forse un musicista, mi piacciono Kate Bush e Patty Smith.
Vi lasciamo con il trailer di David Lynch – The Art Life:
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