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Intervista esclusiva a John Rhys-Davies, da James Bond a Thor, passando per Allan Quatermain

04/12/2017 news di Alessandro Gamma

Abbiamo incontrato l'esperto attore gallese, esplorando alcuni dei ruoli meno affrontati della sua lunga carriera, ma assolutamente interessanti

John Rhys-Davies cineocchio milano

Al recente Comic-Con di Milano abbiamo avuto modo di incontrare John Rhys-Davies, attore forse principalmente ricordato per il ruolo del nano Gimli nella trilogia di Peter Jackson di Il Signore degli Anelli (le sue dichiarazioni sulla prossima serie TV) o di Sallah in I Predatori dell’Arca Perduta e in Indiana Jones e L’ultima Crociata, ma tutt’oggi molto presente, anche sul piccolo schermo, come dimostra la partecipazione alla prima stagione di The Shannara Chronicles (le sue parole sullo show).

La sua però è stata una lunga carriera, costellata di ruoli da comprimario assolutamente meritevoli e senza dubbio indimenticabili, come quello al fianco di Timothy Dalton in un capitolo della saga dedicata a James Bond, ma anche come doppiatore, addirittura di un cartone animato di supereroi in cui dava la voce al dio Thor. Abbiamo quindi provato a ripercorrere insieme a lui alcune tappe di questo significativo percorso.

Partiamo da un film del 1985, Allan Quatermain e le miniere di re Salomone (King Solomon’s Mines). Cosa mi può dire di questo adattamento che sfrutta evidentemente il filone avventuroso/archeologico lanciato qualche anno prima da Indiana Jones

C’erano una bellissima Sharon Stone, all’epoca pronta a diventare una star e uno straordinario Richard Chamberlain, affascinante e professionale, oltre che il mio vecchio amico Herbert Lom, un uomo davvero intelligente che ha partecipato a moltissimi film. Il regista era l’esperto J. Lee Thompson, che aveva tra gli altri diretto I Cannoni di Navarone. Fu prodotto dalla Cannon, una casa di produzioni che tutti ci siamo chiesti come abbia potuto durare così a lungo …

Ma penso che la risposta sia da cercare nei rapporti sottobanco tra Israele e il Sudafrica … Girammo in Zimbabwe, che a quel tempo era già diventato indipendente e il cui presidente era Mugabe, un tipo che ha finito per governare per 37 anni, che fece piazza pulita degli oppositori e che avrebbe portato il paese alla bancarotta. Questo è il contesto in cui girammo Allan Quatermain e le miniere di re Salomone. Fui inoltre vittima di un incidente aereo durante le riprese, durante il decollo, e mi ruppi la gamba. Se guardi agli ultimissimi istanti del film, vedrai che il mio personaggio [Dogati] ha le stampelle e che appaio molto più smagrito e pallido. Quello è il motivo. 

Che ricordi ha invece di 007 – Zona pericolo (The Living Daylights)?

Ho dei bei ricordi del film. Fu il primo di Timothy Dalton come James Bond. Io e lui avevamo già lavorato assieme alcuni anni prima in teatro, quindi fu un piacere ritrovarci. A mio parere è stato un grande Bond, ma anche Pierce Brosnan si è poi comportato bene, così come pure l’ultimo Bond, Daniel Craig, a mio parere è stato brillante nel ruolo. Penso che quello di Dalton fosse il Bond più vicino ai libri di Ian Fleming, che è stato uno scrittore davvero valido.

Aveva esperienza nel mondo dell’Intelligence, ma l’aveva romanzata, in parte per stemperare il clima di Guerra Fredda di quegli anni con la Russia. Lui era cresciuto durante la Seconda Guerra Mondiale, dove lo spionaggio era una cosa molto seria e il tradimento costava davvero la vita. Ha cercato di infondere questo senso di pericolo nei suoi libri e questa caratteristica a mio modo di vedere emerge bene dall’interpretazione di Timothy.

I film con Craig degli ultimi anni però, pur essendo in qualche modo più realistici, non hanno molti degli elementi tipici di Bond, come le location esotiche, le armi assurde, i cattivi da fumetto …

[ride] Diciamo che il budget dell’MI6 è calato … ma non quello delle produzioni dei film di James Bond! Si tratta della serie inglese più di successo di tutti i tempi. Ho amato Albert Broccoli, un vero principe italiano, saggio e adorabile, mi ha fatto davvero piacere poterlo conoscere. E ora sua figlia Barbara si sta comportando altrettanto bene.

Lei ha prestato la sua voce a Thor nella serie TV animata dedicata ai Fantastici 4 a metà degli anni ’90. Ora che i film di supereroi sono esplosi, cosa pensa di questo fenomeno e degli adattamenti per il grande schermo dei fumetti?

Il Thor che ho interpretato io era il dio di Asgard che conoscevo dalla letteratura. Mi ha fatto molto piacere sapere che avrebbero fatto un film sul personaggio, ma quando l’industria cinematografica decide di dedicarsi completamente a una tipologia di filmmaking e a un tipo solo di fantasy, la gente prima o poi finisce per stancarsi. Chi lo sa … il pubblico cambia.

Ha mai pensato alla regia?

Ho fatto un po’ di regia, ma ho perso quel treno. Avrei dovuto dedicarmici una ventina di anni fa … Comunque ho iniziato a fare delle co-produzioni e ho scritto una sceneggiatura originale, commovente, avventurosa, che parla dell’amore e di cosa significhi essere umani. Penso che potrebbe essere portata sullo schermo e potrebbe offrire uno sguardo fresco e attuale sulle nostre vite e far capire dove l’umanità sta sbagliando, perchè qualcosa non sta andando per il verso giusto ultimamente.

Di seguito il trailer di Allan Quatermain e le miniere di re Salomone: