Daniel Craig, Channing Tatum, Adam Driver sono i protagonisti di un heist movie dissacrante e rocambolesco che sovverte i canoni della trilogia Ocean's
Non ci sono mezze misure per raccontare l’America degli emarginati bianchi, un ricettacolo di bifolchi e avvoltoi mossi da impulsi imprevedibili e irrazionali, così che ogni interazione tra i membri di questa accattivante comunità tenderà sempre ad avere conseguenze tanto spontanee quanto esilaranti. Fare una battuta al bancone di una bar di una cittadina di provincia può quindi ottenere in risposta una risata accompagnata da un pugno in faccia e da un boccale di birra spaccato in testa, oppure il vedersi incendiata la macchina. Nessun filtro prima di (re)agire.
Questo aspetto si può portare sul grande schermo in due modi: additando l’ingiustificabile irresponsabilità del governo americano e le sue politiche segregazioniste e raccontandolo secondo una prospettiva di drammatica critica sociale, oppure con un’istrionica parodia in cui semplicemente si prende atto dell’esistenza di tale microcosmo senza imporre intenti moralizzatori o accusatori. Non v’è dubbio , e se ce ne fosse ancora qualcuno verrà presto fugato dalla vista della gara di lancio delle tavolette del water con cui si dilettano alcuni dei protagonisti, che Steven Soderbergh abbia scelto decisamente la seconda opzione per il suo ultimo film, La Truffa dei Logan (Logan Lucky); una pellicola dal ritmo narrativo accelerato in cui il regista – lontano dal cinema dal 2013 – combina con precisione i suoi caratteri più distintivi, bagnandoli di una dose di efficace ed inedito umorismo quasi nero.
Per raggiungere questo non semplice obiettivo, si è trasferito agli antipodi metodologici della fortunata saga di Ocean’s Eleven (richiamata addirittura a un certo punto direttamente da un irriverente Ocean’s Seven Eleven pronunciato da un reporter della TV), trasformando il lusso e lo sfarzo che circondavano il gruppo di esperti ladri guidati da George Clooney in un torbido e grottesco senario di pub malfamati e fiere di paese che incorniciano l’azione principale, mettendoci di fronte a una coppia di fratelli che, dopo aver perso la libertà, la famiglia e anche alcuni arti, hanno ancora la forza di sfidare una volta di più la loro proverbiale fortuna.
Interpretati brillantemente da Channing Tatum (Jimmy Logan) e Adam Driver (Clyde Logan), costituiscono l’esempio lampante del sogno americano infranto. Il primo era infatti la stella della squadra di football, destinato a diventare un idolo delle folle e bersaglio di decine di proposte milionarie della migliori squadre del paese, ma finito a fare il minatore a causa di un infortunio alla gamba, finendo addirittura licenziato per colpa di un errore burocratico della compagnia di assicurazioni della sua ditta.
Il secondo era invece un eroe di guerra, e la sua storia riflette quella di migliaia di altri soldati decorati, mutilati in combattimento e presto dimenticati dallo Zio Sam. Lo stato di maltrattamento e di abbandono del veterano disabile – ormai inservibile per il suo Paese, si riflette in La Truffa dei Logan non soltanto nell’ambiente in cui vive, completamente trascurato dalla società rispettabile, ma anche in senso metaforico, in quella Fortuna che gli ha voltato le spalle e ride di lui dopo averlo condannato a una vita di disgrazie.
Cercando di ottenere un risarcimento per tutte le ingiustizie che gli è toccato sopportare, Jimmy progetta così quello che sembra un clamoroso furto infallibile al circuito di una corsa del circuito NASCAR, per il quale avrà però bisogno dell’aiuto di suo fratello, di sua sorella (Riley Keough) e di Joe Bang (Daniel Craig), un esperto di esplosivi in grado di penetrare qualsiasi caveau. Tuttavia, la collaborazione di Joe è soggetta a due clausole non negoziabili: la prima è che i suoi due fratelli facciano parte del colpo per garantire la sua sicurezza; la seconda, che suppone più in un impedimento che una condizione vera e propria, è determinata dal luogo in cui si trova lo stravagante artista della dinamite, visto che si trova in prigione.
Jimmy aveva però già considerato questo dettaglio, organizzando per lui un incredibile piano di fuga, quindi il più grande dei suoi problemi resta quello di convincere i due rozzi fratelli di Joe che, a quanto pare, si sono lasciati la vita criminale alle spalle per abbracciare la parola di Dio.
Anche se la sceneggiatura di La Truffa dei Logan scritta dell’esordiente Rebecca Blunt è piuttosto prevedibile e ripetitiva, pure nel classico doppio finale marchio di fabbrica di Steven Soderbergh, la comicità sopra le righe degli attori e la loro sorprendente e deliberata disinvoltura nel rappresentare senza filtri l’idiozia assoluta implicita nelle loro azioni riescono a mantenere lo spettatore così rapito da questo semplice divertimento da fargli scordare una conclusione che già avrebbe saputo immaginare prima ancora di iniziare la visione. Invece di lamentarci della mancanza di sorprese, ci ritroveremo però ad applaudire come bambini ogni volta che l’implacabile dea bendata sorriderà ai nostri (anti)eroi.
E’ proprio la sezione cast a essere uno degli aspetti più notevoli in gioco in La Truffa dei Logan, non solo la professionalità degli attori coinvolti, ma anche l’incredibile lavoro svolto da Steven Soderbergh nel dirigerli, poiché riesce a far brillare al meglio ciascuno, nonostante li abbia trascinati al di fuori delle loro più o meno usuali comfort zone mettendogli in mano le pagine di uno script che difficilmente avranno sentito familiare e capace proprio per questo di provocare un ‘conflitto di associazione’ anche nel pubblico, in grado di accentuare ulteriormente ciascuna delle stravaganti esplosioni comiche diluite nelle due ore di durata.
E così arriviamo, senza rendercene troppo conto, alla conclusione di un’opera che, dopo la studiata introduzione progressiva dei personaggi principali, ritarda fino al terzo atto la comparsa del premio Oscar Hilary Swank e del singolare Macon Blair, i cui camei spontanei sono diventati per lo più frequenti in opere legate al cinema d’autore, come sigillo di garanzia di innovazione ed eccentricità. Nota di colore a margine: questo il quarto lungometraggio del 2017 a presentare nella colonna sonora Take me home, Country Roads di John Denver (gli altri sono Alien: Covenant, Okja e Kingsman: Il Cerchio d’Oro).
In definitiva, La Truffa dei Logan è una delizia per tutti i fan dei frenetici film dedicati a furti e rapine impossibili, con il plus dell’inconfondibile firma romantica ed estroversa di uno Steven Soderbergh che questa volta si diverte a profanare con gusto alcuni stereotipi del genere e dei tabù dell’America.
Di seguito trovate il trailer italiano: