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Leiji Matsumoto: “Io un sopravvissuto; ispirato da Rossella O’Hara. Fratellanza e sogni sono tutto”

05/11/2018 news di Alessandro Gamma

Abbiamo incontrato il mangaka 80enne a Lucca Comics 2018, dove ha ripercorso la sua vita e la sua carriera, parlando degli episodi che gli hanno dato la forza per scrivere le storie che l'han reso celebre

Leiji Matsumoto lucca 2018

Conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per la saga di Capitan Harlock, l’8oenne Leiji Matsumoto (pseudonimo di Akira Matsumoto) è un mangaka specializzatosi col tempo nel genere sci-fi, creatore tra gli altri anche dei pluripremiati Otoko Oidon, Galaxy Express 999 e La corazzata Yamato.

Già passato in Italia nel 2013 (alla Mostra del Cinema di Venezia, per la presentazione del film Capitan Harlock di Shinji Aramaki), è stato ospite d’onore quest’anno di Lucca Comics & Games, che ha anche allestito una mostra personale del sensei con alcune tavole originali esposte a Palazzo Ducale.

Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare da vicino Leiji Matsumoto, approfittandone per spaziare tra tematiche e momenti topici della sua vita e della sua carriera.

Parlando dell’importanza del genere western per le sue storie, il mangaka ha detto:

Da bambino guardavo molti film americani, non soltanto western, ma mi piacevano molto anche i western italiani, come quelli diretti da Sergio Leone. Tutte quelle immagini mi rimanevano profondamente impresse e io di notte me le sognavo. Quelle pellicola hanno segnato la mia immaginazione.

Devo dire che mi piacevano molto anche le armi e le pistole usate e infatti poi le ho utilizzate nei miei manga. Nello specifico, dei film italiani mi intrigava soprattutto l’aspetto romantico. Quando invece ho cominciato le scuole superiori, lì ho davvero iniziato a vedere un po’ di tutto quello che la cinematografia occidentale proponeva, non importava il genere.

Alla domanda se i suoi personaggi siano in qualche modo cambiati parallelamente all’evoluzione – in peggio – del mondo negli ultimi anni, Leiji Matsumoto ha commentato:

Non è tanto un problema che sia cambiato il mondo. Ritengo che questi cambiamenti che vediamo non debbano influenzare la gente. Non è tempo per essere divisi da religioni, razze o confini. Dobbiamo essere uniti e proteggerci a vicenda, imparando dalla storia e da quello che abbiamo studiato, proteggendo così anche il pianeta e lavorare fianco a fianco come fratelli. Dovete tenere stretti i vostri sogni, sono loro che vi porteranno ad avere un futuro migliore. La vita è fatta per essere vissuta, tutti nasciamo per vivere, nessuno nasce per morire. 

Rispondendo al perchè abbia scelto di optare per un modello di treno per nulla futuristico in Galaxy Express 999:

Ho disegnato quel tipo di treno perchè era quello che realmente esisteva quando ero un ragazzo e quindi faceva parte di ciò che ho sperimentato personalmente. La mia famiglia – che abitava nel Kyushu – era povera, quindi non potevo permettermi di salirci sopra tanto spesso, così la maggior parte dei convogli e delle locomotive li vedevo sulle riviste. Tutte queste cose che mi affascinavano finivano quindi nei miei disegni che spedivo anche alle case editrici.

Così, un giorno, mi convocarono a Tokyo perchè erano interessati al mio lavoro, così dovetti in qualche modo racimolare i soldi necessari a comprare il biglietto di sola andata e finalmente potei salire su questo ‘treno dei sogni‘. Pensate che il modello di treno che ho ripreso in Galaxy Express 999 [un modello a vapore C-62 delle Ferrovie Nazionali Giapponesi] dal Kyushu a Tokyo ci metteva ben 24 ore. Poi ne misero in commercio anche un modellino, perchè era molto famoso.

Per quanto riguarda invece La corazzata YamatoLeiji Matsumoto ha ricordato:

Quando mi chiesero di farne una serie animata per la TV mi preoccupai un po’ perchè non avevo ben idea di come fare, ma si trattava di una grossa opportunità per cominciare a lavorare sugli anime. Come modello per la nave spaziale presi la nave da battaglia Yamato, esistente davvero ai tempi della seconda guerra mondiale. Anche i personaggi sono ispirati a persone realmente esistenti: il capitano è mutuato sulle fattezze fisiche e caratteriali di mio padre, Susumu su quelle di mio fratello minore

Il mangaka ha poi espresso chiaramente qual è la sua filosofia di vita:

Discendo dai samurai e la mia filosofia è un po’ quella: mai scappare davanti alle avversità, scegliere una strada e percorrerla fino in fondo senza mai mollare nemmeno nei momenti difficili o di sconfitta, rialzarsi sempre. Sono cresciuto durante la seconda guerra mondiale e inizialmente la bomba atomica poi finita su Nagasaki era destinata alla zona dove vivevo io.

Mi sento un sopravvissuto, un po’ come tutti gli altri ragazzi di quel posto e conosco molte persone che hanno perso una persona cara nell’esplosione o per le radiazioni seguenti. Ho vissuto direttamente la storie e quella sofferenza, esperienze che poi ho messo nelle mie opere. Mio padre era un pilota che prima ha volato coi francesi, poi è arrivata la guerra. Lui riuscì a tornare, ma era cambiato, molti suoi amici erano morti.

Il messaggio di non mollare che menzionavo arriva da lui. Sempre ricollegandomi ai film, mi rimase impressa la frase “Non soffrirò mai più la fame!” pronunciata da Rossella O’Hara in Via col vento. Lo vidi al cinema quando avevo 9 anni e mi segnò profondamente.

Virando invece sull’importanza delle donne nei suoi lavori, Leiji Matsumoto ha ricordato:

Per la prima opera che disegnai, mi dissero che non stavo disegnando bene i personaggi femminili. Mi impegnai quindi molto per migliorare, ma presto mi accorsi che riuscivo a ritrarre senza fatica delle donne che conoscevo e che vivevano vicino a dove abitavo. Sapevo dentro di me che era l’unico modo in cui avrei potuto disegnarle. Ho anche preso ispirazione dal volto dell’attrice Marianne Hold, protagonista del film Marianne de ma jeunesse di Julien Duvivier [1955].

Di seguito la storica sigla di Capitan Harlock: