Tara Holt e Katrina Law sono le protagoniste di un horror ricco di clichè e povero di spaventi e atmosfera
Da quando è apparsa sul mercato della distribuzione americano, la IFC Midnight ha abituato il pubblico di appassionati dell’horror a prodotti quasi sempre di livello discreto – realizzati da registi intraprendenti e attori più o meno noti -, con punte di eccellenza nei casi di Kill List, Berberian Sound Studio, Dream Home e Super – Attento Crimine. Soltanto nel 2016, ha portato poi nei cinema e/o in VOD film interessanti come Antibirth, Beyond the Gates e Autopsy (giunto poi a sorpresa anche in Italia), mentre Darkness Rising dell’esordiente Austin Reading è tra i pochi lanciati nel corso di questi primi sei mesi dell’anno, ma purtroppo si assesta su livelli ben più modesti.
Dopo aver girovagato per le stanze in cerca di ricordi, verso la mezz’ora arriva una scena talmente incredibile che distrugge qualsiasi rimasuglio della già scarna credibilità rimasta in chi guarda. L’atmosfera oppressiva convince il trio che potrebbe essere una buona idea uscire e andarsene, ma quando aprono la porta d’ingresso, si trovano davanti e vengono ricacciati indietro da … un cane lupo. Piuttosto rabbioso certo, ma niente di mostruoso o soprannaturale. Pur comprendendo che le loro vite potrebbero dipendere dall’andarsene il più velocemente possibile da lì, non provano ad affrontarlo e nemmeno a distrarlo in qualche modo, mentre uno di loro magari tenta di raggiungere l’automobile, parcheggiata a meno di 10 metri dal portico. Invece Jake, che – ricordiamolo – fa il terapista di professione, affronta la situazione perdendo completamente la testa.
Per chiudere il cerchio dell’originalità zero, che pesca a caso da classici come Amityville e Gli invasati, Izzy viene posseduta dalla misteriosa entità che li perseguita, che la fa apparire e parlare come uno dei deadite di La Casa. Poco dopo l’ora dall’inizio, Jake dice: “Continuerà ancora e ancora … per sempre”. Per fortuna, restano invece circa 20 minuti ai titoli di coda. Ad appesantire ulteriormente la visione c’è anche l’uso del digitale, che se negli ultimi anni ha permesso di abbassare i costi di produzione, concorre a sabotare la pellicola dall’interno, grazie a una palette cromatica che rende il quadro piatto e ai limiti del monocromo, tutta in scale di grigi e blu desaturati e inutilmente ridondanti.
Tra gli aspetti più vagamente interessanti, Reading sussurra invece l’idea che invece della solita casa infestata da spiriti di varia natura sia l’edificio stesso a portare alla pazzia coloro che vi si trovano all’interno a causa del modo in cui è stato costruito. Tuttavia, anche qui non c’è niente di molto originale. Chi abbia letto qualcosa di H.P. Lovecraft sa bene che lo scrittore è stato tra i primi a parlare di “geometria non euclidea” e una connessione tra architettura e Male è stata suggerita già in Ghostbusters. Un’intuizione comunque apprezzabile, ma affogata in un mare di mediocrità. Infine, la sbandierata presenza di Ted Raimi, di gran lunga il nome più noto presente nel cast, avrebbe potuto essere di per sè un vago motivo di interesse per ogni cultore del genere, non fosse che il suo ruolo è minimo se non addirittura insignificante (come lui stesso ha confermato, è stato l’ultimo ad entrare nel cast, tanto che non ha nemmeno interagito con gli altri sul set, che avevano già concluso le loro scene).
In definitiva, Darkness Rising soffre della mancanza di comportamenti realistici (abbastanza normale per un horror) e di spaventi genuini e atmosfera (piuttosto grave), senza offrire nulla di vagamente appetibile agli appassionati in cerca di qualcosa di fresco o almeno interessante.
Di seguito il trailer: