Titolo originale: Death Race 2050 , uscita: 17-01-2017. Regista: G.J. Echternkamp.
[recensione] Death Race 2050 di G. J. Echternkamp
24/01/2017 recensione film Death Race 2050 di Alessandro Gamma
Il regista omaggia nel migliore dei modi il cult di Roger Corman nel 1975, cogliendone appieno lo spirito
C’è molta coloratissima storia del cinema dietro al selvaggiamente divertente Death Race 2050, quindi serve fare un piccolo passo indietro: nel 1975 venne distribuito un piccolo violento film dalla scatenata – quanto assurda – carica satirica intitolato Anno 2000 – La corsa della morte (Death Race 2000). Prodotta dal signore supremo dei B-movies Roger Corman, la pellicola (che vantava nel cast nomi del calibro di Sylvester Stallone e David Carradine) si rivelò uno dei maggiori successi del prolifico produttore, garantendosi una meritatamente lunga vita sugli scaffali dei videonoleggi e tra i cult di mezzanotte. Death Race 2000 si è conquistato anche un remake sufficientemente decente – Death Race con Jason Statham del 2008 -, che si sganciava però dal lato più eminentemente corrosivo in favore di una dose d’azione più convenzionale, e, naturalmente, come è spesso prassi nel panorama odierno, tale rifacimento ha portato a un serie di ulteriori sequel, usciti nel 2010, 2013 e 2017. Quindi, dove potrebbe portarci questa saga oggi?
Direttamente al suo disegno originale, a quanto pare. Corman è tornato, e la sua tradizionale follia old school è a pieni giri in Death Race 2050. Più vicino a una sorta di remake dell’originale che seguito vero e proprio – anche se certamente potrebbe essere interpretato in entrambi i modi – il film è tutto all’insegna dell’emulazione di quei B-movie impenitenti e senza freni tipici delle visioni nei drive-in / grindhouse degli anni ’70, che potranno pure essere a corto di budget ma sanno regalare azione ironica, un commento sociale semplice, ma efficace e un gruppo di attori che, avendo chiaramente colto il tono dell’operazione, sono disposti a sguazzare molto sopra le righe in questa piscina di ridicolo, camp e talvolta ultra-violento divertimento.
E’ difficile prevedere se il tipo di kitsch volontariamente bizzarro e sfacciatamente a buon mercato di Corman saprà incontrare il gusto dei fanatici di ‘filmacci’ più cinici di oggi, ma è lecito affermare che quelli che adorano la satira cheesy, economica, polposa e autoreferenziale in egual misura, dovrebbero apprezzare senza problemi Death Race 2050. E’ ovviamente impossibile ritrovare lo squilibrio innato dell’opera originale, ma bisogna fare i complimenti a una nuova generazione di autori non allineati (tra cui lo sceneggiatore e regista G. J. Echternkamp e il co-sceneggiatore Matt Yamashita) che non solo sono riusciti a capire appieno e replicare ciò che Death Race 2000 è stato … ma non si vergognano di ammettere che lo hanno amato profondamente.
La trama non potrebbe essere più semplice: in un futuro tanto orribile quanto dominato dalla stupidità umana, viene organizzata ogni anno una corsa automobilistica da una costa all’altra degli Stati Uniti, in cui i piloti partecipanti guadagnano punti quando investono i pedoni che si parano loro davanti lungo il tracciato. Questa è più o meno l’intera trama. C’è anche un diversivo di benvenuto da parte di una squadra di combattenti ribelli intenti a sparare sui corridori con qualsiasi esplosivo mezzo a disposizione, a cui si aggiunge un’inaspettatamente piacevole quantità di personaggi che sembrano usciti da un cartone animato, ma non per questo meno spassosi. Nel mucchio vengono anche gettati: un surrogato di “realtà virtuale” con gli spettatori che da casa possono ‘sedersi’ al fianco dei piloti attraverso appositi occhialini che funzionano molto meglio di quanto ci si potrebbe aspettare e una manciata di sequenze d’azione goffamente divertenti. E se Death Race 2050 potrebbe risultare una produzione “povera” per molti aspetti, il direttore del casting si è certamente guadagnato il suo stipendio.
Non solo abbiamo in scena il sempre piacevolmente viscido Malcolm McDowell nei panni di un autocrate, vagamente somigliante a Donald Trump, a capo della gara; c’è Manu Bennett che incarna l’eroe di turno, stoico e simpaticamente badass; Marci Miller, il suo coraggioso navigatore e spalla (più o meno); Folake Olowofoyeku, una rock star che falcia i suoi stessi fan adoranti; Anessa Ramsey, un’evangelista matta che fa lo stesso col proprio gregge di fedeli; Burt Grinstead (meravigliosamente lunatico) nei panni del geneticamente potenziato, sessualmente confuso e super-muscoloso uomo-bambino; infine il veterano caratterista Yancy Butler quale leader furioso di diversi sfortunati supporter.
E’ tutto molto goffo, sgangherato e kitsch, ma questa è solo una parte del fascino grezzo dell’intera produzione. Potrebbe non esserci molto mercato in questi giorni per lo stravagante modo di fare cinema indipendente di Roger Corman, ma Death Race 2050 afferma abilmente che c’è ancora un po’ di benzina nel suo serbatoio. Coloro che si aspettano un classico film d’azione sullo stile di Death Race (2008) potrebbero arrivare a fine visione confusi o irritati. Quelli che invece nutrono un sano rispetto per l’opera, certamente sopra le righe, del produttore americano si troveranno piacevolmente sorpresi da questo film, che potrà pur essere bizzarro e intenzionalmente cheap … ma è anche dannatamente divertente.
Di seguito il trailer non censurato di Death Race 2050:
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