Recensione libro + intervista: Steven Spielberg – Mondi e visioni del re dei blockbuster di G. Toro
20/02/2024 news di Alessandro Gamma
Un volume che ripercorre la mastodontica filmografia del filmmaker, tra curiosità e approfondimenti
Steven Spielberg è – non a torto – considerato uno dei registi più apprezzati al mondo. La sua produzione non ha eguali nella storia del cinema, sia per la varietà dei generi trattati che per i temi affrontati. Da Lo squalo e Incontri ravvicinati del terzo tipo, passando per E.T. L’extra-terrestre, Indiana Jones, Jurassic Park, arrivando a La guerra dei mondi e al recente The Fabelmans, non è semplice racchiudere in poche pagine un ritratto completo di oltre cinquant’anni di carriera cinematografica.
Cimentatosi sin da giovanissimo nell’uso della cinepresa, Steven Spielberg ha coltivato con perseveranza la sua passione per il cinema, dando vita a numerosi classici della settima arte. Con il suo approccio trasversale, tanto avventuroso e fantastico quanto storico e sociale, ha conquistato nel tempo un vasto pubblico di spettatori, inaugurando di fatto l’era dei blockbusters. E grazie alle sue originali strategie di promozione, ha anche rivoluzionato il mercato hollywoodiano.
Ora, con il volume Steven Spielberg – Mondi e visioni del re dei blockbuster edito da Nicola Pesce Editore (400 pagg, 14.8×2.3×21 cm, 17.90 euro) Giovanni Toro prova ad analizzarne il percorso artistico passando in rassegna tutta la sua produzione, tra innumerevoli approfondimenti, curiosità e retroscena.
Abbiamo colto l’occasione per fare quattro chiacchiere con l’autore.
Quando hai iniziato a lavorare sul volume?
Ho iniziato a lavorare al volume nel 2021 perché la pianificazione di uscita era fissata per il 2022. Purtroppo nel gennaio del 2022 è venuto a mancare mio padre e lo sconforto per una simile perdita mi ha creato qualche difficoltà. Mi sono dovuto fermare per diversi mesi. Quando perdi un genitore è sempre una sorta di reset, un punto di arrivo (brutto), in cui ciascuno di noi inizia a filosofeggiare sulla sua vita. E in quel periodo ho filosofeggiato parecchio. Ringrazio sempre edizioni NPE per avermi dato la possibilità di “recuperare”, senza scrivere neppure una parola del nuovo libro, rimandando l’uscita a quasi un anno dopo.
Perché hai pensato fosse ‘necessaria’ una pubblicazione del genere in Italia?
Di Spielberg si è detto molto e si continua a scrivere tanto perché rappresenta uno dei registi che ha fatto e continua a fare la storia del cinema. Spielberg, grazie alla vastità della sua produzione, può essere “raccontato” in tanti modi diversi facendo leva su tantissimi aspetti che girano attorno ai suoi film. Ci sono autori che si occupano soltanto di un particolare aspetto della sua produzione come la fantascienza, ad esempio, o al suo spirito di avventura, mentre altri amano parlare dei suoi film più impegnati e sociali.
Certo, poi ci sono quelli che, non amando particolarmente questo regista, non fanno altro che parlare solo dei suoi insuccessi (pochi per la verità).Spielberg non è un regista che al cento per cento mette tutti d’accordo e in fila con uno stesso pensiero, proprio perché la sua produzione, sia come regista, ma anche nei panni di produttore, è multiforme e infinta e ogni autore, pensa di dover dire la sua in base all’idea che ha del suo lavoro.
In questo caso, anche io volevo dire la mia su Spielberg parlando dei suoi film, ma provando ad andare un po’ oltre le immagini che scorrono sullo schermo, tentando di scoprire lo Spielberg inedito e nascosto che vive dentro queste pellicole. Ci sarò riuscito a dire la mia? Spero di sì!
A chi si rivolge Mondi e visioni del re dei blockbuster?
Di sicuro a tutti gli amanti del cinema e, in particolare, del cinema di Steven Spielberg. Ma anche a quelli che studiano cinema e vogliono fare regia. Non tanto perché nel volume ci siano delle note tecniche che insegnano ai lettori come fare dei film “alla Spielberg” – sarebbe impossibile – ma perché ci sono così tante informazioni dentro questo libro, che probabilmente a qualcuno, qualche notizia di queste, potrà servire da stimolo e da spinta per i propri progetti personali, che siano di cinema o di altro non ha poi molta importanza.
Insomma, quando scopri che, non accettato nei corsi di cinema, il giovane Spielberg decise di seguire le lavorazioni alla Universal, intrufolandosi di nascosto negli Studios, e rubando con gli occhi, qualche stimolo nell’essere più tenace nella vita, deve per forza dartelo …
Cosa ti ha dato più ‘problemi’ durante la stesura?
Credo il recupero di tutte le informazioni necessarie ad argomentare ogni aspetto del libro.Scrivere un saggio non è mai facile, soprattutto per come personalmente intendo il saggio. Quando parli di un regista, di un film, di un qualcosa che tutti hanno sotto gli occhi, come le immagini cinematografiche, devi stare ben attento a raccogliere ogni informazione possibile e verificarla poi con altre in tuo possesso.
Perché l’errore è dietro l’angolo, e le stesse interviste rilasciate dagli attori, dai registi, e da tutti quelli che fanno parte della filiera cinematografica, cambiano nel corso del tempo. E se una dichiarazione appare vera, ad esempio, nel 1982, questa può essere ritrattata o modificata, o ancora aggiornata, qualche decennio dopo.
E tu, come autore, se vuoi fare un buon lavoro, devi essere in grado di intercettare tutte queste variazioni e verificare che le notizie che hai sul tavolo siano tra loro coerenti. Ad esempio è risaputo il fatto che Drew Barrymore, l’attrice bambina che interpretò Gertie in E.T. l’extra-terrestre, credeva che il pupazzo di Carlo Rambaldi fosse per davvero un alieno e che fosse vivo.
Tuttavia nessuno dichiarò mai, allora, che durante le pause tra una ripresa e l’altra, il pupazzo di E.T. rimaneva acceso e controllato da due tecnici a distanza affinché Drew continuasse a credere a quello che gli era stato detto. E cioè che E.T. fosse reale. Addirittura si racconta che la bambina aveva creduto così tanto in lui che gli portava anche da mangiare e gli diceva che alla fine del film sarebbe uscita con lui a mangiare una pizza…
C’è un genere tra i molti che ha affrontato Steven Spielberg in carriera che preferisci agli altri? O ricordi qual è il suo primo film che hai visto e ti ha colpito e affondato per sempre?
La fantascienza è il genere che preferisco e probabilmente la colpa è proprio di Spielberg! Avevo 8 anni e nel 1978 mio padre mi portò a lavoro. Lui faceva il proiezionista part-time in una piccola sala cinematografica del mio paese, e quel giorno doveva proiettare Incontri ravvicinati del terzo tipo. Ne parlo ampiamente pure nel volume “Storia degli effetti speciali” sempre edito da Edizioni NPE, dove scrivo che quel film, per me, fu un trip assoluto.
Sai cosa può significare agli occhi di un bambino di 8 anni, già con una forte immaginazione di suo, vedere un film sugli alieni, sugli UFO, su astronavi colorate e incontri “spaziali”? Qualcosa di indescrivibile, un’esperienza che non potrò mai dimenticare; passione poi ulteriormente confermata qualche anno dopo con E.T. l’extra-terrestre, ma anche accompagnata dai cartoni animati di Goldrake e di Mazinga e dalle tante serie televisive che poi riempirono le nostre emittenti negli anni ’80 (Galactica, Ralph Supermaxieroe, Dimensione Alfa, Automan, Project Ufo, Gli Invasori, Buck Rogers, Super Vicky, V-Visitors e così via).
Credi che Steven Spielberg abbia ancora ‘qualcosa da dire’ oggi?
Assolutamente sì. Sebbene sia ormai lontanissimo da quel fantastico spielberghiano degli anni ’80, da noi tutti molto amato e, in parte, etichetta riconoscibile del regista, credo che possa ancora dire la sua all’interno di quell’interminabile universo che è il cinema.
Con West Side Story, ha cambiato il suo registro, dirigendo un musical – quindi si è rinnovato – e subito dopo ha realizzato The Fabelmans, un’autobiografia incredibile della sua vita e omaggio al suo amore per il cinema, oltre che per la sua famiglia e alla sua storia personale. Che dire? Attendiamo di sapere cos’altro ha in serbo per noi.
Di seguito il trailer internazionale di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo:
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