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Titolo originale: Mohawk , uscita: 02-03-2018. Regista: Ted Geoghegan.

Recensione | Mohawk di Ted Geoghegan

05/04/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista di We Are Still Here ci regala una personalissima declinazione orrorifica dell'action drama in costume, dove visionarietà e inventiva suppliscono alle molteplici imperfezioni

A distanza di due anni da We Are Still Here, Ted Geoghegan torna dietro la macchina da presa per un revenge – thriller in costume, Mohawk, incentrato sullo scontro tra un gruppo di nativi accompagnati da un britannico e un drappello di soldati, dando vita a un lungo, cruento e a tratti surreale inseguimento per le labirintiche lande boschive della Valle Mohawk.

Ambientato durante la Guerra del 1812, la narrazione si apre con un singolare menage a trois tra due Mohawk, Oak (Kaniehtiio Horn) e Calvin (Justin Rain), e l’inglese Joshua (Eamon Farren). Tuttavia, lo scontro bellico è alle porte e, seppure il suo popolo dichiaratosi neutrale non sia ancora stato attaccato, apprendiamo che Calvin vuole mettere insieme un manipolo di guerrieri della propria tribù per prepararsi ad affrontare gli americani, che incombono oramai sul territorio indigeno. Nel frattempo, per caso, Joshua e i due indiani-americani s’imbattono nello spietato colonnello Holt (Ezra Buzzington) e nei suoi uomini, i quali, dopo uno violento scontro, iniziano a braccarli per eliminarli. Si susseguono quindi uccisioni da ambedue le fazioni, finché da thriller ricco di tensione il registro non muta repentinamente in un visionario film di vendetta con venature horror.

Anzitutto, va sottolineato, Mohawk non è certo una minuziosa ricostruzione storica, di quelle con un ragguardevole budget a disposizione, in cui si alternano sulla scena raffinati costumi, migliaia di comparse e battaglie pirotecniche. Non è L’ultimo dei Mohicani (The Last of the Mohicans) di Michael Mann, con tanto di romantica storia d’amore e di eroico protagonista. Al contrario, la pellicola diretta da Ted Geoghegan e da lui sceneggiata insieme a Grady Hendrix, può contare su limitatissime risorse, gli abiti di scena sono parecchio posticci (anche se il calcato trucco nero o rosso è decisamente a effetto) e numerose sono le imperfezioni che qua e là disseminano lo svolgimento in termini di fotografia e soprattutto di riprese (alcuni momenti in POV dei personaggi in corsa sono fastidiosamente mossi, in puro – quanto involontario e innaturale – stile mockumentary). Inoltre i personaggi sono tutt’altro che idealizzati, gli scontri tra di loro tutto tranne che magniloquenti.

Eppure, la peculiare quanto fosca prospettiva del regista sul soggetto storico non può non affascinare, tendendo man mano che il minutaggio procede sempre più all’estetica horror. La sua vision si percepisce netta, incisiva, nei dettagli truci anzitutto. Così vediamo il colpo in testa sparato a un soldato a distanza, o un padre che si lava via pezzi di cranio del figlio con attaccati ancora i ciuffi di capelli nel fiume, oppure una ferita nella tempia che zampilla sangue non appena viene rimossa una freccia, o infine una testa insanguinata sospesa su una picca come monito. L’orrore tuttavia, tratto distintivo dello stile di Ted Geoghegan come di Grady Hendrix, non è limitato alla sola sfera reale (alle torture, alle sparatorie e così via), ma dilaga anche nell’onirico, nel fantasmatico, soprattutto nell’ultimo quarto di Mohawk, che assume una forma sempre più irreale e allucinata. Un’antropomorfa figura totemica dal volto coperto dallo scheletro facciale di quello che pare un bovide diviene allora premonizione di future e veementi vendette, durante una breve e sepolcrale visione in stato di veglia. Poi, col calare delle tenebre, si concretizza tale sovrumano castigo, forse allegorico della punizione per lo sterminio di interi popoli da parte dei crudeli conquistatori, e la sua personificazione in femminili spoglie ha la sua finale rivalsa in un cruento combattimento decisivo.

A incarnare l’inquietante e quasi mitologica figura è Oak, singolare ibrido tra una volitiva final girl e feroce spirito indigeno, reso perfettamente nella performance come nella straniante mimica di Kaniehtiio Horn. Altrettanto encomiabile è la sua nemesi, un Ezra Buzzington (Le colline hanno gli occhi, Fight Club) reso folle dall’ira, che trascina i suoi soldati in una rischiosissima caccia all’uomo. Meno memorabili invece i due amanti della combattiva guerriera Mohawk, Justin Rain, sfavorito dal limitato minutaggio destinatogli e, ancor più, Eamon Farrenche, che invece ha maggiore spazio, ma non riesce a risultare incisivo, seppur non sia nemmeno particolarmente biasimevole.

In conclusione, Ted Geoghegan, con pochi mezzi e molta personalità, ci regala una propria personalissima rielaborazione dell’action drama storico incentrato sullo scontro tra Mohawk e milizie statunitensi, riuscendo a combinare carneficina e incubo ad occhi aperti con eccezionale e scabrosa inventiva, fatto per cui gli si perdonano le plurime imperfezioni.

Di seguito trovate il trailer ufficiale di Mohawk:

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