Pedro Pascal e la giovane Sophie Thatcher sono la strana coppia al centro di un film di fantascienza dal sapore western, girato con pochi soldi e molto talento
Il film di debutto di Chris Caldwell e Zeek Earl, Prospect – che adatta il loro omonimo e premiatissimo cortometraggio del 2013 – racchiude in sé molti elementi. È una narrazione lo-fi, retro-futuristica. È la storia di una ragazzina arrabbiata e frustrata che si ritrova a crescere molto più in fretta del previsto e che deve trovare la sua vera forza. Ed è una saga western a combustione lenta e moralmente ambigua su due improbabili partner mai sicuri di potersi fidare l’una dell’altro, ma che potrebbero non avere altra scelta. Solo che, al posto dei cappelli da cowboy, indossano tute e caschi spaziali e, invece di aride praterie, vagano per una luna aliena verdeggiante e ammantata di spore tossiche per l’uomo definita ‘la Frontiera’, dove vagano novelli cercatori d’oro e cacciatori di teste. Un preambolo certo piuttosto promettente e intrigante (immaginate un mix tra Il Cavaliere Pallido e Il mio nemico).
Prospect è certamente uno di quei casi simbolo in cui da un budget ai limiti dell’irrisorio si riesce a tirare fuori qualcosa di ben oltre le pretese, facendo affidamento sul concept e sull’ingegnosità piuttosto che sui dollari e su effetti speciali di supposto impatto visivo. I set inventivi e naturali, i costumi (ai limiti dell’improvvisato assemblando materiali trovati in una discarica) e il design generale della produzione riportano dritti a un’epoca precedente del cinema di fantascienza. Girato all’interno del rigoglioso Olympic National Park nello stato di Washington con luci sospese e sognanti, le piante sempreverdi, le enormi felci, i muschi e il fogliamo denso e rigoglioso contribuiscono a dipingere un quadro ugualmente familiare e extraterrestre. Quasi ogni elemento appare dicotomicamente sia credibile che fantastico. E questa sensazione si estende anche alla costruzione di quello specifico mondo.
La sceneggiatura di Zeek Earl e Chris Caldwell offre moltissimi spunti, ma in un ambito limitato. I due non cercano infatti di travolgere di informazioni e spiegazioni lo spettatore. Invece, si limitano a fornire soltanto dettagli specifici e ci dicono il poco che dobbiamo conoscere. Accennano a più grandi vedute. Siamo consapevoli che ci sia un mondo vasto e complesso là fuori, ma mentre annuiscono in quella direzione, forniscono uno sguardo concentrato su di una piccola fetta di quell’universo che sarebbe tutto da esplorare. Ciò che fanno appare ingannevolmente semplice, ma si tratta di una mossa piuttosto complessa e impressionante. In ogni caso, pur importanti che siano la costruzione di nuovi mondi e la floridezza generale – e Prospect è un film visivamente bello da guardare, merito anche della fotografia, curata da Zeek Earl stesso (e talvolta delle musiche) -, sono le performance principali a spiccare.
La praticamente debuttante Sophie Thatcher brilla nei panni del personaggio più forte e autentico della pellicola: ritrae con disinvoltura sia una adolescente frustrata verso il padre che un secondo in comando capace e affidabile in una missione nello spazio profondo. Deve crescere quindi in fretta quando le cose vanno a rotoli, e ci riesce, ma non senza rischiose cadute e battute d’arresto lungo il percorso. Attraverso questo suo personalissimo coming-of-age, la giovane attrice si comporta in modo naturale e sfumato, un’impresa non facile considerando che passa la maggior parte dei 100′ di durata dentro a un’ingombrante tuta e si trova a recitare da dietro una visiera in vetro.
Imbevuto di irresistibile fascino sinistro e di arguzia, l’attore sembra divertirsi un mondo a interpretare l’ambiguo desperado. Bisogna dire che Prospect avrebbe potuto addentrarsi maggiormente nel rapporto tra Cee ed Ezra: non esplora infatti mai completamente l’interessante dinamica tra pseudo padre e figlia che viene a crearsi. Se la posta in gioco è alta a livello pratico – i due devono sopravvivere agli scontri con diversi antagonisti, arraffare ciò che possono e andarsene da questa roccia il prima possibile -, quella emotiva lascia un po’ a desiderare. Una certa mancanza di investimento sentimentale in tal senso rimane forse la più grande debolezza del film. Ha diverse sequenze emozionanti (persino una ai limiti dell’horror …), e i personaggi che stuzzicano la curiosità, ma manca un gancio più profondo.
Sci-fi eccentrico, idiosincratico, Prospect possiede in definitiva un senso di riverenza ambiziosa verso il genere nonostante le risorse limitate. Trasportato da interpretazioni all’altezza e da grandi idee, questo è di sicuro un promettente biglietto da visita per Chris Caldwell e Zeek Earl.
Di seguito il full trailer di Prospect, che verrà distribuito in alcuni cinema americani il prossimo 2 novembre, mentre più sotto c’è il corto originale: