Il regista di Baskin dà forma a un nuovo allucinante incubo, intriso di Cronenberg e di Giallo all'italiana dei bei tempi andati
Indubbio è, per chiunque abbia visto Baskin: La porta dell’inferno (la nostra intervista esclusiva), che il regista turco Can Evrenol sia capace di dar vita ad un annichilente e cruento bacino visivo, tanto vorticoso da lasciare chi guarda sgomento. Lo stesso vale per il suo ultimo horror (e primo in lingua inglese), Housewife che, se possibile, risulta ancor più labirintico del precedente.
Stacco, ritroviamo Holly cresciuta e, ovviamente, traumatizzata; la protagonista ha sposato uno scrittore ed esperto del paranormale (Ali Aksöz), il quale ha costruito la sua fortuna su di lei, e sembra in parte frustrata della sua vita coniugale (finge di assecondare l’uomo, ma prende contraccettivi di nascosto per non avere figli), oltre che colta sovente da veri e propri attacchi di panico. Una netta svolta viene però data alla sua quotidianità dalla ricomparsa di una vecchia amica e amante, Valerie (Alicia Kapudag), che dopo anni di silenzio la ricontatta e la invita a una serata organizzata dalla setta a cui si è unita e che è guidata dal magnetico Bruce O’Hara (David Sakurai). Durante l’evento, l’uomo avvicina Holly, della quale percepisce un arcano segreto, e la induce a pensare che con i suoi poteri potrà curare le sue paure e condurla al compimento del suo destino.
I personaggi di Housewife – soprattutto la protagonista, ma non solo – viaggiano così nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente, nell’emisfero psichico e nella realtà tangibile, che sono separate da limes osmotici. Sogno lucido o allucinazione a occhi aperti, gli spostamenti da un luogo all’altro sono repentini, mentali, e prescindono ogni fisicità, mentre il soggetto è estrapolato e spettatore di sé stesso, per poi essere rigettato dentro al suo vissuto comunque fortemente turbato. Psicanalitica incursione in una percezione alienata, i momenti contraddistintivi della muliebre esistenza, come la pubertà e la maternità (Can Evrenol indugia anche sui corpi nudi), sono traumatici passaggi di un’ascesa, tra introiezione e paranormale, che si rivela in ultimo infero.
E proprio verso il demoniaco vira gradualmente la diegesi di Housewife, abbandonando i labirinti mentali alla Inception per appropinquiarsi a sette evocanti il maligno alla The Void – Il Vuoto (la recensione), di cui ritorna anche quell’immaginario lovcraftiano che rimanda a Cthulhu, qui incombente dai cieli invasi da sinistre nuvole rossastre (impossibile non pensare anche allo spielberghiano La guerra dei mondi). Non solo, l’articolatissimo tessuto simbolico sembra riferirsi alla lontana anche ad una laica nascita dell’Anticristo, con una “empia concezione” latamente polanskiana e una gestazione fulminea.
Non sussiste però una simbologia specifica, anzi, come Can Evrenol stesso ha spiegato nel Q&A alla fine del film, non è stato ricercato un puntuale percorso di significazione, ma il suo fine è quello di edificare, come d’altra parte in Baskin, una suggestione visiva in cui immergere lo spettatore. Ritorna dunque l’iconografia infernale, fatta di sangue, sgozzamenti e immagini estreme; assistiamo perfino a uno scorticamento che dà vita a un novello Leatherface satanista e decisamente più gore di quanto abbiamo già veduto in precedenza. Poi ci sono le creature deformi, cronenberghiane, in particolare l’infante demoniaco avvolto in una sacca amniotica/bozzola piena di fluidi rivoltanti, nonché le figure femminee ricoperte di sangue; i temi iconici portanti di Baskin sono ripresi e riutilizzati in una narrazione diversa eppur complementare. Infine anche quivi, l’estremo indulgere nel lato cruento è forse la componente migliore, quantomeno la più stupefacente di Evrenol, il quale osa dove pochi hanno il coraggio di spingersi.
Il regista turco, ancora una volta, costruisce un universo immaginifico scioccante, prediligendo la sensazione visiva al racconto, ma proprio per la sua brutale illogicità cristallizza la Tenebra, l’oscura paura latente nell’uomo che non ha una forma definita ed è proprio per tal oscura indefinitezza a esser più inquietante.
Di seguito trovate il trailer ufficiale di Housewife: