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Voto: 6.5/10 Titolo originale: A Lonely Place to Die , uscita: 09-04-2011. Budget: $4,000,000. Regista: Julian Gilbey.

Recensione story: A Lonely Place to Die di Julian Gilbey (2011)

16/07/2024 recensione film di Gioia Majuna

Melissa George era al centro di un survival thriller britannico aspro e che seguiva le sue regole

L’intero menù di A Lonely Place To Die viene delineato già nella scena di apertura, in cui Alison (Melissa George, Triangle), Rob (Alec Neman) e il loro compagno di scalata meno esperto Ed (Ed Speelers) vengono mostrati mentre si arrampicano su una parete rocciosa spoglia nelle Highlands scozzesi.

Prima si fermano a fotografare il panorama, poi osservano un’aquila reale che volteggia sopra di loro in cerca di prede e infine, quando il piede di Ed si impiglia nelle corde, vanno molto vicini a un incidente fatale.

Spettacolo mozzafiato, natura predatoria e vicinanza alla morte: sono tutti ingredienti chiave di questo survival thriller del 2011, dove i cliffhanger, sia letterali che metaforici, proliferano.

I tre partono il giorno dopo insieme alla coppia di coniugi Jenny (Kate McGowan) e Alex (Garry Sweeney) per un’altra arrampicata, ma durante il tragitto si imbattono in una ragazzina straniera terrorizzata, Anna (Holly Boyd), che è stata lasciata sepolta viva nel bosco.

A Lonely Place to Die (2011) film posterNelle ore successive, Alison e i suoi compagni saranno messi a dura prova nel tentativo di tenere la ragazza al sicuro da una coppia di spietati rapitori (Stephen McCole e un agghiacciante Sean Harris) in cerca del colpo di grazia.

Nel frattempo, deu mercenari (Eamonn Walker, Paul Anderson) assunti dal padre della ragazza – un criminale di guerra serbo – si avvicinano, incerti se fidarsi o meno del loro stesso datore di lavoro.

In una scena non l0ntano dall’inizio di A Lonely Place to Die, Alison parla dei pericoli della scalata dell’Eiger. “Se cadi dalla vetta, ti ci vorranno 30 secondi per toccare terra“, dice, il tempo necessario, come aggiunge Rob, “per dire una preghiera al Signore”.

In effetti, molti dei personaggi del film si troveranno in seguito a dover decidere come riempire i momenti che precedono la loro morte, mentre il regista e co-sceneggiatore Julian Gilbey (Rise of the Footsoldier) si chiede se ci possa essere ancora spazio per la decenza, la compassione e la nobiltà d’animo in un luogo improvvisamente dominato dal denaro e dall’omicidio.

A Lonely Place to Die potrà pur cominciare in una località aspra e selvaggia dal punto di vista fisico e morale, ma anche la relativa civiltà di una città vicina non offre un rifugio sicuro dagli uomini malvagi, lasciando Alison e gli altri a fare appello solo ai propri istinti e alle proprie risorse per fare la cosa giusta per Anna.

Sebbene tutti, in ultima analisi, moriamo soli, in questo caso la solitudine si rivela non tanto una proprietà del luogo quanto una condizione di chi è tagliato fuori dalla possibilità di creare legami o empatia con gli altri.

Se A Lonely Place to Die rievoca in qualche modo classici come Un tranquillo weekend di paura e I guerrieri della palude silenziosa, la sua ambientazione scozzese e il suo ampio rispetto per la gente del posto sono qualcosa di nuovo per il sottogenere del survival thriller.

Il direttore della fotografia Ali Asad cattura i picchi e le depressioni delle Highlands con inquadrature superbe, mentre Gilbey, che divide i compiti di scrittura e montaggio col fratello William, fornisce una regia ricca di atmosfera e alcune sorprese narrative gestite con grande abilità, tra cui una o due garantite per suscitare un sussulto collettivo da parte del pubblico.

Si tratta di cinema di intelligente, deluso solo dalla mancanza di un evidente sottotesto a cui far risalire tutti i suoi brividi.

In un certo senso, A Lonely Place To Die finisce come inizia, con il destino di diversi personaggi in bilico. Questa mancanza di risoluzione evita che la conclusione diventi troppo banale, suggerendo al contempo un mondo con i suoi personalissimi equilibri morali e condizioni.

Forse non lo vediamo del tutto, ma di certo ci viene lasciato immaginare che la crudeltà sia ripagata in natura, mentre la bontà è la sua stessa ricompensa. Per quanto riguarda il mercenario, chi può sapere cosa c’è in fondo al percorso?

Di seguito trovate il trailer internazionale di A Lonely Place to Die:

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