Voto: 7/10 Titolo originale: Flash Gordon , uscita: 01-09-1980. Budget: $35,000,000. Regista: Mike Hodges.
Recensione story | Flash Gordon di Mike Hodges
01/09/2017 recensione film Flash Gordon di Alessandro Gamma
Un cast clamoroso, i Queen alle musiche e un fumetto amatissimo da cui attingere: ingredienti perfetti per uno dei più grandi flop della storia
Quella voluta da Dino De Laurentiis nel 1980 non era certo la prima trasposizione del celebre personaggio nato dalla matita di Alexander G. Raymond negli anni Trenta. Flash Gordon era già stato in precedenza portato infatti sullo schermo in tre serie della Universal, Flash Gordon (1936), Flash Gordon’s Trip to Mars (1938) e Flash Gordon Conquers the Universe (1940), e al cinema nel 1974, con la parodia erotico-demenziale Flesh Gordon. Di sicuro però, quella diretta da Mike Hodges è la più controversa.
La trama è ingenua, ma ricalca abbastanza fedelmente le prime storie del biondo giocatore di polo (qui divenuto un quarterback). La stella dei NY Jets e l’agente di viaggio Dale Arden (Melody Anderson) precipitano nei pressi del laboratorio del Dott. Zarro, scienziato che ha intuito che gli eventi catastrofici che stanno colpendo la Terra in quel momento non sono naturali.
Il malvagio Ming, imperatore di Mongo, ha infatti deciso di distruggere il nostro Pianeta, facendo precipitare la Luna. I tre, sparati nello spazio a bordo di un razzo, finiscono così per arrivare su Mongo, dove dovranno cercare di risolvere la situazione, incontrando per la strada i curiosi abitanti di quel mondo.
Sulla carta parrebbe esserci tutto ciò che si può desiderare: un budget sostanzioso (circa 30 milioni di dollari), un cast di grandi nomi – che comprende tra gli altri Max von Sidow, Mariangela Melato, Timothy Dalton e Topol -, una soundtrack psichedelica realizzata niente meno che dai Queen (chi non ricorda il celebre “Flash, ah ahhh!” del main theme?) ed un eroe ei fumetti molto amato dalla gente. Alcune scelte poco felici di De Laurentiis sono però alla base dei numerosi problemi del film.
Il produttore – probabilmente bramoso di cavalcare l’onda del successo del contemporaneo Guerre Stellari -, volle strafare, contribuendo così a dare una risposta affermativa a quel the end? finale. Decise di gestire in prima persona tutto il progetto imponendo molte scelte, a cominciare da una squadra tecnica mista italo-inglese che si trovò ad avere grossi problemi nel comunicare.
La mancanza di uno storyboard e di uno script completo costrinsero poi Hodges a improvvisare sul set scene e soprattutto battute (e come prevedibile i risultati sono buchi di sceneggiatura e una lista di dialoghi senza senso, resi ancor più ridicoli da alcune scelte dei doppiatori italiani che arrivarono a tirare in ballo persino Mike Bongiorno!). Lo stesso regista – autore di un buon noir come Get Carter – fu scelto come ottavo al draft (prima di lui erano stati cercati addirittura Federico Fellini, Sergio Leone e Nicolas Roeg), e di certo non era il più indicato per gestire un kolossal ricco di azione ed effetti speciali (poi rivelatisi peraltro abbastanza risibili e grossolani), mentre il protagonista Sam J. Jones – voluto addirittura dalla suocera di Dino De Laurentiis dopo che lo aveva visto in un episodio di Il gioco delle coppie – è ricordato per essere l’attore (?) meno in parte di un cast già poco ispirato.
Chissà cosa sarebbe successo se al suo posto fosse stato preso quel Kurt Russell che si era presentato per il ruolo … Se si aggiunge che lo sceneggiatore Lorenzo Semple Jr. (già al fianco di De Laurentiis nel King Kong del 1976) aveva trascorsi in una serie TV come il Batman con Adam West, è facile capire come possa esserne uscita una pellicola dai toni fin troppo comici e dissacranti (nel fumetto c’è invece ben poco spazio per ironia e humor), del tutto inadatta a un pubblico che si stava ormai abituando a una fantascienza più seria e cupa (è di quegli anni l’Alien di Ridley Scott) e alla nuova generazione di effetti speciali creati da George Lucas.
Eppure questo film contraddittorio e pasticciato non è brutto. Il suo essere involontariamente comico funziona bene e l’azione cartoonesca (come quando Flash sfugge rugbisticamente alle guardie o quando elude un incrociatore imperiale scomparendo dietro una coltre di nuvole rosse) finisce per divertire e non annoiare mai. L’aspetto estetico di Flash Gordon è inoltre determinante.
Le atmosfere sono meravigliosamente fantastiche e rievocano un’idea retrò di sci-fi (che ricorda vagamente anche il Barbarella di Roger Vadim), facendo avvertire nonostante tutto – e non solo per le tavole mostrate durante i titoli di testa – rispetto per le strisce di Raymond, grazie anche a Danilo Donati, che ideò le memorabili scenografie, imponenti e coloratissime, e i costumi dalle fogge estreme e improbabili.
Interessante notare infine come la vicenda sia permeata di riferimenti sessuali più o meno espliciti (la principessa Aura / Ornella Muti è un peccaminoso concentrato di erotismo, ma non mancano le scene dal gusto bondage tra maschere, fruste e indumenti di pelle).
Dopo anni di vana attesa, è stato infine editato in DVD anche nel nostro paese, andando a colmare una mancanza importante.
Di seguito il trailer di Flash Gordon:
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