Christopher Rygh è un ruvido cacciatore di mostri in un fanta-horror visionario che ci proietta in un medioevo fantastico e oscuro
Horror dal passo lento e visionario, The Head Hunter dell’americano Jordan Downey (ThanksKilling) scava, come acqua nella roccia, un varco nella tenebra che esplode sul finire e introduce lo spettatore in un mondo fantastico fatto di mostri e di cacciatori d’orchi.
In apertura, scopriamo che durante una delle sue battute di caccia la figlia (Cora Kaufman) viene uccisa da uno dei suoi sovrumani avversari, lasciando un profondo vuoto in lui e il costante desiderio di vendetta. Lo vediamo mentre giorno, dopo giorno, ripete la medesima routine fatta di piccoli gesti, riempire dei vasetti di vestri con una misteriosa sostanza nerastra, partire all’inseguimento qualche demoniaca preda al segnale stabilito, ossia una dardo scagliato nel cielo e un suono di corno che rimbomba nella valle -, dopo aver indossato l’elmo e l’armatura e inforcato il suo cavallo. Lo vediamo poi tornare, sovente coperto di sangue, con la testa del mostro, macabro trofeo di caccia, che appende alla parete della sua rustica abitazione infilzandola in un lungo picchetto di legno.
Così procede The Head Hunter in una meticolosa, quanto silenziosa raffigurazione del personaggio centrale – ed unico in scena – e dell’ambiente ostile che lo circonda. Il dolore del protagonista è un logorio costante che si materializza sullo schermo, nel reitararsi stanco dei suoi gesti, nel trascinarsi ferito al termine di ogni missione e nell’accasciarsi dolorante dopo aver curato il suo corpo martoriato dall’ultima veemente lotta. Fascinoso in tale frangente è il celere excursus sull’arnamentario d’alchimista, che prevede ossa di indefinita origine lasciate a bagno nel fiume, o medicamenti fangosi chiusi e incatenati con cui il combattente cura la pelle lacerata, che miracolosamente guarisce.
Altrettanto conturbante è il panorama in cui è immerso, selvaggio e ancestrale, costituito da una sterminata landa boschiva spazzata dal vento gelido, dalla neve e dalla pioggia, resi quasi surreali dalla straniante fotografia di Kevin Stewart. La sensazione è quella di essere immersi in una narrazione epica medioevale e fantastica, fatta di cavalieri che combatto draghi e demoni. Le teste di questi ultimi, scabrosa collezione, sono inquadrate più volte in una panoramica che ci mostra l’inventività delle creazioni del creature designer Troy Smith e l’ottimo lavoro in termini di effetti speciali prostetici.
L’inseguimento, confuso dall’oscurità senza stelle, ci porta fino a delle grotte sepolcrali, quasi catacombe, mentre l’angoscia cresce per il destino che aspetterà il nostro cavaliere. Il finale, amaro, è ammantato di un dark humor acuto quanto cinico, conclusione perfetta per una fiaba dall’anima nera.
Piccoli gioielli come The Head Hunter o come il recente Hagazussa – A Heathen’s Curse di Lukas Feigelfel (la recensione), affondano la propria oscura figurazione senza tempo in un’anima misterica e raffinata, fatta di dettagli e di sofferenze, in cui il Male si cela negli angoli bui, in famelica attesa di un’anima e di un corpo da divorare. Si tratta di racconti ermetici, inadatti a molti, ma stupefacenti per gli estimatori dell’horror indipendente e unico.
In attesa di capire quando verrà distribuito, di seguito trovate il trailer ufficiale del film: